David Luciano Chiti è un personaggio schivo ai facili complimenti. Un uomo annoverato fra i politici della città ormai da anni, che ha all’attivo anche una campagna come candidato sindaco nel 2018. Tuttavia il meglio lo dà quando in gioco ci sono gli interessi delle Contrade e la loro storia, come pure nel campo del sociale e del volontariato, con una particolare attenzione alla salute delle persone fragili e “a rischio”. Con i tesserati di Noi Siena, qualche anno fa, è riuscito a far sentire la voce di Siena in Regione, contribuendo in maniera decisiva alla creazione dei Pronti soccorsi pediatrici.
David, provieni da una formazione di sinistra e oggi sostieni il civico e centrodestrista De Mossi. Potresti spiegare le tue scelte?
“E’ vero, ho un’estrazione politica di centrosinistra, che non rinnego certo. Ma ci tengo anche a precisare che non sono attualmente iscritto ad alcun partito. Sempre di più mi trovo a mio agio in una dimensione di civismo puro: sono abituato a pensare e ripensare la città ponendomi dal punto di vista di chi la vive ogni giorno. Al primo posto, per me, c’è sempre e comunque il cittadino. E ciò prescinde da ogni orientamento ideologico. Ho la presunzione di ritenere che questo atteggiamento pragmatico sia apprezzato dai miei concittadini, per i quali la cosa più importante è affrontare e risolvere i problemi, non certo il “colore” dello schieramento in cui ci si riconosce. Non era Mao che diceva: “Non importa di che colore sia il gatto, purché acchiappi il topo”…?”
“In occasione del ballottaggio alle ultime elezioni comunali – precisa Chiti – ho sostenuto Luigi De Mossi perché, da subito, ha trasposto pezzi importanti del nostro programma elettorale nella sua piattaforma programmatica. Penso per esempio al tema della valorizzazione e della tutela del centro storico. Ancora una volta, non si è guardato in astratto al “colore” politico ma all’azione, alla progettualità”.
Sei l’attuale presidente dell’Associazione Centro Storico di Siena, una sorta di centro commerciale naturale. Siamo indecisi se definirlo il braccio armato dei commercianti o il braccio laico delle Contrade, ma sicuramente ne abbiamo percepito non correttamente le funzioni e saprai parlarcene compiutamente… Ed ancora, concentrarsi sul Centro quando si parla di città metropolitana non è un limite?
“L’Associazione oggi ribattezzata Centro storico Citta di Siena è uno strumento in mano a tutti cittadini, che siano commercianti, professionisti, imprenditori, operai… Senza ovviamente dimenticare le famiglie. Vi si possono riconoscere insomma tutti coloro che vivono la Città, i suoi spazi, le sue dinamiche economiche e socio-culturali. Aspiriamo a essere un punto di aggregazione e di unione tra le persone comuni, un’alleanza tra menti pensanti al servizio di un territorio da valorizzare e rilanciare. La nostra aspirazione più grande è migliorare la vivibilità del Centro storico, ma anche quella dei quartieri erroneamente ritenuti “periferici”. Siamo peraltro da sempre convinti che un Centro storico vivo e vitale costituisca un traino potente per i quartieri limitrofi. Non bisogna mettere barriere tra il cuore storico della Città e i quartieri decentrati. Io vedo un tutt’uno tra Massetana e Porta San Marco o Porta Romana e viale Toselli e Porta Ovile o Pispini, per citare solo alcuni esempi. Naturalmente questo comporta che si discuta un organico piano infrastrutturale, con un pensiero speciale alla mobilità (mezzi elettrici in primis)”.
Il 31 dicembre scorso abbiamo chiuso e aperto l’anno con un tuo progetto. Quanti altri ne hai in testa?
“Finalmente San Silvestro, lo definirei un progetto per la collettività, promosso dall’Amministrazione comunale e organizzato dalla nostra associazione. Il tutto messo su in brevissimo tempo e in piena emergenza Covid: per nulla facile. Ma operativi subito, come piace a me: siamo riusciti a coinvolgere le Contrade per l’illuminazione natalizia della Città. Abbiamo collaborato con l’Università di Siena e le maggiori scuole ed Accademie musicali nella filodiffusione per le vie del Centro. E, pensando a San Silvestro, ci è venuto in mente di realizzare una trasmissione televisiva a reti TV, radio e Web unificate, coinvolgendo a vario titolo le più importanti eccellenze del nostro territorio. Era importante “fare morale”, erano i mesi più bui della pandemia. Troppo spesso i politici mi paiono incapaci di percepire il clima reale che si respira tra i cittadini, di intercettare gli umori reali della gente. Io apprezzo la politica come azione, intervento. Ma questo è possibile solo se l’amministratore non se ne resta chiuso nel Palazzo ma è in grado di andare in giro per la città, incontrare le persone e soprattutto ascoltare ciò che hanno da dire”.
“Il calendario dell’Associazione – riprende Chiti -, comunque, è molto ricco per i prossimi due anni. Coinvolgeremo tutto il tessuto economico-sociale della Città, dai giovani alle donne, dai bambini agli anziani, con tante iniziative ed attività sia culturali che ludiche. Per ottobre stiamo organizzando una mostra che si svolgerà presso il Cortile del Podestà, dedicata alle pittrici del nostro territorio e intitolata ad Artemisia Gentileschi, grande pittrice e donna coraggiosa. Siamo anche coorganizzatori, insieme ad altri partner, del Festival della lingua italiana “Si Siena”. Il nostro nuovo logo, raffigurante il Gavinone di Piazza del Campo, ci farà conoscere e riconoscere in ogni quartiere, anche fuori dal Centro. L’idea è sempre quella di portare a tutti sano divertimento, allegria, intrattenimento intelligente, utile informazione, e tanta sensibilizzazione e riflessione su temi importanti”.
Proprio a te una domanda ci sta bene. La Pandemia a nostro parere ha aggravato i problemi delle contrade, privandole della socialità. E anche a livello collettivo e pubblico non è stato avviato alcun dibattito su quelle che saranno le contrade del dopo Covid. A tuo personalissimo parere, quali sono i problemi più gravi che vivono le contrade? Avrai con la succitata Associazione qualche soluzione da proporre loro?
“Purtroppo la pandemia ha tenuto tutti a casa per lunghi mesi. In particolar modo sono i giovani che ne hanno subito maggiormente le conseguenze, ovviamente in negativo. Le Contrade si sono dovute adeguare alla situazione, anche se in alcune, specialmente, si è avuta la sensazione di combattere tenacemente per reagire a questa brutta situazione. Esempio ed onore per tutte le consorelle, la Nobile Contrada dell’Aquila, che con una stamburata, in Piazza Duomo, ha dato una sveglia a tutto il Centro storico. L’esempio è stato poi ripreso da altre contrade, che hanno deciso di rendere onore ai propri santi protettori con il consueto giro in Città. Una vera sferzata all’immobilismo che ha caratterizzato quest’ultimo anno e mezzo anche le Contrade, che altrimenti sarebbero diventate solo dei ristoranti a cielo aperto”.
“Adesso – continua David – il vero problema è riportare i giovani a vivere la Contrada, farli stare in ambienti chiusi non sarà affatto facile dopo tanto tempo di completo letargo. Bisogna immaginare e realizzare nuovi momenti di riflessione, fruibili soprattutto dai giovani. Bisogna sforzarsi di parlare il loro linguaggio e andare incontro alle loro necessità, anche con coraggio se serve. Le politiche giovanili in una città come la nostra devono sempre più rappresentare una priorità. E ovviamente in questa prospettiva il contributo delle Contrade è irrinunciabile”.
Hai chiesto il meglio come struttura sanitaria a Siena e l’hai avuto. Oggi c’è Eugenio Neri che ci parla di forti arretramenti strutturali, di una sanità non a misura di paziente. Hai opinioni in merito?
“Opinioni, e idee, non mancano di certo. L’ambito sanitario, quindi la salute dei cittadini, rappresenta, come è noto a molti, uno dei nostri “cavalli di battaglia”, vale a dire uno dei campi in cui la nostra azione civica si è esercitata in modo più incisivo. Di sicuro il nostro Policlinico va difeso rispetto a politiche sanitarie sempre più di frequente discutibili. Il nostro è un ospedale di terzo livello, si tende a dimenticarlo. Non bisogna perdere gli interventi in elezione rispetto agli altri ospedali toscani. Occorre tenere alta la bandiera della nostra tradizione assistenziale. Questo lo si fa prima di tutto tutelando la comunità dei professionisti che a vario titolo operano in Policlinico, e che per abnegazione e competenza sono un’eccellenza non infrequentemente bistrattata dalla classe politica. Serve più attenzione. Senza dimenticare che l’Ospedale è di tutti, è “bene comune”, patrimonio di un’intera comunità: dei pazienti come delle loro famiglie. A questo riguardo vorrei ricordare che ancora manca a Siena un Hospice, perché quello che c’è, seppur animato da ottimi professionisti, non è certo sufficiente e oggettivamente in difficoltà strutturalmente a soddisfare la richiesta di assistenza da parte dei cittadini senesi. Sul fronte delle buone notizie, invece, mi piace sottolineare che il nuovo Pronto soccorso pediatrico, che come si diceva prima “Noi Siena” ha contribuito a realizzare, avrà presto un intero lotto dedicato, con aree di diagnostica, emergenza, terapia intensiva, esclusivamente riservate ai bambini, oltre che un servizio di triage infermieristico e di assistenza medica pediatrica 24 ore su 24. Per noi un grande traguardo, che da Siena si estenderà a tutti gli ospedali della Toscana. Un segno di civiltà”.
Torniamo alla politica. In questo momento si torna a parlare di futuro della città e di unità di intenti per raggiungerlo – solo sul SienaPost lo hanno affermato Sindaco, ex sindaco Cenni, Pietro Staderini e Mauro Marzucchi -. Essere uomo che ti ha portato a cercare l’unità prima a sinistra e poi in area centrodestra ti fa sentire un precursore?
“Una importante premessa: non c’è futuro per la nostra città senza “unità di intenti”. E’ un argomento che ho molto a cuore, e che ho avuto occasione di toccare ripetute volte, anche durante la campagna elettorale del 2018. Il bene di Siena e dei Senesi deve venire prima delle contrapposizioni, degli interessi di parte, delle faziosità. So bene che la dialettica politica è il sale della vita democratica; e tuttavia ritengo che in nome della collettività ci siano circostanze in cui l’unione fa la forza e le divergenze, anche aspre, debbano essere messe tra parentesi. Ciascuno ovviamente manterrà la propria identità, anche ideologica, che è sempre rispettabile. Ma quando lo scontro politico, il particolarismo, danneggia la collettività, ecco, per me questo non è più tollerabile”.
“Premesso ciò – conclude David -, no, non mi sento affatto un precursore. Se ho qualche merito (e non sta certo a me dirlo) è forse quello di avere rotto un tabù. Paradossalmente, penso che questo possa aver giovato anche allo schieramento di centro-sinistra. La sconfitta storica maturata nel 2018 può essere stata utile. Dipende naturalmente dall’intelligenza degli esponenti politici di quella parte saper trarre o meno giovamento da quanto accaduto. Nel 2018 la situazione era obiettivamente insostenibile; in Città si percepiva un fortissimo desiderio di cambiamento. Sono orgoglioso di aver contribuito a realizzare una discontinuità che, lo ripeto, potrebbe essere stata salutare anche per l’attuale opposizione. Credo che per Siena lo sia stata senza dubbio. Comunque si voglia giudicare l’operato dell’Amministrazione in carica, è importante che i cittadini possano aver recuperato la possibilità di scegliere tra le proposte politiche quelle più persuasive. E’ come aver rotto un incantesimo e avere rimesso in moto la dialettica democratica. Da parte mia, e del gruppo di persone che condivide le mie idee, anche in futuro l’atteggiamento sarà il medesimo: confrontare, valutare, e infine scegliere da che parte stare. Senza pregiudizi di sorta, avendo come unica bussola il bene di Siena e dei Senesi”.