Palio sotto il segno del Terzo di San Martino

Un primo tentativo sulle accoppiate ci ripropone Montone e Leocorno. Con la Civetta a ruota e il Bruco non lontano

Partiti. Con una modesta inzaccherata per la spruzzata di pioggia che ha centrato la Piazza la sera del primo giorno. Precipitazioni passeggere nella calura più completa. Il che non dà alcuna garanzia per il prosieguo. I vari meteo mettono solo astri focosi, ma da ieri sera sappiamo che la nuvola del Palio sfugge a queste macrostime.

Piazza al completo. In tanti ad aspettare e decisione di montare il canapo che è presa solo all’ultimo, poi la macchina va in scena, e i cavalli, e i fantini. Al caldo e all’umido per un po’ non si è più pensato.

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Idratevi, però. Ma non soltanto con quella roba rossa che si tiene in botte. Mostrarsi muscolari con questi caldi non è cosa sensata. Di certo per i boomers, ma anche bordelli e citte non devono trascurare.

Ieri la pressione è salita immediatamente nel Terzo di San Martino, dai Servi, dalle Fonti di Follonica e dal Castellare. Quelle contrade sapevano di aver preso il bombolone; le altre hanno alzato le aspettative solo dopo che le dirigenze hanno sussurrato e i fantini prescelti sono arrivati in Contrada.

Scelta felice quella di capitan Nerozzi di chiedere a Gingillo di restare. Il Valdimontone ha già fatto calare un silenzio angoscioso oltre il Ponte di Romana. Ora dovrà costruire una prospettiva intorno le proprie aspettative di vittoria, perché, pur se sono molto forti, la forza di cavallo e l’abilità di fantino non basteranno a vincere questa carriera nel loro caso.

Si prende tutto il tempo che gli serve Francesco Atzeni per scegliere il ritorno su Diodoro nel Leocorno. Sapeva bene che la contrada di Pantaneto l’avrebbe atteso fors’anche fino alla segnatura e quindi ha messo più attenzione sul gioco delle pedine da piazzare. Non stiamo a sottolineare i nomi, ma sono quanti come non mai i fantini che si sono messi in groppa a cavalli importanti e che hanno trascorsi di cortesie o scuderia con gli Atzeni.

Come nel caso del Montone, poco da dire sull’accoppiata dell’Uni, se non la migliore e tra quelle “issime”. Ma si sapeva già.

Questo valzer di fantini che a tratti è sembrato zumba, può aver acceso le paranoie di capitan Papei che ha un cavallo, Benitos, che non ha nulla da invidiare a quello del Leocorno. Di fatto è sul semi asse Castellare-Via del Comune, nell’incertezza di chi ha iniziato prima l’operazione, che si consuma una delle sorprese. Nei fatti c’è Brigante che si prende il posto di Scompiglio nel Bruco e quest’ultimo che arriva per la prima volta nella Civetta, dove tutti pronosticavano il rientrante Velluto.

La cosa ha dei fondamenti tecnici. A cominciare dal fatto che Diamante Grigio, cavallo di un brucaiolo, è affidato a Brigante che montandolo da solo anche alla tratta, sta avvalorando che, per quanto esordiente, sia un soggetto tanto misterioso quanto competitivo. Ne consegue che l’accoppiata del Bruco tendenzialmente dovrebbe crescere fino a divenire forse l’outsider più accreditato.

Che dire di Scompiglio? Complimenti al coraggio. Poteva evitarlo, ma rischia di trovarsi a fare l’ennesimo Palio, solo contro tutti, come i precedenti che hanno spiegato bene perché Tittia ha vinto più del doppio dei cenci del fantino pistoiese. E’ un aspetto che ci porta a pensare che delle tre più forti, quella della Civetta sia l’accoppiata più debole; il cavallo ha molto che si adatta al suo fantino, ma la tensione psicologica che è parte del gioco, dovrà esser cogestita dalla dirigenza civettina. Anche qui, mettersi in testa che cavallo migliore e uno dei fantini migliori è carico insufficiente per arrivare in fondo. Ci sarà una tessitura da svelare fino alla mossa e solo incuneandosi in qualche punto debole le probabilità crescono.

L’Aquila è da considerare. Diosu non si sta mostrando tra i più calmi, ma è un bel treno, Virgola potrà rombare in libertà, forse scaricato come mai prima da determinate convenzioni. Chiaramente tutti li guardano, sia cavallo che fantino devono trovare un’intesa e nessuno dei due è immune da errori tecnici, le prove saranno importanti se avranno voglia di usarle. L’accoppiata quindi può salire o scendere.

Attenzione tuttavia, pur se in questo Palio l’Aquila non guarderà la Pantera, l’arrivo di Velluto su Viso d’Angelo mette un “più più più” sul valore dell’accoppiata. Qualche anno fa scrivemmo di questo cavallo, gli antenati soprattutto, e vorremmo ricordare che fra tutti quelli che girano oggi intorno al Palio vanta discendenze incredibili, a cominciare da Ribot. E invece tutti lo paragonano a un cavallino storno, in perenne debito di ossigeno. Boh. A vedere la mossa di stamani, neanche la Pantera andrà a cercare rogne con l’Aquila. L’accoppiata che ha “canterellato” nel corso della prima prova è destinata però a crescere.

Tutti partono bene. Li chiamano cavalli fotocopia. Minucci, fantino di prima prova per il Drago, ha fatto un figurone grazie a Zenis. In nottata l’avvicendamento con Tempesta. Se capitan Gotti ha fatto la scelta per mantenersi all’ombra di uno schieramento, la decisione è ampiamente giustificata, se invece è stata una valutazione tecnica, tutto è da vedere nei prossimi giorni. Coghe non ha nella partenza e nell’approccio al canape il meglio delle sue qualità, ma il mestiere non gli manca e, se ritrovasse la sconsideratezza che l’ha reso in passato vincitore, sarebbe un bel “plus”.

Un partente che non è partito è Elias Mannucci che alla prima prova non ha mostrato gran feeling con Ungaros. Entrambi al rientro, devono lavorare insieme di più. L’ambiente è uno dei migliori per farlo e già stamani la Giraffa era sullo stesso treno di tutti gli altri. In termini di visione di qui al Palio, Turbine deve dare il meglio e ottenere il meglio non dal solito barbero sguisciante che in passato ha avuto, ma da un soggetto potente e quadrato.

Veranu e Murtas sono fatti per crescere alla distanza. Migliorarsi progredendo. Tutto però conta in funzione di ciò che avranno in mente di fare – contrada compresa – di qui al Palio; appunto quale tipo di corsa fare. Vediamo la situazione non dissimile da quella del Drago e non crediamo che Grandine una volta tirati giù i canapi se ne fregherà di tutto e tutti.

E’ da valutare l’accoppiata della Tartuca? Cioè, durerà? Alessandro Cersosimo, senese, non è di primo pelo: 27 anni, undici batterie vinte, qualche paliotto, un’attenzione per lui che è cresciuta. La dirigenza tartuchina si intestardisce su di lui; stamani non abbiamo capito bene se l’inciampo al Casato sia stata una questione di mani o soltanto un’incertezza tutta del cavallo, ma sta di fatto che un attimo dopo, Cersosimo si è impegnato per passare di nuovo lì, più forte, e non lasciare dubbi al cavallo. L’alternativa che tutti vorrebbero è Amsicora che, stante la vicinanza al cavallo, potrebbe arrivare al volo. Al momento, tuttavia, la conferma di Alessandro è elemento di indipendenza per la Contrada e stimolo per le chiacchierate dei ragazzi in Sant’Agostino.

(Immagini di Valentina Groppi)

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