Parcheggio selvaggio in Piazza Tolomei è l’esempio del problema del traffico a Siena

Giovedì 1 agosto ore 11. Piazza Tolomei è sgombra da auto, furgoncini, camion, Ncc. Sarà un caso oppure il post di Mara Boscarini, nota commerciante di via Cecco Angiolieri, ha avuto il suo effetto. Auguriamoci che sia la seconda ipotesi e che quelle foto con la piazza stracolma di mezzi, proprio lungo il Corso, pubblicate su Facebook per denunciare un disagio, non si possano scattare più. Sarebbe una bella notizia anche se rimane il problema della regolazione del traffico e della sosta dentro le mura, una questione annosa che prima o poi l’amministrazione comunale dovrà affrontare. “Sono 5 anni che ho aperto la mia attività in via Cecco Angiolieri e ho constatato come piazza Tolomei, così deliziosa, sia nascosta dai mezzi parcheggiati – racconta Mara Boscarini nella videointervista a Sienapost -, ho voluto segnalarlo con un intervento sul suo profilo sui social che ha aperto una discussione, tanti i commenti che sono seguiti alcuni condivisibili altri, a mio giudizio, datati. Siena ha bisogno di un piano della mobilità e della sosta nel centro storico, non è più rimandabile. Oggi non sono tanto i rifornimenti di merci delle attività commerciali ad intasare le strade, quanto i corrieri che ad ogni ora del giorno consegnano i pacchi ai privati. L’aumento vertiginoso di acquisti online ha ovviamente influito anche sul traffico nel centro. Come risolvere il problema? Affidando a professionisti uno studio per redigere poi un piano che riordini viabilità a sosta nel rispetto di chi ci vive, ci lavora e della storicità della città”.

La città in effetti sta cambiando, il commercio soffre profondamente dell’avvento dell’ecommerce, molti negozi sono chiusi, basta fare due passi nel centro per vedere vetrine abbandonate di attività storiche che non ci sono più. “Mi auguro che dopo il boom degli acquisti online – conclude Mara Boscarini – ci sia un ritorno allo shopping dal vivo, che ci riappropriamo del tempo per fare un giro, vedere le vetrine, provare i vestiti, avere un contatto diretto con il commerciante. Questo rende viva una città. Non ci voglio nemmeno pensare ad un futuro solo online con le vie vuote”.

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