Pd, agire su quel che c’è, fare ciò che si deve

Fiorenza Anatrini, sostenitrice di un intervento del Regionale, spiega come si deve arrivare al Congresso del Partito

Fiorenza Anatrini, storica dirigente negli anni ’80 delle ragazze comuniste italiane e sostenitrice all’ultimo congresso PD della mozione Cuperlo.

Gli chiediamo quale sia il senso politico del documento senese di Promessa Democratica?

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“Il Pd senese non merita di finire in un guazzabuglio regolamentare e in una disputa da commissione di garanzia”.

Già, bloccato da mesi dopo il brutto risultato elettorale…

“Importa poco fare la cronistoria e tantomeno dare un giudizio di come siamo arrivati a un punto che sembrerebbe di non ritorno. Le dimissioni del segretario Roncucci avevano l’intento di aprire una fase di rinnovamento del Partito cittadino e invece hanno finito, anziché agevolare la discussione sul risultato elettorale, per bloccarla; successivamente, sia la consultazione dell’assemblea comunale, che la votazione sulla candidatura di Leoncini hanno sostanzialmente fatto registrare lo stallo”.

E quindi?

“E’ chiaro che per avere una iniziativa politica capace di ritessere le fila e riannodare le relazioni con la città, non bastano il gruppo consiliare, e neppure i segretari di circolo che stanno portando avanti il tesseramento e la continuità organizzativa del Partito; come non sono sufficienti gli organismi dirigenti superiori, provinciali e regionali”.

“Occorre – riprende Fiorenza – un gruppo dirigente coeso, capace di un progetto e di esercitare una leadership. Questo è quello che manca. Dobbiamo smettere di litigare, e ritrovare il gusto di fare politica avendo a cuore gli interessi dei cittadini, il nemico è il centrodestra che porta avanti idee e valori diversi dai nostri. E’ necessario un salto in avanti, per ritrovare le ragioni di un percorso condiviso perlomeno a larga maggioranza, per questo noi ad agosto abbiamo scritto un documento per rilanciare il PD e il Centrosinistra nella nostra città”.

Ma chi dovrebbe farlo questo scatto?

“Senza alcun dubbio i componenti dell’assemblea comunale. Ritrovare tra tutti un minimo comune denominatore; magari facendo perno su ciò che c’è: segretari di circolo e il gruppo consiliare”.

Per questo chiedete l’intervento del Regionale?

“Si. Ci vuole un’iniziativa politica del Regionale e anche del Provinciale che metta in campo un coordinamento collegiale. Sarebbe davvero uno sforzo propedeutico al bisogno di tornare agli iscritti, e celebrare un congresso”.

Già il congresso…

“Si, il congresso. Un congresso che però non dovrà essere né una conta né tantomeno una resa dei conti, ma un momento di confronto e di scelte unitarie forti e condivise”.

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