Pensionato e scrittore felice, ma con cose da dire su Mps

Pensionato felice è l’aggiunta che Pierpaolo Fiorenzani fa alla sua pagina Facebook. Del felice ci fa piacere, ma del pensionato non sappiamo come esprimerci. Giacché Pierpaolo del suo essere pensionato in passato ne ha fatta quasi una professione.

“Quando il Monte, anni ’90 – precisa Pierpaolo -, dismise la gestione delle Esattorie Comunali lasciando la gallina dalle uova d’oro, il Ministro delle Finanze “costrinse” l’Istituto a tenere le Esattorie siciliane. Io, ancor giovane, ma con 37 anni di contributi, di fronte alla scelta: in Sicilia con scontata promozione o in pensione, scelsi il minor guadagno e la libertà. Ebbi così molto tempo per passione pubblicistica e servizio politico-amministrativo. Non mi sono pentito, è stata una scelta felice”.

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Scusa Pierpaolo, prima di affrontare la visione onirica che ci vuoi affidare, parlaci del tuo partito – il Pd -; c’avessero un tempo detto che saresti stato ad affrontare la discussione sull’identità di quello che una volta era il Pci, invece di fare da ilare spettatore, non c’avremo scommesso una lira. E invece… Che opinioni hai sulla possibilità di riscatti elettorali a breve dei democratici? E che ruolo daresti oggi a Bruno Valentini?

Pierpaolo Fiorenzani

“Tutto comincia con il PPI, poi La Margherita: furono – ritengo – adesioni coerenti per un democristiano formato alla scuola di Fanfani, Dossetti, La Pira e Giorgio Jannaco. Quando Veltroni e Rutelli fecero nascere il PD, io credetti di poter affrontare, in un più vasto mare aperto, fuori dalle nebbie berlusconiane e dall’abbaglio nazional-sovranista, un nuovo percorso contaminante di forze popolari e riformiste vocate alla rigenerazione della Politica, per lo Stato democratico. Purtroppo anche nella nostra Provincia la fusione nacque a freddo, fu patto di potere tra Franco Ceccuzzi e Alberto Monaci eletto da un autentico votificio. Al seggio presso il Palasport Mens Sana votarono anche tre ballerine dell’Etrusco, mandate al posto di chissà quali tre Iscritti accertati come assenti. Ho il complesso del “rivolta giubba” e, prima di uscire, ci penso e ci ripenso. Mi trattiene ancora, per esempio, l’appoggio modesto ma fattivo a Enrico Letta, che conosco bene e apprezzo. Ma la convivenza nel PD senese è oggi resa non facile dall’attuale noto gruppo di potere, sostanzialmente chiuso e legato come lo fu anche alla gestione di Bruno Valentini che, nel 2013, al primo turno elettorale vinse. Ma per lo sfortunato ballottaggio del 2018, Valentini e gruppo dirigente si vollero riaggrappare in extremis a Pier Luigi Piccini. Io ne fui contrario, perché sarebbe stato meno dirompente accordarsi, ad esempio, con Mauro Marzucchi: a mio giudizio era ancora possibile. Come estremo tentativo di impedire l’improvvida e troppo repentina virata, minacciai una dichiarazione ai giornali. Fui minoranza inascoltata e, però, pregato di non danneggiare la manovra. Le urne vennero disertate da molti elettori di sinistra indispettiti e, a questo secondo turno, si perse per una manciata di voti. Quando se ne perdono a migliaia è una sconfitta politica, ma quando mancano poco più che qualche centinaio di voti, ti addossi la patente d’incapace ad aperture possibili verso formazioni politiche affini. Siena è una delle più belle capitali del mondo. Non è stato e non sarà proficuo farsi misurare ancora come gruppo volto al solo effimero potere. Il Centrosinistra deve costruire una nuova frontiera, ricca di stimolanti obbiettivi e programmi, aperta al più vasto arco di forze politiche democratiche e riformiste. Così non fu per il ballottaggio di Bruno Valentini. Fin da ora bisogna proporre programmi e uomini nuovi”.

Centralismo democratico opposto al correntismo, comunismo e capitalismo. In entrambi i casi sembra che i secondi abbiano prevalso. Ma sono sicuro che del correntismo che conosci dalla tua entrata in politica, tu sapresti ancora esprimere parole di favore…

“Mitigare il correntismo nell’attuale PD mi appare compito non facile, in confronto quello vissuto nella DC era soprattutto articolazione congressuale di orientamenti interni diversi; poi prevaleva il bene del Paese e, nel partito, c’era comunque spazio per tutti, anche per chi perdeva il confronto elettorale interno. Da noi, Mario Bernini teorizzava il vinci e lascia vivere”.

Pierpaolo Fiorenzani all’Acli

Non afferrando sempre il tuo pensiero, ti riconosco di essere un politico raro che è sempre andato in aula avendo studiato approfonditamente gli atti consiliari e di aver con più continuità di altri difeso e sostenuto gli interessi del popolo montepaschino. Che voto dai al tuo impegno politico? E cosa non hai ancora descritto nei tuoi libri?

“Il voto al mio lungo impegno politico non posso darlo io, spetta ai concittadini sia per l’attività amministrativa, che per le battaglie montepaschine. Spero solo, quando passo per il Corso, di essere indicato come democristiano, ma soprattutto quale uomo al servizio delle Istituzioni e di Siena, che mi ha adottato fin da giovane nella Lupa. Resto attivamente al fianco dei colleghi MPS in servizio e in quiescenza. Lavoro alla seconda edizione di “Dal mio vissuto” aggiornata, corretta e integrata, spero, anche dalla sospirata, giusta conferma dell’integrità aziendale, occupazionale, di marchio e di sede della nostra storica Banca”.

E siamo a Mps. Letta ha imposto che la trattativa con Unicredit venisse messa in naftalina fino al 5 ottobre. Corretto o strumentale? Una cosa buona per Siena oppure… ?

“Così ha chiesto a Draghi Enrico Letta, Segretario di un partito che è architrave vera del suo Governo. Nessuna imposizione di naftalina, solo fuffa elettoralistica. Se il vecchio amico Enrico sarà eletto, si rafforzerà il suo peso di toscano consapevole dell’importanza del Monte anche per la Piccola e media impresa, essenziale nella nostra Regione e in molte aree del Paese”.

Ed eccoci al tuo sogno su Mps. Facciamo parlare i tuoi scritti… Li titoli “La mia preoccupata e incerta speranza è che…”

“Unicredit non riesca a fagocitare il meglio del Monte dei Paschi, che quindi il Mediocredito Centrale demorda l’appetito sugli sportelli del Sud e che il Parlamento non permetta tutto questo spezzettato arrembaggio; che i Partiti ed i loro Gruppi Parlamentari – soprattutto quelli architrave vera del Governo – siano inamovibili e motivati alla salvaguardia dell’occupazione, del marchio e dell’unità aziendale, Direzione Generale a Siena, presenza dello Stato nel confermato ruolo di MPS Banca per l’artigianato, la piccola e media impresa; che i Partiti e i Gruppi Parlamentari convincano il Presidente Mario Draghi a non consentire, questa volta, il “grande scempio”, perché sarebbe l’atto finale di una trama da cui finalmente difenderci; che, purtroppo, viene da lontano”.

La seconda parte è invece una sorta di appello…

“Io non ho più lacrime, ma resta in me l’ energia – ora, di fatto, impotente – di ardue battaglie fatte a suo tempo anche nelle assemblee della Banca, sia come piccolo azionista, che da Presidente dei rispettivi Pensionati Esattoriali. Ma non mi rassegno, partecipo e sostengo con tutti i sentimenti i Sindacati uniti, i quali hanno sacrosanto diritto d’interloquire col MEF mentre guidano il basilare deterrente di lotta dei lavoratori in servizio e in quiescenza. Queste poche righe di solidarietà e di speranza, accompagnano il mio accorato appello ai Concittadini e, in particolare a quanti, nel recente passato, mi hanno onorato di rappresentanza nei Consessi elettivi senesi : fate sentire il peso della vostra voce al fianco di quanti sottoscrivono e lottano per l’estremo bene di Siena”.

Ti va di aggiungere qualcosa sullo “estremo scempio”. Maurizio Cenni ce ne ha dato una descrizione, Romolo Semplici un’altra, Tommaso Marrocchesi c’ha dato la sua e Alessandro Starnini un’altra ancora…

“Non mi fido di Ercel: già ci rifilò con Botin la tragedia Antonveneta; confido in Letta, nel Gruppo Parlamentare e nella forza sovrana dell’intero Parlamento, unico punto di forza in grado di convincere Draghi a difendere, almeno questa volta, il Monte. Sostengo in pieno la giusta lotta dei Sindacati bancari uniti. Confermo toto corde gli altri passaggi della mia recente dichiarazione e ti ringrazio di averne richiamati ampi stralci. E’ molto Importante il vostro lavoro. Vi autorizzo perciò a riferire che io posso raccontare il coraggioso diniego del sindaco Maurizio Cenni, spiattellato in faccia al sinedrio centrale DS, allora nella sede in via Nazionale: volevano la nomina dell’Amministratore Delegato al Monte dei Paschi e l’acquisto della BNL dopo il crollo dei Bond argentini. “Finchè sono Sindaco di Siena, di entrambe le vostre proposte non se ne fa di niente” dichiarò il bistrattato Cenni e abbandonò l’incontro insalutato ospite. Difese l’interesse del Monte e di Siena, ma non ebbe più pace in Comune. Per il resto, non conosco le dichiarazioni di tutte le Persone che mi elenchi e mi astengo da ogni commento”.

Bene, diciamo che ci siamo risentiti, grazie ancora per il tuo intervento. Hai facoltà di aggiungere le risposte a ciò che non ti abbiamo chiesto… La tua prossima apparizione sarà un altro libro? E su cosa?

“Altra mia pubblicazione in fattura è il “Delitto Galleraie – come i politici cinici e i loro Yes-Men hanno impunemente distrutto una storica e rara risorsa termale”. Sarà una verità impietosa e senza peli nella lingua”.

(NDR – ricordiamo ai lettori che prassi della nostra pubblicazione è di garantire il diritto di replica agli aventi diritto nella stessa forma della pubblicazione che si intende correggere)

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