Quando il priore del Nicchio si oppose al Regime

L’onorando Italo Giannini creò una controversia che risolse il Podestà Luigi Socini Guelfi: “Le contrade dipendono solo dal Comune”

“(…) Voi sapete come tutti sanno essere il Regime Fascista un Regime totalitario. Tutto deve essere da lui controllato, tutto deve agire secondo le sue direttive: non solo, ma stare anche sotto il suo diretto controllo. Sembrò a qualcuno dei Dirigenti e Gerarchi del Fascio Senese che le Contrade sfuggissero con la loro autonomia a questo imperativo totalitario (…)”.

Il brano qui sopra non è tratto da un libro di storia. E neanche da alcuna pubblicazione posteriore. Si tratta di una relazione che l’onorando priore della Nobil Contrada del Nicchio dottor Italo Giannini vergò di proprio pugno ed allegò all’adunanza di Seggio del 1° maggio 1939; quattro mesi dopo, la Germania avrebbe invaso la Polonia.

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Avremmo voluto offrirvelo in data più vicina al XXV Aprile perché affermare con questa chiarezza la propria contrarietà al regime fu atto di coraggio e di libertà, espresso convintamente a tutela delle ragioni del Palio e delle sue contrade. Sarebbe il colmo definirlo “partigiano delle contrade”? Chiediamo a chi ne è competente e vorrà esprimersi.

Paolo Neri, nipote di Achille Sclavo e figlio del pittore Dario Neri, scienziato e più volte dirigente di contrada

Ne siamo entrati in possesso solo ieri. Il professor Paolo Neri ci ha regalato un’altra mattinata di stupore. Stavolta sulla Siena contradaiola, sul Palio, i cavalli, gli usi e le abitudini della città.

Paolo Neri dice quel che pensiamo. Quello che ogni senese dovrebbe voler dire. Gli appunti ora sono da rimettere in fila, e forse le cose da dire interesseranno molti servizi a venire. Per il momento vogliamo continuare questa narrazione che va a grande merito del Nicchio e del suo priore.

L’onorando Giannini – e qui si fa invito a chi può, e sa, di offrirci un ricordo o una testimonianza su di lui – si era inalberato perché i rappresentanti del Regime avevano passato i limiti, imbandierando Pantaneto con le bandiere di sette contrade senza alcuna concessione da parte delle contrade stesse. Lo avevano fatto quell’anno per decorare la strada in onore dell’arrivo di Achille Starace, segretario nazionale del Fascio, che intendeva recarsi in visita al Gruppo rionale fascista Mini che coincideva più o meno con il Terzo di San Martino e parte di quello di Camollia.

L’atto che il ras Renato Ciabattini – padre del Pietro che ha scritto il Libro “Siena tra la scure e la falce e martello” (I Mori Arti Grafiche Ticci, Siena 1991) – aveva compiuto rientrava in un braccio di ferro in atto da tempo e che grazie all’onorando del Nicchio si avviò verso un epilogo.

Il Regime voleva che ogni soggetto capace di creare assemblee di persone rientrasse – se non adattabile ad altra struttura governativa – nell’OND (Opera Nazionale Dopolavoro). L’iscrizione all’OND dava alle autorità fasciste la capacità di nominarne i responsabili; con le società di contrada c’era già riuscito, ma con le contrade la cosa non era ancora definita.

Già l’anno precedente, ci dicono, i monturati delle contrade vennero convocati a Firenze per sfilare davanti a Hitler insieme ai figuranti del Calcio storico, della Giostra del Saracino e del Gioco del Ponte. In quell’occasione le contrade riuscirono ad esprimere dei distinguo e delle specifiche che vennero accettate dal regime – diverso luogo di vestizione – ma che non piacquero affatto.

L’onorando Giannini si era rivolto al Magistrato delle Contrade ma nell’organismo non trovò alcun sostegno o comprensione. Anzi, essendo questione essenzialmente afferente il territorio e i confini, il priore del Nicchio si sentì rispondere dal Federale di Siena che “ormai dal 1859 l’Italia non aveva più alcun confine interno”.

Diverso fu invece l’intervento del podestà Luigi Socini Guelfi – deceduto nel 2008 a 102 anni – che mise le contrade sotto l’egida del Comune di Siena e nominò una commissione di priori – fra cui incluse il dottor Giannini – che ebbe il compito di rivedere il Regolamento del Palio. Si stabilì che le contrade si occupavano essenzialmente di Palio ed erano soggette al controllo del Podestà che esercitava su di esse svariati poteri. Ampie tracce di questa revisione sono tuttora presenti nel Regolamento del Palio (aart.12-16) riguardo alle comunicazioni obbligatorie. Per il capitano (art.15) l’entrata in carica è addirittura successiva all’approvazione del Comune di Siena.

(La foto copertina si riferisce a una precedente visita di Achille Starace, ad Asciano per l’inaugurazione della Casa del Fascio il 27 novembre 1937. Fonte CreteSenesi.com)

(1 – continua)

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