Abbandonati i panni di chi ha cercato dei “dietrolequinte” nei giorni scorsi, ieri, nella prossimità dell’evento la mia ansia saliva insieme alle probabilità di vittoria di una delle otto, restata fra le sei. L’epilogo pur confortandomi, mi ha lasciato senza forza nervosa e con un po’ di disgusto. Il mio pensiero ammirato è andato per un po’ ad amici come Fabio, Irma, Marco, Paolo, Antonella, Silvia e tanti altri che stavano festeggiando. Non sono venuto in Piazza e ho spento tutto: era inutile giudicare spinto dall’emozione.
Stamani ho guardato e riguardato, tentando di capire cosa tenere e cosa buttare di questo Palio. Per condividere i miei dubbi e le mie convinzioni con chi avrà la bontà di leggermi. A tutto non ho una risposta nel momento; magari, se serve, la troveremo insieme a seguire.
Cominciamo dai vincitori
Bravo Drago, bravo capitan Gotti che ha voluto sentirsi incerto fino all’esposizione della bandiera alle trifore del Comune: “Se me lo levano, muoio qui”. Bravo Tittia, cui la “testa” è andata in crescendo man mano che si riducevano le avversarie. Mi verrebbe da dire che ha fatto tutto lui. Comprendere che a quel punto tutte volevano correre per vincere. Capire che nessun partito o quantità di denaro promessa avrebbe distolto la Pantera da competere per la vittoria. Quando Zio Frac ha cominciato ad abbassarsi, realizzando la soddisfazione di certo di quelli che non correvano, sapeva che la Pantera avrebbe fiancato e l’ha guardata ossessivamente mentre rincalcava in basso le altre. E’ andata. La corsa successiva avrebbe potuto finire subito, poco oltre la Fonte, quando la Pantera, lo supera chiudendolo, posteriori di quella davanti e anteriori di quello dietro, si toccano senza conseguenze, poi Elias deve andare largo perché arriva veramente troppo forte e Tittia prende la testa fino in fondo. Un voto: il massimo e anche di più. L’ottavo Palio è strameritato.
Quelli che non ci sono piaciuti – 1 – La prova generale dell’Istrice
Ogni onore alle contrade, parliamo di fantini. La scelta di non correre di Camollia sembra dipendere da una contusione, capitan Testa ha asseverato ieri sera le scelte dei veterinari: l’Istrice non ha corso in omaggio alla tutela della Festa. Schietta è stata resa ai proprietari via Clinica del Ceppo. Torniamo indietro di un giorno per dire che Sanna dovrà anche discolparsi. La Giustizia paliesca ha sempre presentato addebiti ai fantini che hanno continuato l’azione dopo lo scoppio del mortaretto, in genere per il pericolo che causavano alla gente entrata in Piazza. Le entrate a San Martino dopo una falsa, in genere sono state tollerate: non c’è l’obbligo di smontare per tornare alla mossa, tuttavia per questo fatto, esagerato, Sanna rischia di pagare in aggiunta a quello che già paga in stima dalla propria contrada e alla propria reputazione. Difendersi da un addebito, porterà a rileggere la supposta volontarietà della Chiocciola in questa circostanza. Senza voto.
Quelli che non ci sono piaciuti – 2 – Il Palio del Valdimontone
Che ci voleva provare lo dimostrano i primi quattro abbassamenti. E fin qui onore a un fantino all’esordio. Quello che ha fatto a mossa valida ci conferma che, pur con dubbio, volergli alzare il valore di “testa”, è stato un errore. D’accordo che un fantino guarda ai migliori per imparare, ma l’aver fatto la “Acetata” di rivolgersi al mossiere che se ne stava andando frastornato dal verrocchio, è stato a nostro parere un gesto di ingenuità e arroganza. Il capitano del Valdimontone ieri sera l’ha giustificato, ma magari l’ha fatto giustamente perché di queste cose se ne parla a parte e da soli. Perché non correre questo Palio che un’eventuale collisione fra Pantera e Drago al primo giro avrebbe riaperto? Quando si mette in corsa, gli altri sono a San Martino e quando arriva a San Martino per la seconda volta non mostra nulla che gli stessi suoi contradaioli fossero più interessati ad apprezzare: il prezzo è stato solo un dritto che costa a Vitzichesu, l’altro cavallo a fondo arabo come il vittorioso Zio Frac, un’altra restituzione ai proprietari via Clinica del Ceppo. Voto al fantino: davvero bassetto.
Quelli che non ci sono piaciuti – 3 – La rincorsa del Leocorno
Ci dispiace Andrea Coghe. Eri tanto salito in simpatia, prestazioni e tranquillità, e al centro se non giudice di un Palio importante, ma la rintronata sul verrocchino, anche se a basso canape c’era molto di utile da guardare, ti vale la stessa comprensione che merita una moglie che sbatte l’auto entrando in garage. Soprattutto non ci sono altri con cui rifarsela, e l’inesperienza di Volpino non è apprezzabile su questo tipo di incidente, perché pur se si fosse trattato di scarto improvviso per la paura del pubblico, un fantino sopra c’era. Come la commissione veterinari abbia deciso l’esclusione del cavallo, e con quale apprezzabile documentazione, non è dato riferire. Il Leocorno aveva modeste aspettative – perché se l’avversaria avesse galoppato sarebbe stato un problema -, ma si è avvicinata sempre meglio al Palio. Che però non ha corso. E questo produce un voto finale mediocre al fantino (da rivalutare solo se appare qualche foto a chiarimento di uno spettatore attivo nell’intimorire Volpino).
Un dubbio a questo punto – la busta delle mosse
Se la decima è di rincorsa, e la Pantera non lo era. Se necessita una mossa falsa per passare alla seconda; e questa mossa c’era stata. Utilizzare il secondo ordine di mossa non sarebbe stato lecito, giustificabile e opportuno? Non lo si è fatto per il tempo e il buio che incalzavano o per un’altra buona ragione?
Quelle che non possiamo giudicare – Civetta e Bruco
Nel Castellare, fuori alla quarta, dentro alla Generale, fuori ancora alla provaccia per ripensamento all’alba dei veterinari, è stato difficile spiegare alla Contrada. Nel collegio dei veterinari il parere per l’esclusione di quello del Magistrato è risultato decisivo, anche se sperava di non darlo. La reazione assembleare è stata da contrada fuori di sé, ma rispettosa dei meccanismi della Festa. Le mancate sbandierate costeranno il masgalano, ma valgono una solidarietà aggiuntiva da parte di tutti i contradaioli. Per Piras e il Bruco, nuova solidarietà: una spalla contusa, o peggio, non è che sia il viatico migliore per rimontare a cavallo con nerbo in mano e briglie a mazzetto. Preda dei vogliosi barellieri è scomparso dai giochi con la Piazza attonita per il parossismo che cresceva. In precedenza il Bruco aveva mostrato la propria voglia di correre per il risultato, la stranezza del destino aggiunge la beffa che la caduta sia avvenuta per l’unica forzatura di canape che non gli apparteneva. C’era poco da fare. A titolo di aneddoto, ricordo un unico caso di non ritiro: quello del Gentili nella Selva. Il mi’ babbo, leggendo un regolamento la cui sua interpretazione non gli venne contrastata né nell’immediato né in seguito, era capitano, si autonominò barbaresco sul momento e scese alla mossa dove riacconciò le ossa e i muscoli di un Ciancone semi tramortito, sanguinante e che riuscì a correre.
Quelle che ci sono piaciute – Le purgate
A onore del vero, non troviamo errori evidenti nella corsa delle quattro contrade che hanno fatto da cornice alla vittoria del Drago. La Pantera fa un “mossa-San Martino” da manicomio, alla curva arriva troppo veloce e allarga. Capita, anche la fisica c’entra nel Palio. Il Drago gli passa davanti e questo gli costa la corsa perché il buon galoppo di Una per Tutti è buono fino alla fine, ma non tale da poter provare attacchi senza l’aiuto di disgrazie altrui. Bravo e coraggioso Mannucci: voto alto. La Torre sconfitta per meno di trenta centimetri. Parte con l’handicap, rinviene benissimo, si attarda per merito della Pantera a prendere la seconda piazza, la potenza del cavallo è espressa in progressione e quando al secondo San Martino perde contatto con il tufo, matura quei cinque sei metri di ritardo che averli avuti alla fine significavano vittoria. A Scompiglio il massimo dato che a Tittia abbiamo dato di più. La Lupa, protagonista alla mossa, in ascesa per tutte le prove, Bellocchio libero da ogni assillo di testa, galoppo pari alle prime nonostante fosse la supposta brenna fra i prescelti. Ottimo Palio: voto conseguente. La Chiocciola, stesso discorso per le due precedenti; la sua ascesa tecnica aveva fatto provare paura a tutti, Gingillo corre oltre due giri al ritmo di quelle in testa, con uguale velocità e uguali rischi, si perde nel finale, ma l’accompagnamento notturno di Zentile alla Clinica del Ceppo potrebbe far pensare a una toccatura in corsa fra anteriori e posteriori. Non soddisfatte le aspettative della contrada, ma tecnicamente e con il cuore è un gran bel Palio per il suo fantino: voto ancora conseguente. Unico dubbio ancora restante è se il galoppo di Zentile fosse stato sopravvalutato o quello delle avversarie sottovalutato. Alla buona, nel rilievo, si è corso sull’1’15’’ alto (il record è Polonski 2015: 1’12’’).
E ci viene un’altra curiosità – Giudici della vincita
Non c’è stata unanimità fra Senio Corsi, Marco Collini e Fabio Semplici, giudici della vincita, sulla valutazione del “mirino” e si è dovuti ricorrere al fotofinish? Riteniamo di sì, stante l’attesa e la stessa incertezza dei fantini che entrambi hanno alzato il nerbo. Quindi come nell’agosto 2019.
Le cose che riteniamo inutili commentare – la mossa
Bircolotti è un professionista con capacità e tale rimane. L’avvicinamento alla corsa è stato giudicato positivo unanimemente. Avesse dato valido il quarto abbassamento, con la Lupa messa male (mi pare), forse oggi sarebbe ancora celebrato dai più. Eppure ha annullato, spiegando anche che c’era un fuori posizione. E così siamo arrivati alla quinta dove gli è mancata la visione sul basso canape e la prontezza per non far rovinare a terra il Bruco. Da quel momento cresceva il parossismo di questa mossa che con due abbassamenti invalidati aveva messo fuori altrettante contrade e nulla faceva prevedere che l’anomalia si interrompesse. Crediamo che il senso di colpa, suo proprio, il senso del ridicolo che cadeva sul Palio e lo vedeva al centro, lo abbiano cotto, come un suo simile al suo posto. Bircolotti ora diventa improponibile, ad agosto presumibilmente tornerà Ambrosione che era stato chiamato a sostituire. Quindi è inutile commentare oltre passato e futuro: il passato non viene messo in discussione e il futuro non è di Bircolotti. Per completezza, ricordiamo una cosa che avevamo scritto prima: non c’era stato tempo per un dialogo fra mossiere e fantini per specificare i tempi di mossa (e in basso ieri sera hanno forzato di continuo) e aggiungiamo che all’abbassamento al tempo di rincorsa della mossa valida, l’allineamento, seppur rincalcato, era quello giusto: Valdimontone, Lupa, Torre, Chiocciola e Drago.
Le cose che commenteremo ancora
Un’amica mi dà un’immagine che gli rubo: “Siamo come indiani d’America nella riserva”, orgogliosi, reattivi, ma sempre perdenti. Pierluigi Piccini, in veste di leader politico che si avvicina alle future elezioni amministrative di Siena, ha pubblicato in mattinata sul suo blog – Art. 50 e i “leggeri infortuni” – Pierluigi Piccini BLOG (Ufficiale) – un’osservazione che non può esser trascurata. E’ di certo una questione che rimbalzerà in Consiglio, ma ai nostri occhi ci porta a porre un ragionamento al nostro attuale sindaco. “Comprendiamo signor Sindaco che bisogna avere attenzione della sensibilità nazionale e delle sue decisioni conseguenti che hanno però determinato lo straordinario assurdo di questo Palio. Come cittadini traduciamo questa sensibilità come un’accettazione passiva della perdita progressiva dei luoghi della nostra riserva di caccia e di costumi. Ci appelliamo a lei in quanto valente avvocato per portare in un’aula di Tribunale le nostre tradizioni, la nostra modernità, la nostra sensibilità, le nostre relazioni, la nostra capacità di comunicare e di comunicare i valori della Festa oltre gli stessi confini del Paese. Non è che a questo punto, prendersi una pronuncia in Tribunale – ed eventuali corti superiori – dove si affermi con chiarezza il confine tra lecito e non lecito, e che faccia giurisprudenza negli anni a seguire, sia il modo migliore per difendere la Festa? Una sentenza nel merito e non un‘improcedibilità per favore. L’occasione? Le hanno già fatto presente come gli esposti per Schietta, Vankook e quant’altro siano già in arrivo”.
Le cose che odiamo commentare
I giochi dei fantini, le scelte dei cavalli eccetera eccetera. Scrivo una frase di un grande, Emilio Giannelli: “Mi disturba un poco la perdita di potere delle dirigenze nel Palio, ma finché continuano ad arrivare i cavalli vincenti nel Drago me ne farò una ragione”. Chi, al posto di Giannelli, continuerebbe a dire che Zio Frac è un esordiente, che non doveva correre etc etc? Sia chiaro: i fantini, le dirigenze, gli altri attori protagonisti e non, tentano di prendersi un vantaggio e lo fanno come meglio possono. E’ un gioco attualmente lecito e consentito dal Palio, un tempo si chiamava “scelta alta/bassa” e se ne è parlato per anni. A volte con elogio, a volte con pregiudizio. E’ un gioco osteggiato dalle contrade che hanno minori mezzi e talvolta avvantaggia le contrade con maggiori mezzi; così come quello di infamare cavalli usati per killeraggio e che la Piazza non dovrà mai conoscere come vincenti. Così come è meglio se non arriva un cavallo vincente che tecnicamente è un gran problema. L’unica maniera per ridurlo è di alzare il costo a chi continua a farlo: nessuna giustificazione e niente contributi a chi non arriva in Piazza alla tratta. Va aggiunto infine che il germe di questi comportamenti probabilmente dipende dalle scelte veterinarie di questo millennio che mai avrebbero permesso a cavalli come Panezio o Topolone, le ripetute presenze in piazza in ragione di soprossi, lesioni rimarginate e quant’altro cui sopperivano con l’esperienza. Non c’è una lettura tecnica in questa querelle, semmai ce ne è una morale. E quella non si fa cambiando i regolamenti.
Il mio disgusto e la mia preoccupazione
Credo che il correre in sei sia il frutto di fatti irripetibili e straordinari, il correre in otto no. E la cosa mi colpisce lo stesso. Al Palio, al Palio che sento, come tanti altri senesi, servono tutte e dieci le contrade in Piazza, perché una vinca e le altre siano perdenti. Che cosa ha espresso o significato questo Palio alle quattro contrade che non hanno corso? Forse solo un dolore psichico simile al long covid, che riaffiorerà, forse rassegnazione. Perché io che non correvo per giusta squalifica, mi sento così a disagio con i popoli che non hanno potuto partecipare e che della mia solidarietà non hanno alcun bisogno? Non ho soluzioni, solo la constatazione che con la paura che proviamo, andremmo sempre meno orgogliosi della nostra Festa.
Il concetto del Palio ad eliminazione
Io l’ho solo pensato, chi l’ha già detto ha ragione: è stato un Palio a eliminazione. Ma l’eliminazione non è un concetto della nostra Festa. E si rinfocolano i ragionamenti di quelli che propongono cambiamenti e nuove tecniche per arginare l’eliminazione; e hanno diritto di parola quelli che ti dicono “Io voglio godere per quattro giorni”… Perché vincere è passato di moda? Ma torniamo all’eliminazione. Se questa dovesse in futuro assumere il ruolo di predominante del nostro Palio, l’unica soluzione per quanto sembri assurda sarebbe non di lamentarsene ma di rendere l’eliminazione parte della nostra Festa. Non ci sono più le estrazioni a sorte di contrade, si corre tutti nel giro di una settimana, due cavalli ciascuno, fantino di riserva, semifinali e finali. L’eliminazione sarebbe sicura parte del gioco. Ma la mia è solo una provocazione… O forse no? Il fatto è che sono un tradizionalista e che non amo i cambiamenti, ma adoro l’intelligenza e il sotterfugio in materia di Palio. Per me l’evidenza è che di cambiamenti ne facciamo di continuo, in prevalenza sollecitati dal timore. E messi tutti insieme non cambiano, ma stravolgono. Il cambiamento è intelligenza, volontà, condivisione, prospettiva, quando lo si realizza non va nascosto, ma deve essere ampio e innovativo. E comunque il Palio, il nostro Palio, non ci deve e non ci dovrà far paura.