Richiedenti Asilo, qualcuno se ne deve pur occupare

Rete Civica SiSolidal prende posizione a difesa del Rettore Montanari

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa dalla Rete Civica SiSolidal

La richiesta di aiuto e coordinamento fatta dal Rettore Montanari alle istituzioni competenti è caduta nel vuoto.

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È rimbalzata su tutti i media l’insinuazione che il Rettore sia democratico solo negli enunciati, travisando una lettera privata che non è stata pubblicata.

L’attitudine di molti a eludere i contenuti infangando il contenitore ha molti emulatori.

Come Rete Civica SiSolidal troviamo invece perfettamente coerente e doveroso che si richiedano comportamenti corretti e trasparenti sia da parte di chi accoglie che da parte di chi viene accolto.

Nella email privata indirizzata agli ospiti del tavolo informale del Cardinale Lojudice, tutti ben a conoscenza della situazione senese, l’Università per Stranieri sollecita le istituzioni preposte a collaborare affinché non siano solo Caritas, Unistrasi e volontari/e della Rete Civica SiSolidal a provvedere a circa 90 richiedenti asilo.

I giovani sono senza altra assistenza che consenta loro di dormire, mangiare, essere curati e lavarsi fuori da un circuito emergenziale caritatevole non attrezzato per rispondere a fenomeni consolidati di questo tipo.

Da più di 2 anni i soggetti, istituzionali e non, coinvolti in questo processo concordano che si tratti di un elemento strutturale dovuto a cambiamenti globali mondiali.

Tesi supportata anche da tutti gli studi prospettici proiettati nel prossimo futuro.

Ma, tra le istituzioni, in realtà, solo Unistrasi e il Rettore Montanari si sono comportati di conseguenza prendendo atto dei cambiamenti in essere.

Ma veramente il massimo che riusciamo a fare come collettività istituzionale è mandare 90 ragazzi a lavarsi e usare i bagni dell’Università per Stranieri?

È naturale che ci sia anche qualche maleducato, ma, come per gli altri studenti, va richiamato il singolo, nessuno dei destinatari della comunicazione ha letto la cosa come critica della comunità pakistana.

Tranne chi al tavolo del Cardinale non c’era e degli sforzi collettivi non sa nulla.
Visto che il tema solleva tutta questa attenzione, qualcuno degli esperti può chiarire finalmente perché a Siena non viene applicato l’art. 1, comma 3 DC 142/2015, (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id 2015/09/15/15G00158/sg) che dispone che:
“Le misure di accoglienza si applicano dal momento di manifestazione della volontà di chiedere la protezione internazionale (non già dal momento della presentazione della domanda, come era previsto dall’articolo 5 del D.Lgs. n. 140 del 2005) e si applicano anche nei confronti di coloro per i quali è necessario stabilire lo Stato membro competente all’esame della domanda ai sensi del c.d. regolamento Dublino”.

La Prefetta, nelle interviste ai media dei giorni scorsi dice che il sistema è in difficoltà, ma chi è già in accoglienza riferisce di molti posti vuoti e in anni passati chi lavora con i richiedenti asilo ha gestito ben altri numeri senza che si sia mai verificata l’insorgenza di dormitori precari in parcheggi, parrocchie e garage.

La differenza è solo che non si vedevano per strada. Entravano subito in prima accoglienza e, chi riceveva la protezione, nel percorso di formazione-lavoro.
La Rete, la Caritas e il Rettore Montanari si sono immediatamente attivati per ricordare personalmente ai richiedenti asilo le buone prassi di trasparenza e correttezza per una convivenza sostenibile.

Siamo sicuri che anche l’Ufficio Territoriale del Governo di Siena aiuterà ad affrontare la problematica emersa rendendo pubblici i numeri dei posti vuoti nei Centri di Accoglienza Straordinaria, i dati e i numeri ufficiali dei migranti pakistani arrivati e accolti nell’ultimo anno.

Tra i senza tetto ci sono anche molti rifugiati che hanno già ottenuto l’asilo o la protezione e, per questo, non più in prima accoglienza. Hanno diritto ad accoglienza di secondo livello, di formazione e orientamento al lavoro. Ma sembra che non ci sia posto nei SAI (Sistema Accoglienza e Integrazione).

Se l’Amministrazione Comunale presentasse un progetto in Prefettura per l’apertura di un nuovo SAI e si desse applicazione all’art. 1 comma 3 DC 142/2015 sopra citato, è possibile che i disagi per cittadini, migranti, studenti stanziali, Enti di istruzione e organismi di solidarietà coinvolti verrebbero molto contenuti.

Chi scappa dalle persecuzioni integraliste rifiuta la narrazione di un Occidente cattivo, opulento, spietato, egoista e arrogante. Dimostriamo loro che non si sbagliano.

Rete Civica SiSolidal

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