In tanti, probabilmente tutti i senesi e gli amici del Palio di Siena sparsi nei quattro continenti, volevano un Palio di rinascita.
Una carriera aperta, combattuta tra 10 fantini, 10 cavalli, 10 contrade, alla fine della quale un cavallo, un fantino, una contrada risultassero vincitori per potenza, abilità, fortuna. Senza intoppi, intralci, incidenti. In cui trionfasse l’amore per i cavalli e per la Festa.
Qualcosa del genere in fondo si è avuto. Un popolo sta esultando e porta in giro il drappellone del vincitore. La corsa c’è stata, l’incertezza anche, una vittoria pure. Ma nel suo complesso il Palio del 2 luglio 2022 ha lasciato un gusto amaro.
Una vittoria dimezzata. Hanno pesato enormemente il susseguirsi degli eventi con gli infortuni e le conseguenti rinunce che alla fine hanno portato i concorrenti finali a 6.
Sfortuna? Certo. Ma il fato può spiegare il tutto? Può essere che l’attesa fosse caricata da così tante aspettative – dopo due anni di digiuno – da spingere un po’ tutto sopra le righe?
Sopra le righe appunto. E forse impreparati. La macchina del Palio tuttavia ha funzionato alla perfezione. Tanta, tanta gente che è scorsa agevolmente per la città. Le cene nelle contrade, la Passeggiata storica… Fuori dai canapi e dal tufo tutto è stato perfetto.
Eppure? Eppure un tarlo si sta facendo strada: che quello che è successo non sia frutto del caso e di una malevola sorte avversa. Ma forse che l’accaduto sia la figlia malevola di una sottovalutazione: un combinato di scelte – dai cavalli ai fantini – che hanno creato la tempesta perfetta.
Chi le ha compiute è giusto che faccia una riflessione attenta. Ne ripercorra le motivazioni e le ragioni. Spieghi. Ridefinisca le priorità delle proprie azioni. Magari anche rileggendo e re-imparando il regolamento del Palio. Dove probabilmente risiedono ragioni e storia del nostro proprio essere, della nostra propria natura, della nostra propria identità.
Una cosa è certa, la città è viva. Non ha bisogno ora di scelte improvvisate e prese sull’onda della emotività.
Ah, non ho fatto accenno al mossiere e alle sue scelte. Forse un passaggio andrebbe fatto. Sui tempi, la conduzione e gli obiettivi della mossa tra ricerca di quella perfetta e quella possibile. Forse no, perché l’uomo del verrocchio stavolta era un sostituto e dal prossimo Palio presumibilmente tornerà il titolare indisposto.