Serve una scossa che faccia svegliare il Pd

“Cose assurde” dice Dino Marchese, componente dell’assemblea del Partito Democratico di Siena

Dino Marchese, componente della assemblea del Partito Democratico di Siena, assieme ad altri dirigenti e militanti del PD, dell’area congressuale Cuperlo, ha di recente elaborato un documento pubblico, per richiamare alla responsabilità la segreteria regionale e gli organismi superiori, sullo stato del partito della città.

Ci spieghi il senso di questo documento?

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Mi sembra talmente intuitivo, che non avrebbe bisogno di molte spiegazioni, solo un partito con una vista paralizzata, spero temporaneamente, non se ne rende conto. Da oltre sei mesi il primo partito in città, e la maggiore forza di opposizione, è senza una guida, giace afono, paralizzato da contrapposizioni interne al gruppo dirigente. Dopo le dimissioni del segretario eletto a seguito di un congresso, ci sono stati diversi tentativi di rianimarlo: una consultazione tra tutti i membri dell’assemblea, un ulteriore tentativo di eleggere un nuovo segretario, che, pur avendo un solo candidato, non ha raggiunto la maggioranza assoluta dei componenti dellassemblea. Quest’ultimo episodio dimostra la incapacità di darsi una guida all’altezza dei problemi della città, Parlo di una incapacità politica, non tecnica, cioè a nostro avviso, non sanabile con artifici regolamentari”.

A me – riprende Marchese – hanno insegnato che un partito non definisce la propria funzione in astratto, per volontà divina, o per ideologia, che Marx chiamava falsa coscienza di sé, ma per la funzione che può esercitare nella società. Ora questa funzione non viene esercitata per nulla. Trovo francamente risibili le critiche esclusivamente formali a questo documento, nessuno, sino ad ora, si è cimentato con una discussione nel merito delle questioni poste, anche per dire, legittimamente, di non essere d’accordo. Questo fatto è una dimostrazione ulteriore della necessità di una scossa, che metta tutti di fronte alle proprie responsabilità. Il primo partito della città, ed il maggiore partito di opposizione è afono, è un problema non soltanto per quel partito, ma per il funzionamento della democrazia in città!

Dino Marchese

Questo spiega la esigenza, ma rimarcare un bisogno di per sé potrebbe non cambiare nulla…

Hai ragione, ma il documento non è solo questo. Vedi c’è un libro di alcuni anni fa dal titolo “Il cavallo e la torre” del grande dirigente partigiano, sindacalista e politico Vittorio Foa, che dà anche il titolo ad un programma di Marco Damilano, in cui si afferma che la torre è il simbolo di chi fa continuamente una mossa ripetitiva, a volte anche con buone ragioni, ma sterile in determinate situazioni, mentre il cavallo, salta e spiazza. Il documento non è solo un appello, ma parte dalla analisi che siamo esattamente in questa situazione, ogni area del PD ripropone esattamente una coazione a ripetere sé stessi,  non si è andati, da un lato, oltre la riproposizione di una candidatura uguale a chi era stato sconfitto al congresso, e, dall’altra un rifiuto a cogliere quella, pur difficile, opportunità. Oggi siamo ad una fase diversa: è indispensabile una assunzione collettiva di responsabilità da parte di tutti, e dico tutto il gruppo dirigente. La palla è già nel campo del gruppo dirigente regionale, piaccia o non piaccia, non può voltarsi dall’altra parte, sperando che il tempo risolva i problemi. Non è più il tempo di pinzillacchere basate su una interpretazione, tutta da dimostrare, dei regolamenti. Che vengano di fronte alla assemblea comunale, che è ancora legittimata da un congresso, per proporre una soluzione, che sia anche un progetto politico di rinnovamento e ricostruzione, del PD, anche immaginando soluzioni creative”.

Da che dipende questa soluzione?

Il fattore cruciale sono i tempi. Il tempo in politica non è un optional, spesso, in determinate circostanze, rappresenta l’elemento decisivo. Questa è una di quelle situazioni, Voltaire diceva “il meglio è nemico del bene”. Non crediamo ad una soluzione burocratica dagli organismi superiori, ma ad una soluzione politica. Siamo in grado di celebrare un congresso in tempi rapidi, prima dei prossimi appuntamenti elettorali, a partire delle elezioni europee, come chiede a gran voce un documento di militanti di base, ed attivisti, il cui spirito positivo raccogliamo, come un grido di dolore, nel corpo vivo di chi si impegna quotidianamente, senza chiedere nulla in termini di potere? Un congresso che sia tuttavia diverso dal passato, basato sul confronto su tesi diverse e trasparenti, non semplicemente una conta. Oppure la assemblea sia messa di fronte alla responsabilità di trovare una soluzione collettiva, e largamente maggioritaria per una gestione transitoria, sino alla scadenza congressuale naturale, che parta dai circoli, ma che veda coinvolta, in un ruolo di coordinamento il livello regionale. L’assemblea, sia messa anch’essa di fronte alle proprie responsabilità e scelga!

La responsabilità – ribadisce Marchese – è la cifra del riformismo, contrapposto ad un inane massimalismo! Qualora questo non avvenisse, allora il commissariamento, che è una ipotesi peggiore tra tutte, sarebbe inevitabile”.

Perché il documento che proponete non rappresenta un ulteriore esempio di quel frazionismo che criticate?

Ti ringrazio di questa domanda, la risposta è comunque facile. Trovo piuttosto stupida questa accusa, il frazionismo dipende dai contenuti che si propongono, non dal fatto di elaborare un documento. Ho fatto prima l’esempio della mossa del cavallo, la torre si muove con le truppe spesso cammellate, il cavallo può svolgere la sua funzione, utilmente, se è libero di muoversi con agilità. Servono entrambi per vincere una partita di scacchi, noi abbiamo fatto la nostra mossa, con evidente spirito unitario, si muovano le torri, ma sempre con lo stesso spirito unitario”.

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