Siena Sostenibile schiera i suoi esperti a sostegno del Piano del Verde Urbano

Affollato evento della lista civica senese a Palazzo Patrizi. Molto interessante il contributo degli studiosi

Un antropologo, Stefano Ricci Cortili; due professori universitari, Stefano Bartolini e Claudia Angiolini; un architetto con un trascorso da assessore Valerio Barberis; questi i relatori annunciati e messi in campo da Siena Sostenibile.

La Sala di Palazzo Patrizi riempita per l’occasione di un pubblico attento e partecipe per discutere del “verde come terapia per la città”.

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L’obiettivo c’è, lo ha dichiarato Gianni Porcellotti, uno dei protagonisti del movimento, “abbiamo voluto questo momento pubblico per approfondire, attraverso diversi punti di vista, esperienze ed insieme ai cittadini, l’importanza e necessità di dotare la nostra città del piano del verde urbano! Uno strumento strategico che si pone l’obbiettivo di guidare lo sviluppo ordinato, coeso e sostenibile della città. E’ importante perseguire gli scopi definiti dalla Convenzione Europea del Paesaggio. Uno strumento dunque, in grado di porsi come obbiettivo l’analisi delle strategie migliori per conoscere, censire, valorizzare, tutelare e progettare il verde della città. I paesaggi urbani sono oramai troppo spesso sfruttati e degradati ed è un nostro dovere salvaguardarli, gestirli e pianificarli. Oggi gli amministratori sono troppo portati alla ricerca del consenso immediato e puntuale e troppo spesso si dimenticano (forse anche per carenze di competenze professionali e amministrative) di governare la città nei suoi processi evolutivi e per ritrovare speranze nel futuro attivando la partecipazione degli attori principali: i cittadini e cittadine”.

I saluti iniziali del Presidente dell’Associazione Federico Nesi

L’iniziativa, che come vedremo è stata di livello culturale elevato è servita a rendere chiaro filosofia e idee programmatiche che sostengono l’azione della lista civica. La cui capogruppo Monica Casciaro ci sintetizza così: “Sin dalla Campagna Elettorale Siena Sostenibile ha prestato una particolare attenzione alla tematica del Piano del Verde Urbano. In particolare, quando ci furono i lavori che interessarono la collina che divide il Policlinico delle scotte dal quartiere di San Miniato, esprimemmo una preoccupazione relativa alle modalità di estirpazione della superficie di bosco e di verde; e intravedemmo in quell’intervento i rischi di un seguito ulteriore in altri interventi sul verde cittadino”.

“Per questo – continua Monica Casciaro -, durante il Consiglio Comunale nel mese di Aprile, abbiamo presentato un’interrogazione in cui chiedevamo all’amministrazione se intendeva mettere in atto le procedure necessarie per lo studio ed elaborazione del Piano del verde del comune di Siena; se fossero già state previste delle tempistiche perché la città ne venisse dotata e se una volta fatti questi studi l’amministrazione avrebbe in qualche modo coinvolto anche la cittadinanza. La risposta fu che c’erano degli studi in atto e che la tematica è cara alla giunta e all’assessore di competenza ma ovviamente le tempistiche saranno lunghe. Noi abbiamo continuato a fare interrogazioni. Nel consiglio comunale di novembre abbiamo chiesto se al parcheggio di San Prospero, in rifacimento, fosse previsto l’impianto di alberi e quindi di zone d’ombra anche in altri parcheggi della città. E’ emerso che per ora non sono in programma. Sembra quasi che la tematica del verde sia un tabù per l’amministrazione e che manchi un vero e proprio programma dei lavori. Noi continueremo a chiedere”.

Due ore e mezzo, tanto è durato l’incontro, tra relazioni, domande e interventi del pubblico. Possiamo qui darvi conto del senso generale. In buona sostanza si è trattato di tre viaggi, tre racconti di tre protagonisti, coinvolgenti e appassionati. Con l’aiuto di un accompagnatore d’eccezione.

L’antropologo, viaggiatore e narratore lui stesso c’è andato giù duro: il tema della sostenibilità poiché siamo, come specie, all’ultima chiamata.

“Il verde e la felicità”, il primo viaggio, Bartolini ci dice subito due cose: che la felicità da è ora misurabile dalla scienza quantitativa e non è più appannaggio di filosofi e teologi; superata la soglia di povertà, la felicità non sta nel possesso ma nelle relazioni, nella socialità. Le città servono proprio, all’essere umano per creare tessuto sociale, condivisione. Il resto del viaggio è stato portare il pubblico, con riferimenti costanti a dati e ricerche, a creare un legame inscindibile tra città sostenibile e città felice. Con una critica feroce alle auto che con il loro avvento hanno distrutto gli spazi comuni riducendo la qualità della vita per giovani e anziani e contribuendo ad introdurre la nuova malattia costituita dalla solitudine. Che dire? Ad ascoltare è stato convincente. Merita probabilmente la lettura del suo libro “Ecologia della Felicità”. Molti gli spunti che ha dato al secondo relatore. Punti di interesse raggiungibili in 15 minuti. Superare le zonizzazioni, ridurre la mobilità tra i quartieri, giardini e parchi diffusi, bici e mobilità, il verde e la bellezza.

L’architetto Barberis, il cui pensiero abbiamo già ospitato in lunga intervista, racconta la sua esperienza di assessore a Prato, una città raddoppiata nel numero di abitanti nel giro di un ventennio. Una storia partita dall’idea che il verde, prima ancora che bellezza fosse salute. Un lavoro di ricostruzione dei punti di forza e di debolezza della città mettendo insieme i dati della vulnerabilità sociale e di quella ambientale. Di come la policentricità di Prato abbia consentito di ipotizzare la città del futuro riscoprendo proprio la città di prima del ‘900, quello che ne è rimasto e ancora serve. Uno stretto rapporto tra verde e città pubblica.  Il racconto del Fiume Bisenzio che da discarica, attraverso un sistema di piccole infrastrutture è diventato luogo per l’attività fisica all’aperto di condivisione di spazi pubblici.

Si arriva all’ultimo racconto, la Siena medioevale delle valli verdi, della continuità tra città e campagna. Gli orti. Claudia Angiolini racconta, partendo dallo studio dell’erbario di Biagio Bartalini, botanico e medico senese, raccontare cosa ne è rimasto della biodiversità vegetale. Cosa c’era e cosa c’è.  Il succo è presto detto: l’erbario Bartalini aveva censito 474 specie. Oggi siamo a 540. Di cui 209 in comune. Sono rimasti gli oliveti e i frutteti; si è perso tutta la flora di ambienti umidi (molte igrofile rare) e tutte le specie segetali (derivanti dalla coltivazione del grano). Al contempo si sono acquisite 40 specie aliene e invasive, tra cui spicca il bambù. Un quadro di luci e ombre, con molti progetti avviati che attendono sviluppi.

E’ stata un’iniziativa voluta e ben pensata, ragionando sulla città e sul suo futuro.

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