Simone Vigni candidato per evitare l’emarginazione di una parte del Pd

“L’esperienza non deve cedere al novismo. Non avevamo bisogno di un commissario, ma ora usciamone bene per ricostruire un partito libero, aperto e plurale”

Approfittiamo della candidatura per incassare da Simone Vigni, una promessa fatta da mesi a SienaPost: una sua intervista…

La prima domanda è abbastanza scontata, ma è necessario farla, Vigni cos’è che l’ha fatta decidere di prendere questa scelta candidandosi a segretario dell’unione comunale di Siena?

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“La risposta è abbastanza semplice, quando ancora “dentro” c’è qualcosa cui si tiene, non ci si può tirare indietro. Con un gruppo di persone abbiamo fatto una riflessione politica valutando che c’era necessità di ridare ossigeno e agibilità a tutto il partito; in questi mesi non è stato facile per la mancanza totale di dialogo e per una certa supponenza e arroganza di chi pensa di avere l’esclusiva di poter guidare il Partito Democratico ed ha prima teorizzato e poi praticato la discriminazione dei portatori di un pensiero critico sulla pessima gestione delle elezioni comunali del 2023 e sulla fase successiva”.

Ha detto che l’ultimo periodo non è stato facile, ma adesso i rapporti con il commissario on. Marco Sarracino come sono?

“Sapete tutti benissimo quanto fossi contrario alla soluzione del commissariamento, perché credo che ci potesse essere una soluzione politica che non è stata voluta perseguire anche per i motivi che ho detto in precedenza. Oggi quattro candidature a segretario sono un segno di vitalità per un partito che ha subito due sconfitte elettorali e un inutile e persino ingiusto commissariamento. E insieme la sconfitta, ancora prima di conoscere i risultati del congresso, di chi voleva eliminare una parte del partito, colpevole di parlare un linguaggio di verità in un partito che la rifugge da troppo tempo. Non nascondo che non è stato un facile rapporto, però la politica è fatta anche di confronto e talvolta di scontro. Sono convinto che in democrazia quando si crede alle proprie idee e si hanno idee, queste vadano difese con tutti i mezzi, nel rispetto delle persone naturalmente. Il commissario è venuto da lontano e si è trovato in un ambiente molto difficile e perché è persona, nonostante la giovane età, di esperienza e intelligenza; probabilmente si è fatto trasportare da “cattivi consiglieri”. Ma sono convinto che bisogna sempre cercare un confronto e parlarsi, poi succede che si rimane delle stesse posizioni ma talvolta confrontandosi qualcosa può succedere”.

Veniamo a questo punto al congresso, quali sono le sue idee per il partito?

“Io credo che il partito abbia bisogno veramente di un rilancio e di guardare al futuro, so perfettamente di non essere una novità ma credo fortemente che in un periodo come questo serva come non mai l’esperienza. Un aspetto in cui credo fortemente, e sono anni che lo vado dicendo, è che il partito cittadino torni a essere autonomo e trainante nella vita della provincia. Non è accettabile l’essere ostaggio di gruppi di potere esterni alla città; una volta al sud della provincia una volta al nord della provincia, sono ormai anni che la città non fa più da capofila sia dal punto di vista politico che amministrativo, ma su questo punto torneremo. Indubbiamente il partito va riorganizzato con forza, i circoli in questi lunghi anni sono stati lasciati in balia di se stessi. C’è bisogno di un’organizzazione ragionata ed anche per questo abbiamo fatto la nostra proposta, portando i circoli a otto, ma avendo chiara un’idea e un discrimine che questa riorganizzazione sia fatta dalla nuova assemblea dal nuovo gruppo dirigente”.

“Non è una questione di urgenza tanto da render necessario che il commissario la deliberi dieci giorni prima del congresso – continua Vigni -; riteniamo questa una grave forzatura che a pensar male nasconde dietro un disegno politico ben preciso. Al Partito Democratico spetta il ruolo di ricostruire l’opposizione oltre che farla in modo intransigente. Avviare un serio dialogo con tutte le forze che siedono in consiglio comunale e anche quelle che sono al di fuori, associazioni, volontariato, categorie, ecc. Il Partito Democratico deve mettersi sullo stesso piano di tutti ed essere disposto al dialogo, ma non a vendere la propria anima.
In questi ultimi anni, troppi amici e compagni hanno abbandonato il partito per le più svariate motivazioni, ma indubbiamente, quando qualcuno se ne va, è sempre una sconfitta per il partito stesso. Dobbiamo tornare al valore iniziale per cui il Partito Democratico è nato. Riaprire un dialogo, solo così potremmo pensare di riconquistare il Comune di Siena alla prossima tornata elettorale. La mia candidatura va al di là dei recinti delle componenti nazionali che mi sembra di poter dire senza fraintendimenti che vadano superate e che soprattutto quella riformista non esiste più. C’è necessità di mescolarsi anche nella diversità di vedute, che sono un valore e non qualcosa da combattere con astio. Altro aspetto importante è lavorare per costruire una nuova classe dirigente che negli ultimi anni è stata completamente disintegrata. C’è necessità di un gruppo largo, plurale, coeso e leale che a breve prenda in mano le redini del partito e dia veramente una svolta alla politica cittadina. Ma per costruire questo serve esperienza non ci possiamo affidare a soluzioni calate dall’alto e che si nascondono dietro una parola che risulta essere sempre più vuota: il nuovismo”.

L’ultima domanda riguardo a questo punto, sul resto torneremo: quali sono le idee per la città?

“Siena con grande dispiacere è in una strada di declino che se non s’interviene subito rischia di essere sempre meno reversibile. Il calo demografico che non si ferma e una popolazione sempre più anziana sono un problema serio da affrontare con coraggio. A Siena manca sicuramente la forza propulsiva di attività produttive, una città di 50.000 abitanti che vive solo ed esclusivamente di terziario in un contesto mondiale come questo è difficile che abbia un futuro. C’è da rivedere con forza il progetto di turismo, deve far riflettere quello che sta succedendo a Siena in questi tempi. E credo che sia arrivato anche il momento di ripensare a una visione di una città più ampia, di un rapporto proficuo e collaborativo con i Comuni contermini sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista dei servizi a rete. Mai come adesso è attuale e si rende necessaria un’analisi del rischio idrogeologico del nostro territorio. Siena non può più vivere sugli allori del passato, ricordandosi solo del glorioso medioevo, deve avere il coraggio di affrontare la modernità, di governarla e di camminare verso uno sviluppo sostenibile che dia benessere e serenità a chi ha deciso di viverci. Siena deve tornare a essere trainante nelle politiche amministrative della provincia e non solo. Sono tanti gli aspetti da affrontare per cercare di rilanciare la città, la cultura, il distretto delle scienze della vita e le infrastrutture per toccare un tasto veramente dolente, giacché senza di quest’ultime non è possibile pensare a uno sviluppo di questo territorio. I nuovi gruppi dirigenti hanno il dovere e il diritto di elaborare un nuovo progetto per la città del futuro”.

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