Le anime di Emma Sergeant confluiscono nel drappellone del palio del 2 luglio, presentato questa sera nel corti del Podestà.
Un cencio, come ha descritto Duccio Balestracci nella sua presentazione , “in cui la complessità e l’ibridazione scomponibile che denuncia le cifre d’origine, sono espresse in una pittura tutta cromaticamente giocata sui toni del grigio, del nero e del rossastro, un rosso-mattone “sporcato”, che si ritrova a piene mani nelle immagini “africane” e “asiatiche” di Emma. Quel rosso che crea, con le sue sotto-gradazioni cromatiche, il fascino dei copricapi e dei mantelli con i quali la pittrice “veste” le sue figure più elaborate e sontuose della serie di pitture “tribal””
Un’opera di grande impatto visivo, in cui la testa di un cavallo che domina tutta la parte centrale. In alto, sulla destra, la riproposizione di un momento della corsa dove si vedono due contrade sull’anello di tufo con sullo sfondo il Palazzo comunale. Dalla parte opposta il volto della Vergine nel quale si ritrovano i lineamenti dell’artista inglese, come una sintesi tra la santità della Madonna e la semplicità della donna contemporanea. In basso le 10 Contrade che partecipano alla Carriera.
“Emma Sergeant ci ha dato un’opera niente affatto scontata – ha concluso Balestracci – ha raggiunto un risultato che è di apparente semplicità, ma che, come molto spesso capita per le cose che sembrano “semplici”, cela, nella sua genesi, nei suoi cromosomi costruttivi, nella sua intelligente riflessione generativa una complessità che sgomenta”.
È stato presentato come da tradizione anche il Masgalano, realizzato da Dante Mortet, offerto dai Goliardi di Siena, quelli che Giampiero Cito ha definito “il Giullare di questa nostra Città, che amano come si ama una Mamma, capaci di dire da sempre con coraggio che il Re è nudo, chiunque sia il Re (…) Il Goliardo è un giullare, il Goliardo è un satiro, metà uomo e metà bestia, devoto al Dio Bacco e difensore del superfluo. Sia benedetto chi difende il superfluo, perché se dovessimo imporci di lasciare in vita soltanto ciò che quelli bravi definiscono “essenziale” non ci sarebbe la Musica, non ci sarebbe la Poesia, non ci sarebbe il Vino, non ci sarebbe la trippa la mattina della tratta o i bomboloni per le Prove di Notte, non ci sarebbero neanche la Prove di Notte, non ci sarebbe la Passeggiata Storica e quindi neanche il Masgalano. Forse non ci sarebbe neanche il Palio, che per tutti noi è la più irrinunciabile ed essenziale tra le cose superflue”.
Due opere di un impatto assordante, come assordante è stato il boato di una città, fiera di poter tornare a vivere la sua festa.