Una diversa verità sull’accoglienza dei più deboli

Cudera Lab si esprime sull’accoglienza di profughi e rifugiati nella città di Siena

Pubblichiamo dal sito di Si Solidal un intervento in materia di accoglienza ai migranti a firma del Cudera Lab…

Il prefetto passa all’attacco” è titolo d’effetto con cui i quotidiani locali dello scorso 7 Maggio pubblicano il riassunto del Prefetto di Siena sul tema migranti. Quel discorso non appartiene solo al Prefetto, non lo si sente oggi per la prima volta, e suona grossomodo così: “Siena è accogliente ed ha fatto molto; ma c’è un numero eccessivo di arrivi rispetto alle capacità della città, che vanno dirottati altrove”.

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Interveniamo di nuovo sul tema, perché “non possiamo accoglierli tutti quanti” è un luogo comune diffuso che pare innocuo, ma ha radici crudeli e disumane. Ed è anche importante sciogliere un apparente paradosso: il Prefetto “all’attacco” è proprio il principale responsabile di tutto ciò che, sull’accoglienza senese, non funziona.

Ma andiamo con ordine. La prima tesi falsa in questo discorso è che Siena sia accogliente. Siena è accogliente coi senesi e con la senesità, ma tollera a malapena i turisti, e tutto il resto lo reprime ed espelle: studenti fuorisede, musicanti di strada, migranti, criticità sociali. Perfino un locale che “osi” fare musica dal vivo scatena polemiche, e si sente parlare di “movida” in una città così noiosamente bella, in cui per moltissimi giovani non c’è niente di davvero minaccioso, ma neanche niente di davvero interessante.

Oggi vediamo cosa producono decenni di politiche securitarie, di “vetrinizzazione” della città: tutti i boschi attorno in compenso sono infestati di spaccio, assai più pesante e violento di quanto si possa mai verificare coi “maranza” nei centri abitati.

I centri istituzionali per migranti sono stati centrifugati lontano, dove è ovviamente più difficile tutto: l’approvvigionamento, la regolarizzazione burocratica, la ricerca del lavoro e lo studio della lingua italiana, l’integrazione. Una sola cosa è più facile, lontano dagli occhi della città: l’infiltrazione della criminalità, più o meno organizzata.

Siena ha fatto molto per i richiedenti asilo, perlomeno quella porzione di cittadinanza solidale e di buon cuore, la Siena delle associazioni e del volontariato, per non parlare della galassia religiosa che si è attivata per prestare aiuto concreto: dai sacerdoti sparsi sul territorio fino al Cardinale che ha simbolicamente offerto la Sua Casa per il tavolo di concertazione.

La sede di Rifondazione Comunista ha ospitato da novembre scorso ad oggi decine di richiedenti asilo che vivevano in strada. La Corte dei Miracoli e tutte le realtà sociali e culturali legate ad essa hanno offerto assistenza medica, sportelli di consultazione legale, corsi di lingua italiana e molti altri servizi di prima necessità.

Il personale medico, alcune studentesse di Medicina (volontarie), la ASL, infermiere (volontarie e non), e molti altri ancora hanno dispiegato una rete di forze che ha permesso di offrire soccorso nelle emergenze mediche, riparo e protezione a famiglie che ne avevano bisogno, conforto e terapie, cure salvavita a persone che hanno magari visitato in Italia il primo ambulatorio della loro vita. Il CPTA e tre scuole composte esclusivamente da volontari offrono da anni migliaia di ore in corsi di lingua italiana. L’Unistrasi ha dato un bellissimo esempio sociale col progetto fortemente voluto dal rettorato, ma attuato anche grazie agli sforzi di uffici, docenti, ricercatrici, operatrici delle mense etc. che in quel progetto hanno creduto: dare il pane agli affamati, nutrendo lo stomaco col cibo e la mente con la conoscenza.

Un’altra bugia di questo lungo discorso è nascosta nei numeri”, soprattutto per come si
raccontano sui giornali: al contrario, a Siena arrivano da sempre e ancora oggi pochi migranti, rispetto alla media dei centri abitati italiani di simile conformazione demografica.

Di posto poi ce n’è, e anche tanto: già il centro storico (ma guai a proporlo!) brulica di residenze vuote, e basta spostarsi poco fuori dalle mura che di spazi potenziali c’è perfino abbondanza.

L’attuale Prefetto di Siena è il principale autore delle direttive che hanno portato a ritardi non solo nella concessione e rinnovo dei permessi di soggiorno, ma perfino nella presentazione della domanda di asilo, un diritto umano sancito dalla Convenzione di Ginevra, che serve a proteggere i rifugiati, i profughi, i soggetti più deboli del mondo.

Respingere i miserabili che bussano alle porte, ovviamente non li ha fatti magicamente scomparire: si sono rifugiati in un parcheggio sotterraneo, assistiti soltanto da quella galassia di volontari già citata, ed è soltanto grazie a loro che le conseguenze di
queste scelte xenofobe hanno prodotto “soltanto” qualche stridulo lamento dei benpensanti sui giornali, e non una vera emergenza umanitaria e sociale.

Quando leggiamo scrivere o sentiamo dire “Siena vuole essere accogliente, ma ne arrivano troppi” si riassume un discorso articolato da molti anni, e non soltanto in Prefettura: anche entro alcuni assessorati di questa Giunta, ma anche da alcuni ex-sindaci (pure di centrosinistra), da certa parte del sindacato, nei comitati cittadini che fanno le ronde e lanciano acqua (quando va bene) dalle finestre, dai fascisti del terzo millennio che si riciclano in liste-fantasma, sui media compiacenti, etc.

Questo discorso penetra anche tra le masse, ed è pericoloso, perché la frase “qui non c’è posto per tutti” sotto la superficie innocua nasconde una postura crudele, disumanizzante: l’idea che l’Altro (il diverso, il debole, il bisognoso) debba andare Altrove. Ciò che è il nucleo della xenofobia.

A Siena di posto ce ne sarebbe per tutti i migranti, per tutti i diversi, per tutti i poveri, per tutte le categorie che oggi “danno fastidio” e per tutte le diversità umane e culturali, e avanzerebbe. E tra l’altro, alla città gioverebbe moltissimo.

Ma tra le altre cose, a Siena c’è già oggi una marea di gente, sia autoctona che immigrata, sia ricca che povera, sia religiosa che atea… che sceglie di accogliere, e lo fa per davvero: con il lavoro, lo sforzo, gli incontri e soprattutto con il sorriso. Lo stesso sorriso di tutte quelle persone che vedono le mura medioevali per la prima volta, e magari pensano di aver trovato la fine di una fuga drammatica, di poterci “fare casa”.

Almeno per un po’, dopo mesi o anni di terrore, e l’ultimo sorriso sepolto sotto le loro case distrutte. E che continueranno a bussare alle porte di Siena, una città che a volte preferisce sbattergliele in faccia.

Cudera Lab

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