Volontari per la sicurezza a Siena: iniziativa civica o improvvisazione istituzionale?

L’avviso del Comune di Siena per “ronde” affiancate alla Polizia Locale solleva dubbi. Il confronto con il modello modenese evidenzia l’assenza di una visione strutturata

Il Comune di Siena ha recentemente pubblicato un avviso per la creazione di un “Gruppo volontari della Polizia Locale”, con l’intento di coinvolgere cittadini, contradaioli e realtà del Terzo Settore in attività di presidio urbano e supporto alla sicurezza pubblica.

I volontari, secondo quanto previsto dal regolamento approvato, non avranno funzioni di polizia né poteri coercitivi, ma saranno chiamati a presidiare scuole, parchi e altri spazi pubblici, riconoscibili attraverso divisa (pettorina?) e tesserino, e opereranno sotto la responsabilità del Comandante della Polizia Locale. Tuttavia, l’iniziativa, benché ispirata alla cosiddetta “sicurezza partecipata”, solleva numerosi dubbi e preoccupazioni, a partire dalla sua evidente fragilità strutturale.

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Non sono stati forniti dettagli chiari sulla formazione prevista per i volontari: mancano informazioni su durata, contenuti, metodologie e finalità del corso obbligatorio. Non esistono protocolli operativi pubblici, non è stata stipulata alcuna convenzione ufficiale con le forze dell’ordine e non è noto se siano previsti strumenti di coordinamento o supervisione.

Questa incertezza apre scenari rischiosi: i volontari, seppure formalmente privi di compiti di intervento, potrebbero trovarsi coinvolti in situazioni potenzialmente delicate o pericolose, come litigi in spazi pubblici, conflitti tra studenti o interazioni con soggetti in stato di alterazione. Senza una formazione adeguata su primo soccorso, gestione dei conflitti o de-escalation, l’esposizione a situazioni di tensione potrebbe mettere a rischio non solo la loro incolumità ma anche quella di chi si trova nei paraggi.

In aggiunta, l’amministrazione non ha reso noti i dettagli della copertura assicurativa: non è chiaro se siano previsti risarcimenti in caso di infortunio, tutela legale in caso di controversie o assistenza psicologica. In assenza di garanzie chiare, la responsabilità ricade potenzialmente proprio su chi offre il proprio tempo in modo gratuito, confidando sul senso civico e sulla buona fede. Anche l’aspetto comunicativo può generare confusione: la presenza in divisa e con tesserino può indurre i cittadini a credere che i volontari abbiano un ruolo istituzionale o autoritario, alimentando aspettative infondate o conflitti di percezione.

Nel panorama nazionale, un esempio utile di confronto è il progetto attivo a Modena dal 2024, promosso dalla giunta comunale di centrosinistra. Qui oltre 150 volontari, tra cui Alpini e Carabinieri in congedo, sono coinvolti nel programma “Sicurezza Scuole”. A differenza dell’iniziativa senese, quella modenese è regolata da una convenzione triennale con il Comune, è finanziata con risorse dedicate (37.000 euro l’anno), prevede percorsi formativi strutturati e si basa esclusivamente su attività di vigilanza informativa. I volontari modenesi non intervengono né controllano, ma si limitano a osservare e segnalare. Il loro ruolo è chiaramente definito, sia nei limiti operativi che nella copertura assicurativa, ed è pienamente inquadrato nel rispetto del decreto Maroni del 2009.

Il contrasto tra i due modelli sembra netto: da un lato, a Siena, si procede con un progetto improvvisato e privo di garanzie, dove l’annuncio dell’iniziativa precede la definizione delle sue condizioni di sicurezza e legalità; dall’altro, a Modena, la partecipazione civica alla sicurezza è il risultato di un percorso istituzionale trasparente e regolamentato.

Se davvero l’amministrazione senese vuole valorizzare il coinvolgimento dei cittadini nella vita pubblica, occorre che l’iniziativa venga ripensata alla radice, uscendo da una logica simbolica o emergenziale e orientandosi verso una visione strategica della sicurezza urbana come bene comune da tutelare con metodo, rispetto delle norme e attenzione alle persone coinvolte.

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