Monteriggioni, la filologia porta al successo

Archiviata la 31° edizione della festa in Castello, 250 figuranti, oltre novemila presenze

Lascio Monteriggioni nel suo ultimo giorno dell’evento “Di Torri si Corona”, trentunesimo della sua origine, quando il bello della festa deve ancora cominciare con l’incedere dell’imbrunire e il ritorno del fresco.

Scendendo c’è un tappeto ininterrotto di autovetture; nei due parcheggi, nel grande campo aggiuntivo ed ora, gli ultimi che arrivano, posteggiano alla Vittorio Alfieri, la scuola che costeggia la Cassia. Buona fortuna, per loro e gli abiti della domenica, li attende un’ascesa di 1500 metri mentre il termometro dell’auto segna 34.

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Senesecentrico fino al midollo, con il Palio protrattosi fino al 4/7, mi era sfuggito che quest’anno a Monteriggioni la festa medievale cambiava di molto. Proprio la sera del Palio corso ha avuto il suo banchetto inaugurale e ha spalmato il programma non su settimane ma nei tre giorni successivi. Eppure, fiero e orgoglioso, sventola sulle torri il gonfalone con la Balzana.

Ci arrivo per caso, munito di macchina fotografica ma senza il tempo di porre domande intelligenti. Me ne vado con la volontà di testimoniare quanto sia cambiata la festa in Castello dalle sue iniziali carnascialesche edizioni. E la cosa mi ha anche intrigato.

Verrebbe da chiamarli adulti che giocano ancora con bambole, maschere e soldatini. Ma non è così, oppure se è così, lo è a tal punto, e di tale qualità, che Monteriggioni nella “industria” della rievocazione ha trovato ottime prospettive di sviluppo che si moltiplicano in iperbole quando le si accosta al “trust” della Francigena.

Andrea Frosini che si è appena meritato un plebiscitario consenso per cinque anni ancora con la fascia di sindaco, deve avere i suoi meriti; cui probabilmente si aggiungono quelli per aver saputo far squadra con tante figure intellettuali.

A parte questo, si è trattato semplicemente di inserirsi su quei grandi temi, cari a Regione Toscana e Comunità Europea, sui quali il capoluogo, stretto dalle sue mura, non riesce a esprimersi e che fruttano contributi finanziari e divulgativi importanti.

Ne sia esempio l’essersi sostituiti a Siena nella pace di Castelfiorentino, successiva alla battaglia di Monteaperti; e così mentre Siena continua a porre ogni 4 settembre onori sui cippi al limitare delle Crete celebrando orgoglio guerriero, notabili e armigeri di Monteriggioni vanno oltre la Valdelsa a celebrare un evento che, a parere del governatore Giani e dei ricostruttori contemporanei, merita di fregiarsi delle bandiere arcobaleno.

A Monteriggioni la parola magica è comunque filologia. Letteralmente: “Scienza e disciplina intesa a indagare una cultura e una civiltà letteraria, antica o moderna, attraverso lo studio dei testi letterari e dei documenti di lingua, ricostituendoli nella loro forma originale e individuandone gli aspetti e i caratteri linguistici e culturali”.

Precipitate in una perenne competizione culturale a 360 gradi le associazioni più assidue nel contributo di idee e muscoli alla rievocazione, otto per otto siti e otto cucine, si sono affrontate per la conquista del premio “La XV Torre”, ossia la migliore proposta filologica composta da cibo e allestimento, proposta in taverna, su pietanze tratte da ricettari di fine XIII secolo-XV secolo. L’hanno spuntata quelli della FootGolf Siena che, nella loro Buca dei Golosi, sanno già di potersi fregiare fra un anno dell’emblema della torre.

La ricetta magica di “Monteriggioni di Torri si Corona” crediamo – e forse ci stiamo ripetendo – che sia l’affiatamento tra diversi organismi. Il principale è il braccio laico del comune, la Monteriggioni Ad 1213, società in house del Comune dedita a servizi turistici ed eventi culturali. La seconda da citare è indubbiamente l’Agresto, associazione culturale medievale, cui fanno capo altre associazioni e gruppi fatti da dame danzanti, tamburini e guerrieri.

Queste ed altre associazioni, ormai use alle rievocazioni, hanno dato vita al transfert in un’altra epoca che si è tenuto a Monteriggioni Castello dal 5 al 7 luglio.

L’unica ampia piazza, le stradine strette e tortuose… Finché tutto si è concentrato davanti la chiesa è stato un po’ disagevole da seguire, poi quando ogni angolo è divenuto palcoscenico le cose sono migliorate. Peccato per la visione d’insieme mancata a seguito della chiusura dei camminamenti sulle mura, tuttavia oltre che fatto pubblicamente anticipato è stata anche misura auspicabile per la sicurezza delle centinaia e centinaia di persone.

A cominciare dal banditore salito sul pozzo per presentare gli “artisti” la sensazione di una ricercatezza notevole con protagonisti capaci di parlare a lungo il volgare, e non solo farsi comprendere, ma anche con la capacità di far divertire.

Le lingue più diverse parlavano teatranti e giullari, moltissimi di loro a contratto con la AD 1213, ma anch’essi perfettamente collocati nell’epoca dove a ripensarci, un giullare, appunto, non dimorava a vita nella corte del sovrano, perché con la noia del signore scemavano le sue prospettive… di lunga vita.

Una caratteristica comune, e davvero molto gradita, tra i 200-250 figuranti, e quindi anche tra i moltissimi volontari del posto, è stata la disponibilità continua a rispondere con un sorriso a chiunque. Sorrisi che si sprecavano al campo giochi, dove oltre alla pista dei barberi erano in funzioni attrazioni dove la vittoria comportava sistematicamente un avvilente gavettone per il volontario-vittima.

La comunicazione ufficiale ci parla di un superamento dei novemila ingressi (volontari più paganti e residenti) nei tre giorni, con largo superamento dei dati delle precedenti stagioni. Quindi un meritato successo.

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