Progetto finanziato dallo Stato per includere i richiedenti asilo accende il dibattito: accuse di spreco, problemi di sicurezza e propaganda su una comunità divisa
A Chianciano Terme, il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo si è trasformato in un campo di scontro politico, sociale e simbolico. Un conflitto che mescola il bisogno di integrazione, i limiti dell’ordine pubblico e i toni sempre più accesi della propaganda.
Tutto è cominciato con una delibera della Giunta Comunale (n. 287 del 23 dicembre 2024), con cui sono stati destinati 28.520 euro per “favorire percorsi di accompagnamento e inclusione sociale” rivolti ai migranti ospitati nei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) del territorio.
Un provvedimento previsto, autorizzato dalla Prefettura e finanziato con fondi vincolati del Ministero dell’Interno. Non una spesa sul bilancio ordinario del Comune, ma un investimento su un progetto già normato.
Ma la reazione del locale circolo di Fratelli d’Italia è stata immediata. In un comunicato, il partito di destra ha denunciato l’iniziativa come uno spreco di risorse comunali, sollevando dubbi sulla trasparenza del loro utilizzo e sulla coerenza con le priorità del territorio. Secondo FdI, i CAS avrebbero già a disposizione fondi per servizi come mediazione culturale, assistenza sanitaria e inserimento lavorativo.
Eppure, come ha ricordato la consigliera con delega all’Immigrazione, Bombagli Clori, proprio il governo Meloni ha ridefinito i compiti dei CAS, escludendo molti di questi servizi con il Decreto Cutro (Legge 50/2023). A questa ricostruzione si è aggiunta una puntualizzazione del Partito Democratico di Chianciano Terme, che ha voluto ricordare come anche la precedente amministrazione — guidata dall’oggi presidente del circolo di Fratelli d’Italia — avesse già fatto uso di fondi analoghi per progetti rivolti ai migranti. Un fatto che smentisce l’idea che si tratti oggi di una scelta ideologica o fuori dal solco delle buone pratiche amministrative.
Ma la discussione si è fatta ancora più tesa quando un grave episodio di violenza ha scosso la comunità: un richiedente asilo, noto per precedenti comportamenti aggressivi e condizioni di vita precarie (senza fissa dimora, con problemi evidenti di marginalità), ha colpito ripetutamente con una clava rudimentale le vetrine di vari negozi, dopo aver già aggredito in passato un cittadino e averne minacciati altri. Nonostante fosse già stato segnalato più volte, non era stato preso in carico da nessuna struttura o percorso adeguato. Il fatto ha alimentato le paure e dato fiato a chi, come l’ex sindaco Marchetti, chiede ora un netto cambio di rotta: “Chianciano ha bisogno di turismo, lavoro, sicurezza, non di spese per l’integrazione”.
A questa escalation ha risposto la sindaca Grazia Torelli, con parole ferme ma misurate: “Chianciano è una delle comunità più impegnate dell’intera provincia di Siena sul fronte dell’accoglienza. Ma non possiamo essere lasciati soli”. E ha lanciato un appello al Prefetto, arrivando a minacciare le dimissioni in mancanza di risposte concrete da parte dello Stato. Un gesto simbolico, ma che racconta il livello di esasperazione. Perché in questo centro termale, di poco più di 7.000 abitanti, si contano circa 250 richiedenti asilo all’interno dei soli Cas. Ma sono davvero tutti? Un numero sproporzionato, comunque, lasciato crescere senza programmazione durante i dieci anni di amministrazione della giunta precedente; più o meno gli stessi che ora criticano le scelte della nuova.
Chianciano, dunque, è oggi una cartina di tornasole delle contraddizioni italiane sull’immigrazione: da un lato l’impegno istituzionale, le norme, i fondi, le buone intenzioni; dall’altro, la realtà complessa dell’accoglienza mal gestita, l’assenza di presidi strutturati, la carenza di progettualità e l’abbandono dei singoli casi più fragili, che finiscono per esplodere in cronaca.
Nel mezzo, i cittadini: spesso spaesati, divisi tra solidarietà e paura, tra aspettative di rilancio economico e timori di insicurezza. Il rischio è che si cada nella trappola della semplificazione: un fatto isolato che diventa un pretesto per giudicare un intero sistema; un disagio reale che viene cavalcato come fosse una guerra tra “noi” e “loro”, tra “italiani tartassati” e “immigrati privilegiati”.
Chianciano Terme, con le sue acque termali e la sua storia di ospitalità, rischia così di diventare una “polveriera” — come ha scritto qualcuno — non tanto per la presenza dei migranti, quanto per l’assenza di una visione lucida, condivisa e responsabile da parte di tutti gli attori istituzionali, politici e sociali. La vera sfida non è l’integrazione dei migranti, ma l’integrazione delle risposte. E la capacità di trattare l’immigrazione non come un problema da nascondere o agitare, ma come una realtà da governare con umanità e intelligenza.