Chianciano Terme, commercianti del centro protestano contro la ZTL

Esercenti in serrata durante la festa di San Giovanni. Ma la vera questione è trovare una visione per il futuro del cuore antico della città

Nel giorno in cui Chianciano Terme celebra San Giovanni, con la sua festa più sentita, alcune attività del centro storico si fermano. Non per devozione, ma per protesta. Commercianti ed esercenti hanno deciso di tenere abbassate le serrande per lanciare un grido d’allarme che va ben oltre la regolamentazione della ZTL. Ufficialmente, la serrata nasce dal malcontento per una zona a traffico limitato che, secondo i firmatari del comunicato stampa, starebbe aggravando una crisi già profonda. Ma la sensazione – sempre più diffusa – è che il vero problema non sia il traffico, bensì l’assenza di una visione complessiva per il centro storico.

La delibera che disciplina la ZTL, approvata dalla precedente amministrazione con un articolato provvedimento nell’ottobre 2023, regolamenta accessi, soste, deroghe, fasce orarie e soggetti autorizzabili. L’attuale giunta Torelli, insediata da poco piu’ di un anno, ha ereditato questo impianto e ha cercato di aprire un confronto con cittadini e operatori. Incontri pubblici, telefonate collettive, scambi con assessori e vicesindaco hanno mostrato la disponibilità ad ascoltare, ma non sono bastati a spegnere il malcontento. La protesta è esplosa proprio nel cuore dell’estate, nella serata simbolicamente più viva per la città.

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Eppure, fermarsi alla ZTL sarebbe un errore. Il calo degli incassi denunciato dai commercianti difficilmente può essere imputato solo ai varchi elettronici o agli orari di carico e scarico. Il tema vero è la fragilità strutturale di un centro che, nonostante scorci panoramici e potenzialità culturali, è stato lasciato ai margini delle scelte sul futuro di Chianciano Terme. Del resto anche la parte termale di Chianciano Terme non gode di vitalità. Segno che l’accessibilità non tutto.

La ZTL, a guardar bene non è la causa della crisi, è semmai il detonatore di una frustrazione accumulata. Un pretesto. Chissà che non possa essere anche un’occasione per aprire finalmente un dibattito più largo: che cosa vogliono fare del centro storico prima di tutto residenti e esercenti? Vogliamo conservarlo come immagine o rigenerarlo come spazio vivo? Servono idee, investimenti, coraggio. Forse una cooperativa di comunità potrebbe proporre percorsi tematici, risalite attrezzate, eventi culturali e animazione sociale. Forse sarebbe il caso di ripensare i servizi, la mobilità alternativa, i collegamenti con la parte bassa della città. E magari di immaginare un piano di rilancio in grado tenere insieme accessibilità, qualità urbana e residenza.

La protesta dei commercianti, al netto delle ragioni contingenti, è un segnale. Se resta un rifiuto di una regola viaria, e non diviene un appello a essere parte di un disegno più grande andrà da poche parti. Perché nessuna serrata potrà mai rilanciare un centro storico, ma nemmeno una delibera. Serve una visione. E il tempo di maturarla. Serve un progetto condiviso. Serve, un po’ più di futuro. L’importante sarebbe trovare le energie per partire.

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