Congresso Pd visto dalla provincia, l’opinione di Rosanna Pugnalini

Intervista alla già sindaco di Sarteano e consigliere regionale, presidente della comunità montana del Cetona

Un curriculum politico di tutto rispetto: Rosanna Pugnalini. A lei chiediamo per così dire un punto di vista extra moenia. Il Pd del capoluogo va a congresso straordinario dopo una fase di commissariamento ma soprattutto dopo una sconfitta elettorale e la riconsegna del capoluogo. Vista da Sarteano quali sono i suoi pensieri su questo evento…

Partiamo dalla sconfitta elettorale, di cui nessuno ha mai collegialmente discusso nel Pd, tu che idea ti sei fatta delle sue ragioni?

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“La fallimentare gestione politico/amministrativa di De Mossi non è stata sufficiente a far cambiare idea alla cittadinanza che, evidentemente, ha trovato più appetibile la proposta “rinnovata”, dal cambio in corsa della candidatura, del centrodestra. La proposta del centrosinistra non è riuscita a sfondare, a entrare in sintonia con le esigenze della città. A mio avviso il PD sconta i troppi nodi irrisolti che si possono sciogliere solamente facendo un analisi di “verità” dei fatti avvenuti in città negli ultimi 15 anni”.

I comuni della provincia – quelli di centrosinistra in particolare – con il capoluogo in mano al centrodestra sono più deboli o più forti?

“L’isolamento della Città dal suo territorio indebolisce tutta la comunità provinciale. Siena e provincia sono state, in passato, all’avanguardia in tante scelte che hanno influenzato positivamente le politiche regionali e nazionali. Oggi, invece, Siena e la stragrande maggioranza dei Comuni della provincia restano fuori dalle partite decisive, in Toscana e nel Paese”.

Del commissariamento ti sei fatto una idea? Qualche suggerimento da dare al provinciale e al regionale del tuo Partito?

“Siena non meritava un commissariamento. Il congresso che si svolge in queste settimane poteva essere fatto lo scorso autunno. Si è perso un anno. Nessun nodo è stato sciolto e le divisioni e i rancori non sono diminuiti. Aver rinviato problemi, problemi che restano a tutt’oggi irrisolti ha intrecciato ancora di più la situazione: così ci troviamo ancora a discutere di regole e cavilli mentre la Città soffre l’incertezza del presente e del futuro. Magari a futura memoria…”

Secondo te questo congresso sta rendendo chiaro che l’obiettivo dei democratici è rilanciare la loro visibilità in città e una proposta per il futuro?

“Purtroppo si è persa, anche stavolta, l’occasione per fare un congresso unitario, con un sano confronto di idee e proposte in grado di rafforzare il partito. Se si privilegiano le divisioni e le discussioni sulle regole (pure importanti) ad un serio approfondimento programmatico non si fa un buon servizio alla Città. Spero che d’ora in poi si voglia ragionare sul futuro di Siena, sul suo contesto sociale, culturale e produttivo così da far uscire dal congresso una proposta concreta e condivisa in grado di ricucire i fili tra PD e larghe fatte di comunità”.

Tu conosci sicuramente i due candidati. Per chi voteresti tu fossi iscritta a Siena?

“La proposta programmatica di Simone Vigni mi pare più vicina alle esigenze della città. Credo possa, attraverso la sua candidatura di servizio e la sua esperienza, riattivare percorsi partecipativi all’interno del partito e riaprire un dialogo costruttivo con le forze politiche e civiche che si riconoscono nei valori del centrosinistra. Penso sia all’altezza delle sfide che abbiamo davanti e in grado di far tornare il partito, con umiltà e passione, tra la gente”.

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