Coraggio Chianciano lancia le sue proposte

Esposito si smarca dal resto dell’opposizione e senza fare sconti alla maggioranza cerca il confronto

In una fase di crescente tensione politica a Chianciano Terme, il consigliere comunale Roberto Esposito (foto), capogruppo di Coraggio Chianciano, sceglie un altro registro rispetto alla polemica frontale della lista Punto a Capo – Fratelli d’Italia. Il suo lungo intervento video, pur attraversato da toni critici e da una certa disillusione, tenta un equilibrio tra denuncia e proposta. Un equilibrio non sempre riuscito, ma che segna una differenza di stile e contenuto rispetto alla sola protesta.

Il primo tema affrontato è la Zona a Traffico Limitato e la protesta dei commercianti del centro storico. “Noi questa proposta l’avevamo già avanzata in campagna elettorale,” premette Esposito, rivendicando coerenza. L’idea è quella di spostare il varco della ZTL all’incrocio tra via Casini e via Garibaldi, consentendo il solo transito – e non la sosta – ai residenti, in orario diurno. “Un modo per permettere un minimo di fruizione del centro senza snaturarne la vocazione”.

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Una proposta che appare ancora abbozzata nei dettagli tecnici, ma che tenta una mediazione tra accessibilità e tutela.

Sul Parco Fucoli, il tono si fa più diretto: l’affidamento dell’apertura e chiusura a una vigilanza privata è definito “sconcertante”, e viene contrapposta una soluzione dal sapore artigianale: un’area ristoro affidata a un privato che garantisca in cambio il presidio. “Tre frigoriferi, un bancone, e una persona che tenga accese le luci”.

Ma l’idea si scontra con la realtà: un bar all’interno del Parco Fucoli c’era già, e con una struttura ben più attrezzata di quella oggi evocata, eppure non è riuscito a reggere. Così come si sta spegnendo il centro tennis, segno che la questione non si risolve con piccoli accorgimenti, ma chiama in causa dinamiche economiche più profonde. La proposta di Esposito, pur animata da spirito pratico, rischia di apparire fuori fuoco rispetto alla complessità del problema.

Decisamente più problematico il passaggio sul Parco Acqua Santa. Qui Esposito lancia accuse pesanti: “Facciamo finta di acquistarlo, ma è già nostro. Con un gioco delle tre carte, l’immobiliare scarica i debiti e ce li ritroviamo noi”.

Ma la denuncia, seppure suggestiva, si presta a molte domande: in che misura il bene è davvero “già nostro”? E soprattutto, in presenza di una procedura concorsuale, è davvero così scontato che un bene pubblico resti tale, se non interviene un atto formale? La dinamica tra Comune e società controllata meriterebbe una trattazione più puntuale, a partire proprio dalla natura della procedura in cui la società si è trovata coinvolta. Il rischio, semmai, era che senza l’intervento pubblico il bene finiva per essere disperso? Oppure, all’opposto, può essere che l’acquisto si travesta in un’operazione di scarico del passivo? Due ipotesi, entrambe da verificare. Nel tempo Ma giudizi netti e trancianti appaiono più funzionale alla polemica che alla chiarezza.

Esposito interviene anche sul tema dell’integrazione, prendendo le distanze da ciò che definisce una “retorica dei finti posti di lavoro e dei socialmente utili inventati”. Richiama invece la necessità di “studio vero, lavoro vero, opportunità vere”, ma non indica con precisione quali siano le condizioni per crearle in un territorio in crisi strutturale. E dove magari manodopera a basso costo può far comodo. E dove i migranti ci sono già. Una critica, quella di Esposito, che fotografa una realtà difficile, ma rischia di speculare a quello che denuncia.

A fare da filo conduttore è, come sempre, il turismo. Dice Esposito: “Tutti i problemi che ho citato – dalla ZTL al lavoro, dalla gestione dei parchi all’integrazione – hanno una sola radice comune: la mancanza di un piano per il turismo”.

È un refrain che torna, ma che lascia aperto un dubbio: quale turismo? Quello evocato da Esposito appare spesso legato a esperienze di breve durata, informali, in alcuni casi al limite della sostenibilità, sia sociale che urbanistica. Un turismo “mordi e fuggi” che rischia di sovrapporsi al tessuto cittadino invece che integrarsi. L’idea di futuro proposta resta quindi da chiarire, anche nei suoi riferimenti impliciti: chi sostiene oggi questo modello? E a vantaggio di chi?

Ciò nonostante, un elemento politico emerge con chiarezza: a differenza di altri esponenti dell’opposizione, Esposito non cerca lo scontro frontale né si rifugia nel vittimismo. Si propone come interlocutore esigente ma disponibile, pronto a mettersi al tavolo, almeno a parole. “Non è perché una proposta viene dall’opposizione che non debba essere considerata. Se è buona, adottatela”.

“Spero che il clima cambi – conclude – ma non per convenienza politica: spero che cambi perché le cose migliorano”.

Esposito si discosta dai toni barricaderi di altri e prova a rimettere al centro i contenuti. Con una certezza, ribadita con forza: senza turismo non c’è economia, e senza economia nessuna integrazione, nessun centro storico vivo, nessun futuro per Chianciano. Resta da capire se la sua idea di turismo corrisponda davvero al futuro che la città cerca.

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