Fine vita in Toscana, libertà di scelta e dibattito etico

Il Consiglio regionale discuterà domani e voterà martedì sul suicidio medicalmente assistito

La Toscana si appresta a diventare la prima regione italiana a dotarsi di una legge sul suicidio medicalmente assistito. Il testo, promosso dall’Associazione Luca Coscioni, è stato approvato in Commissione Sanità e sarà discusso in Consiglio regionale domani, 10 febbraio 2025, con il voto previsto per l’11 febbraio, una data simbolica che coincide con la Giornata Mondiale del Malato.

La proposta di legge si inserisce nel solco della sentenza n. 242/2019 della Corte Costituzionale, legata al caso Dj Fabo-Cappato, che ha aperto alla possibilità del suicidio assistito per le persone affette da patologie irreversibili, in condizioni di sofferenza intollerabile e pienamente capaci di prendere una decisione autonoma.

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Se approvata, la norma garantirà alle aziende sanitarie regionali la possibilità di fornire gratuitamente il supporto tecnico e farmacologico per l’auto-somministrazione del farmaco letale, che potrà avvenire in ospedale, in hospice o a domicilio, nel rispetto della volontà del paziente.

Una Legge per la Libertà Individuale

Al centro della proposta c’è un principio fondamentale: il diritto di ogni individuo a scegliere consapevolmente il proprio destino.

Molti sostenitori della legge la considerano un passo avanti per i diritti civili, in quanto riconosce l’autodeterminazione come principio cardine in ambito sanitario ed etico.

Laura Santi, una 50enne affetta da sclerosi multipla, ha lanciato un appello ai consiglieri toscani affinché la legge venga approvata senza rinvii: “Le cure palliative sono fondamentali, ma non escludono il diritto a scegliere il proprio destino. La mia sofferenza non può essere decisa da altri”.

Un altro punto di vista forte è quello di Marco Cappato, esponente dell’Associazione Luca Coscioni, che ha ribadito come la legge permetta di evitare viaggi della disperazione verso Svizzera o Belgio, dove il suicidio assistito è regolamentato.

Le Critiche e il dibattito politico

Nonostante il principio di autodeterminazione sia centrale nella proposta, la legge ha generato un acceso dibattito, con forti resistenze politiche e morali.

I vescovi toscani hanno espresso profonda preoccupazione, affermando che: “Non esiste un diritto a morire, ma solo il diritto a essere curati”.

Hanno sottolineato il rischio di considerare questa legge un simbolo politico e invitato a rafforzare piuttosto le cure palliative, che in Toscana risultano ancora insufficienti.

Dal punto di vista politico, la proposta ha diviso anche la maggioranza di centrosinistra. Alcuni esponenti del Partito Democratico hanno chiesto un rinvio per approfondire ulteriormente la questione, mentre Forza Italia ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità, sostenendo che la materia non sia di competenza regionale, ma statale.

Critiche sono arrivate anche da associazioni come Pro Vita & Famiglia, che hanno definito la proposta “paradossale e vergognosa”, soprattutto per la coincidenza con la Giornata del Malato. Secondo queste realtà, il sistema delle cure palliative in Toscana è ancora troppo carente per poter considerare il suicidio assistito una reale alternativa.

Verso un nuovo equilibrio tra stato e individuo

Se la legge sarà approvata, la Toscana inaugurerà un modello che potrebbe ispirare altre regioni italiane, aprendo un nuovo capitolo nel dibattito sui diritti individuali in Italia.

Il nodo centrale del confronto resta lo scontro tra chi ritiene che la vita sia un bene indisponibile e chi, invece, considera la libertà dell’individuo come un valore irrinunciabile.

Nel pieno rispetto delle convinzioni personali e religiose, la legge toscana tenta di restituire centralità alla volontà del singolo. Perché, in fondo, decidere della propria esistenza non dovrebbe essere una concessione, ma un diritto fondamentale.

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