Una nuova sanità che punta su innovazione tecnologica, cura di prossimità e partecipazione del territorio
Il 13 giugno, dalle ore 9:30 alle 13:00, l’Aula Magna dell’Università per Stranieri di Siena ospiterà l’incontro “Telemedicina: la cura a casa”, promosso dalla Regione Toscana. Un’occasione pubblica per discutere presente e futuro di un settore in espansione; maggiori dettagli a questo link.
Ma che cosa significa davvero “telemedicina” in Toscana oggi?
Non una moda, né un orpello tecnologico: la telemedicina è diventata un asse strategico del sistema sanitario toscano. Un ponte tra cittadino e cura, tra medico e comunità. Non sostituisce l’incontro in presenza, ma lo integra, lo potenzia, lo rende possibile anche dove altrimenti sarebbe assente. È l’evoluzione – non l’eliminazione – della medicina territoriale.
Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia, la Toscana ha rafforzato l’investimento in sanità digitale e telemedicina, con una visione che tiene insieme innovazione tecnologica e accesso universale. Il cuore del progetto è duplice: da un lato, ridurre la frammentazione dei percorsi di cura; dall’altro, riportare la sanità dentro la quotidianità delle persone, in particolare quelle con patologie croniche, fragilità motorie o residenti in aree interne e marginali.
In termini di risorse, la Regione Toscana ha stanziato oltre 42 milioni di euro tra fondi PNRR, risorse regionali e investimenti aziendali per lo sviluppo delle tecnologie di telemedicina entro il 2026. Solo nel triennio 2023–2025 sono previsti 18 milioni per infrastrutture digitali sanitarie, 12 milioni per dispositivi domiciliari e piattaforme interoperabili, e circa 7 milioni destinati alla formazione di personale sanitario e tecnico.
Le aziende sanitarie toscane – in particolare l’Aou Senese e la Usl Toscana Sud Est – hanno già introdotto piattaforme stabili di televisita e telemonitoraggio. Sono attive oggi prestazioni a distanza in psichiatria, cardiologia, diabetologia, dermatologia, neurologia, pneumologia, oncologia, reumatologia. Ma la novità non è solo tecnologica: riguarda il modello organizzativo. La sanità territoriale e i medici di medicina generale sono sempre più coinvolti nel processo, grazie a piattaforme condivise e consulti in tempo reale.
L’architettura della nuova telemedicina toscana si basa su una regia regionale, ma si costruisce dal basso, sul territorio. I medici di famiglia sono attori chiave: ricevono strumenti, accesso a consulti specialistici digitali, formazione. Le Case di Comunità e gli ospedali di prossimità diventano snodi integrati. I pazienti non sono solo “utenti”, ma protagonisti informati: grazie ai sistemi di telemonitoraggio domiciliare e alle nuove app regionali, possono misurare i parametri vitali da casa, caricarli su piattaforme sicure, confrontarsi con il proprio medico e ottenere indicazioni rapide.
Nel 2024, oltre 15.000 prestazioni telemediche sono state erogate nella sola Ausl Toscana Sud Est, con un incremento del 35% rispetto all’anno precedente. Il dato è in crescita anche nella Usl Toscana Centro e Nord Ovest, dove il teleconsulto tra strutture ospedaliere ha ridotto i tempi di attesa per valutazioni specialistiche complesse. Ma oltre i numeri, ciò che conta è il cambio di paradigma: si cura la persona, non solo la malattia. Si abbattono le barriere fisiche, economiche e anche psicologiche.
Un raffronto con altre regioni mostra che la Toscana si colloca tra le aree più avanzate del Paese, assieme a Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. La Lombardia ha puntato molto sulla standardizzazione tecnologica (con il progetto ARIA), l’Emilia-Romagna sull’integrazione tra medicina di iniziativa e piattaforme domiciliari, mentre la Toscana si distingue per il forte coinvolgimento del medico di base e per l’approccio comunitario, diffuso anche nei piccoli comuni. Le Marche, il Piemonte e la Campania hanno avviato progetti importanti, ma con una diffusione ancora parziale o sperimentale. La Sardegna, invece, è tra le prime ad aver avviato il telemonitoraggio sistematico di pazienti fragili nelle zone interne, in modo simile alla Toscana.
La Regione Toscana ha inoltre aderito alla piattaforma nazionale di telemedicina – che entrerà progressivamente in funzione da luglio 2025 – in coerenza con il PNRR e con gli obiettivi europei di digital health. È una svolta che riguarda tutti: tecnici, professionisti, pazienti, istituzioni. Ma anche le comunità. Perché una buona sanità non è solo questione di ospedali: è relazione, fiducia, accesso, linguaggio comprensibile.
Certo, le sfide non mancano: servono infrastrutture digitali solide, formazione continua per gli operatori, attenzione al divario digitale degli anziani, integrazione tra dati e privacy, coerenza tra tecnologie e modelli clinici. Ma la direzione è segnata. E iniziative come quella di Siena non servono solo a presentare strumenti: sono momenti civili, in cui una comunità si interroga su come vuole curarsi, e su cosa significhi davvero “prendersi cura”.
In fondo, la telemedicina non è solo una questione di cavi e schermi. È, o può essere, una nuova grammatica della vicinanza. Anche – e forse soprattutto – quando le distanze sembrano inevitabili. Come è il caso del nostro territorio.