E’ tempo di bilanci. Per approvarli la legge dice di riunire l’assemblea dei soci, leggere e discutere il documento e gli allegati e di seguito votare.
Una testa, un voto: è la legge delle cooperative e presidenti e sindaci revisori di solito ammoniscono tutti a esprimere un voto informato.
Pur se non è per tutti il capire di contabilità, quello è il momento che racchiude l’opera collettiva di un anno di vita e di opere.
Siamo stati ospiti il 28 scorso all’assemblea della Coop Valdorcia – https://coopvaldorcia.com/ -, nata nel ’96 e sopravvissuta alle montagne russe dell’economia che hanno congelato per anni l’edilizia.
Ha contenuto il proprio fatturato per qualche anno, ha fatto in modo di bastarsi e bastare ai propri soci; ma ora si avvia a un ritorno brillante sui mercati che non è più pronunciato solo perché mancano lavoratori e il costo delle materie prime si è impennato.
Come noi, c’erano altri ospiti, stakeholder della CVC, venuti non per figurare ma per testimoniare. Cosa? La vicinanza e l’approvazione di altre società, in prevalenza cooperative, per un nascente progetto di rete che unisce imprese toscane mediopiccole in modo da consentir loro di dare sempre risposte a un mercato che ha una domanda molto variegata.
Le cose sono cambiate con il superbonus e l’avvio dei processi di rigenerazione urbana.
Ed ecco che gli installatori pratesi di caldaie si affiancano a chi deve fare le opere murarie, gli archeologi fiorentini si uniscono sui progetti che interessano centri piccoli, ma ricchi di storia. Forse la ricchezza più grande della nostra Regione.
L’assemblea è fatta nel magazzino di rimessaggio delle attrezzature: è presente la quasi totalità dei soci. Il più contento è il presidente Giacomo Pistoi, schivo alle formalità dell’appuntamento, ma appagato dal vedere la “famiglia” per un giorno tutta riunita: “Quest’anni di pandemia ci hanno costretto a vedersi meno, e sicuramente non tutti assieme”.
“Prima di passare alla presentazione del bilancio 2021 – aggiunge Pistoi -, volevo ringraziare tutti; perché se oggi siamo qui è grazie all’impegno di tutti noi che con qualche sacrificio abbiamo tenuto botta nell’anno passato e nei precedenti. Lo spirito della Cooperativa che ci contraddistingue da altre imprese ci ha aiutato, ma l’impegno di tutti noi ci ha garantito di essere ancora qua. Non era scontato. Questo bilancio non è il frutto del solo lavoro del 2021 ma anche degli anni precedenti. Siamo stati, lo siamo tutt’ora e a questo punto credo di poter dire che lo saremo sempre… un’Impresa in continua evoluzione e trasformazione”.
Il presidente si limita all’essenziale, senza neanche accentuare più di tanto che, dopo diversi anni, l’esito bilancistico è di nuovo positivo. Aggiunge anche una breve osservazione sui tre diversi settori in cui è articolata la CVC: “Il settore produttivo nei cantieri si è modificato nel corso degli ultimi anni e sono certo che continuerà a farlo ringiovanendosi. Il settore amministrativo ha perso Claudio Carturani (per pensionamento), che con la sua esperienza e capacità ci ha fatto nascere e crescere ma abbiamo trovato un ottimo sostituto nella persona di Fausto Zamperini. Il settore tecnico credo che sia quello che ha subito più trasformazioni e sono certo che a breve ne seguiranno altre; è un settore sempre in continuo aggiornamento ed alla ricerca di un’organizzazione interna che probabilmente per sua natura deve essere plasmata periodicamente. Guidato dal nostro Direttore Tecnico Fausto Beligni sono certo che continuerà il servizio alla produzione e all’amministrazione come ha sempre fatto”.
A questo punto Fausto Zamperini dà lettura del bilancio e delle molte voci che lo compongono, accentuando gli elementi di positività e annunciando la volontà di includere a riserve l’utile residuo dopo tassazione e versamenti al fondo cooperativo.
In tema di cifre, c’è ancora tempo per sentire il presidente dei revisori Sergio Carli che in ragione dello scenario prospettico riferisce che vengono a cadere alcune riserve e avvertimenti precedentemente fatti.
Il bilancio viene approvato. Del resto i soci-lavoratori non avevano bisogno dell’assemblea per conoscere i numeri.
Affrontare il tema della prospettiva è compito del direttore tecnico-commerciale Fausto Beligni che racconta cose che appaiono a tutti importanti: CVC ha oggi in portafoglio per intero tutte le commesse corrispondenti alla propria capacità di lavoro per il 2022 e una buona metà di quelle per il 2023. Lavora al 30% con privati, al 25% con il pubblico e al 45% con interventi per il Superbonus, quasi tutti con clienti precedentemente fidelizzati. Aspirazione di Beligni sarebbe di far crescere le commesse con il pubblico e da Siena si mormora che l’aver consegnato i lavori a regola d’arte della Dupré prima della scadenza del termine ha lasciato impressioni positive che andrebbero approfondite.
Ivano Zeppi, in passato direttore delle cooplavoro toscane e oggi semplice consulente di CVC, dipana la sua visione a partire da una cosa detta dagli apicali societari: “Gli altri, la gente, sanno che alla Coop Valdorcia si sta bene”. Sarà anche per questo che si ritiene che quelli della Valdorcia Costruzioni sui cantieri sappiano il fatto loro.
Frutto del caso? Oppure, a suo vedere, frutto di scelte fatte dagli organismi dirigenti che hanno affrontato la crisi lavorandoci dentro e facendo delle scelte.
Per esempio l’approccio al superbonus, considerato un lavoro, difficile, da fare bene, senza false promesse, e non alla stregua di un affare. E, praticare lo sconto in fattura e la cessione del credito una operazione da realizzare con soggetti finanziari e assicurativi capaci di offrire le necessarie garanzie.
Altri lo hanno fatto, si sono improvvisati costruttori, come testimonia il dirigente di Legacoop Olmo Gazzarri, introducendo la spiritosa metafora sull’agevolazione dei pizzaioli trasformati in muratori nell’hinterland fiorentino.
La discussione evidenzia che le sfide dell’edilizia non sono finite, la crisi neanche, anzi c’è da rilevare che chi ha voluto uscirne troppo in fretta, ha fatto peggio. E tuttavia ogni ospite conferma che l’orgoglio della cooperativa sanquirichese per i risultati ottenuti è più che giustificato.
I soci ascoltano, qualcuno sorride, le dodici arrivano, l’assemblea è chiusa, si apparecchia la sala rimessaggio e si entra nel vivo.
Il tutto si trasforma in tavolata con lasagne, porcellino arrosto, salumi e formaggi, insalata (ma solo per chi gradisce) e crostate con la marmellata fatta in casa.
E naturalmente brindisi, fatti per stare insieme, dagli oltre venti soci che ogni mattina all’alba lasciano casa per le destinazioni più diverse, cioè i cantieri nel Senese, l’Aretino, il Grossetano e, quando tornano, hanno poco tempo per ragionare tra loro e condividere.
Che dire? Buon appetito Coop Valdorcia, lo sviluppo è possibile e si tratta di scegliere ancora come perseguirlo.