Tre consiglieri comunali indicano i motivi che li porteranno ad astenersi dal voto del 29 settembre
Noi non ci stiamo. La cosa non ci piace, e ci tiriamo fuori dalle votazioni per la nuova Provincia di Siena. Lo dicono Serena Signorini, consigliere comunale a Sovicille e Gianluca Marzucchi (al centro nella foto pubblica Fb) e Adriano Tortorelli, consiglieri comunali a Siena che hanno diffuso un’articolata nota per gli organi di informazione.
Facciamo un passo indietro. Con la legge Delrio, quella della creazione delle dieci città metropolitane, cioè la n.56 del 7 aprile 2014, le province delle regioni ordinarie sono state trasformate in enti amministrativi di secondo livello con elezione dei propri organi a suffragio ristretto. Tra gli effetti, un minor costo degli enti territoriali ed un’aumentata difficoltà delle Regioni a dialogare con i rispettivi territori. Un allontanamento che non ha avuto solo ricadute politiche; per tale ragione esistono forti ripensamenti e larghe richieste per un ritorno all’indietro. Intanto però una norma che rimetta le cose com’erano prima non c’è e quindi il 29 settembre sindaci e consiglieri comunali – salvo tre – dei trentacinque comuni senesi andranno al voto.
La scelta c’è, ma non esiste dubbio su chi vincerà. Da una parte – per il centrosinistra – la sindaco Agnese Carletti di San Casciano dei Bagni, dall’altro – per il centrodestra – Alessio Serragli, sindaco di Monticiano.
Molto si è detto su questa elezione che vede i candidati all’elezione neanche partire da una piattaforma di intenti programmatici, cosa che sembra aver creato anche scontenti importanti nel Pd con il sindaco di Rapolano Terme Alessandro Starnini che ha sbattuto ancora la porta e si è dimesso dalla Direzione; molte le critiche sulla metodologia cui sembrano aggiungersi oggi altre critiche sul fatto che i partiti maggiori non si sono scomodati più di tanto a confrontarsi sui campi allargati.
Questa la nota dei tre consiglieri che hanno annunciato la loro astensione dal voto…
“Il prossimo 29 settembre sindaci e consiglieri comunali voteranno il nuovo presidente della
provincia e il consiglio provinciale. Un caso imbarazzante di riforma abortita. L’amministrazione provinciale conserva funzioni importantissime (trasporti, scuole, strade,
nomine) ma non è più eletta dai cittadini. Un imbroglio tra i tanti, che allontana i cittadini dalla politica, e i partiti rispondono restringendo il campo della democrazia. Il prossimo presidente sarà nominato dalla direzione provinciale del partito egemone nel territorio. A Siena il PD, altrove altri partiti nonostante che la loro credibilità sia a livelli ormai bassissimi. Quindi 40/50 persone discuteranno la candidatura, e i restanti 260.000 cittadini, avranno notizie dai giornali. Tra l’altro la discussione in corso testimonia come i temi che interessano i cittadini della provincia siano completamente assenti dal dibattito incentrato sui nomi senza un minimo accenno a idee e programmi. Tornare ad una elezione democratica è necessario anche perché i nominati rispondono sempre a chi ha il potere di eleggerli. Ma, d’altronde, la sottrazione di potere non deve stupirci, non è un caso isolato.
Abbiamo un parlamento dove i nominati sono oltre il 60%. E si arriva quasi al 90% se si
tiene conto dei collegi elettorali dove la prevalenza di un raggruppamento sull’altro è
inscalfibile. Senza contare i poteri delle assemblee elettive, (enti locali) sempre più divorati da un tecnicismo autoreferenziale, che oltretutto non migliora i servizi (rifiuti ma non solo) e non contiene neppure i costi. Per queste ragioni i sottoscritti non parteciperanno al voto provinciale auspicando una riforma necessaria. Oltretutto nessun eletto negli enti locali ha probabilmente richiesto e discusso con i propri sostenitori questa responsabilità. E ciò rende questo sistema di elezione ancora più illegittimo”.