Sirio Sarchi, una vita con gli altri

Se c’è una cosa che Sirio Sarchi non ha fatto per la sua città è stata quella di iniziarci la produzione del vetro: quella c’era già, non c’è famiglia a San Giovanni Valdarno che non abbia avuto nella sua storia parenti o amici nelle vetrerie o nella Ferriera. Infatti la di lui nipote, Marina Macchio, racconta del nonno Sirio e della sua storia.

“Tutto comincia – ci dice – con la Taddei-Mainardi che, alla fine degli anni Quaranta era una vetreria importante per il grande numero dei vetrai che vi lavoravano. Sirio Sarchi era segretario della Commissione interna, iscritto alla CGIL e al PCI, per cui scomodo per i padroni soprattutto per la sua capacità di coinvolgere i compagni nelle lotte mirate a migliorare le condizioni di vita all’interno della vetreria. E fu quel gruppo organizzato, cacciato definitivamente dalla fabbrica che a tale scopo chiuse momentaneamente i battenti per ovviare agli ostacoli che gli iscritti alla CGIL creavano, a costituirsi in cooperativa e a dar vita all’Industria Vetraria Valdarnese che nacque nella zona del Bani sotto a un vecchio tetto di legno recuperato da una fabbrica dismessa di Pogi. Furono periodi difficili, il gruppo lavorò per un anno senza riscuotere una lira dopo aver pagato quote racimolate fra amici e parenti, ma le cose presto cambiarono, il coraggio e la determinazione non vennero mai meno, grazie a Sirio che è stato, come lo ha definito qualcuno, un condottiero capace di infondere fiducia e di portare, con i compagni, l’IVV a essere famosa nel mondo per la qualità dei suoi prodotti”.

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Sirio Sarchi nel 1994 a Londra

Sirio ha raccontato la storia della sua vita, non scindibile da quella dell’IVV e da quella della sua amata città di San Giovanni, nel primo libro da lui stesso presentato in occasione del sessantesimo anniversario dell’IVV nel 2012. È la sua biografia dettata direttamente da lui, che era già ipovedente, su cassette audio trascritte dalla figlia Lia e pubblicate nel libro “Sirio Sarchi. Una vita per gli altri” a cura della nipote, Marina Macchio, appassionata di storia, direttrice della biblioteca dell’Accademia Valdarnese del Poggio e impiegata presso la Biblioteca Comunale Masaccio di San Giovanni. Ed è stata lei stessa a organizzare successivamente la ricca raccolta di testimonianze riportate nel nuovo libro: Sirio Sarchi. Una vita con gli altri che, “oltre a ricordare Sirio, ha contribuito a ricostruire un pezzo della storia politica, economica, sociale e culturale di San Giovanni Valdarno nell’arco della seconda metà del Novecento”. Il nuovo libro, già disponibile, verrà presentato, con il patrocinio del Comune di San Giovanni Valdarno e della Regione Toscana il prossimo anno per il settantesimo anniversario della fondazione dell’IVV e, per ironia della sorte, l’Anno Internazionale Vetro.

Ma parlare di Sirio, prosegue Marina, “non è parlare solo dell’IVV ma di tutta San Giovanni, lui è stato sindaco della sua città per due mandati, dal 1956 a soli trentasei anni, al 1964 e ne cambiò il volto, fra le opere più importanti, di cui andava fiero, realizzate in quegli anni che lo videro sindaco ricordiamo l’acquedotto, il campo sportivo, il piano regolatore, l’istituzione della biblioteca comunale, la realizzazione di nuove scuole e lo fece da imprenditore come sapeva fare con l’IVV. Altre cose lo coinvolgevano; l’adesione al PCI lo portò in vari altri impegni come la costruzione e la gestione della Casa del Popolo e la chiusura delle piccole cooperative per preparare l’arrivo dalla COOP a San Giovanni. Rifiutò anche una possibile candidatura a deputato per non allontanarsi dalla sua città e fondamentalmente dall’IVV”.

“Il nome Sirio – racconta ancora Marina Macchio – lo aveva scelto per lui lo zio Adelmo, che era un appassionato delle stelle, ma con la morte prematura del babbo arrivarono gli anni tristi e bui del collegio e poi la fame e la guerra, l’arrabattarsi nei primi lavori fino al primo lavoro in Ceramica e poi alla vetreria Taddei da dove abbiamo cominciato il racconto. Dobbiamo aggiungere che, al di là di una vita piena di impegni sociali e politici, l’amore per la moglie e per la nostra famiglia è stato veramente grande come grande e importante appare oggi il suo ricordo”.

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