Toscana, il cantiere aperto del “campo largo”

Tra alleanze fragili, amicizie personali e lotte per gli assessorati, listini bloccati

In Toscana prende forma il progetto di un “campo largo” tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra (AVS). Forse anche Italia Viva e forse anche Azione.

Tuttavia, la sensazione è che più che un’alleanza politica solida, si stia tentando di costruire un equilibrio precario fatto di affinità personali, rivalità territoriali e ambizioni di rappresentanza. Un quadro che, a pochi mesi dalle Regionali del 12 ottobre 2025, appare ancora incerto.

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Il presidente uscente Eugenio Giani è il perno attorno a cui ruota gran parte della discussione. È percepito come vicino all’area renziana, in particolare a Matteo Renzi, tanto che alcuni ipotizzano una possibile convergenza tra la sua lista personale — ancora in itinere e sotto riserbo — Italia Viva e, forse, anche Azione.

La lista Giani non sarà una riedizione di Orgoglio Toscano, ma una mossa che, se concretizzata, segnerebbe un possibile “disappunto” — più che un vero e proprio conflitto — con il PD toscano, soprattutto con quella parte della dirigenza più vicina alla segreteria nazionale, che guarda con diffidenza a ogni apertura troppo esplicita verso il centro.

La posizione del Movimento 5 Stelle resta fluida. I contatti con il PD proseguono, ma con condizioni precise: discontinuità rispetto alla giunta uscente, un programma chiaro, e nessun accordo fondato solo sui nomi.

Pesa anche il recente passato: i 5 Stelle in Toscana sono stati all’opposizione, e guardano con prudenza a un’alleanza che ruoti ancora attorno a Giani. Naturalmente, ha un peso la “garanzia” già ricevuta di un posto in giunta — e/o di una visibilità consiliare significativa.

Simile è la situazione per Sinistra Italiana, sebbene con una differenza: il partito è già federato con Europa Verde all’interno di AVS, una componente ormai strutturata del campo largo. Tuttavia, la convivenza tra SI e i Verdi non è priva di tensioni, soprattutto ora che si entra nella fase decisiva delle candidature e dei collegi.

AVS rappresenta una realtà con una sua forza elettorale: alle Europee ha raccolto il 7,5% in Toscana e può ambire a eleggere uno o più consiglieri regionali. Ma proprio questa forza rischia di trasformarsi in competizione interna. E non solo. La certezza di eleggere è concentrata soprattutto nei collegi fiorentini, dove si addenseranno le candidature più forti. Alcune di queste hanno radici nel PD, che proverà a esercitare più di una moral suasion per bloccarle o indirizzarle.

E poi, non da ultimo, c’è il gioco degli assessorati. L’ambiente, in particolare, è da sempre uno degli ambiti chiave per Verdi e Sinistra Italiana. Ma su quel ruolo punta anche il Movimento 5 Stelle: il confronto, quindi, è a tre. Chi lo otterrà? Prevarrà il peso elettorale o il bilanciamento politico?

Nella scorsa legislatura, il PD ha sfiorato il monocolore, ottenendo 22 seggi su 24 della maggioranza. Oggi, lo scenario è molto diverso: si prevede che il PD possa contare su 14-16 consiglieri al massimo, con il resto della maggioranza composto da AVS e M5S.

Questo cambia tutto. In un sistema dove gli assessori vengono scelti quasi sempre tra gli eletti, ogni incarico assegnato a una forza minore viene percepito come una perdita di rappresentanza per il PD. Ecco perché le tensioni, anche dentro il campo progressista, sono già altissime.

Mentre si continua a parlare di “alleanza strategica” o “coalizione di valori”, la realtà è che, in Toscana, il campo largo è — più realisticamente — un terreno di scontro competitivo tra forze che collaborano ma non si fidano del tutto.

Le amicizie personali, la storia delle alleanze locali (i Verdi hanno già accolto una consigliera e diversi sindaci vicini al presidente) e le ambizioni di carriera (posti in giunta, seggi blindati) rendono il cantiere molto più politico di quanto appaia.

Al momento, la vera domanda non è se il campo largo esisterà, ma quale forma assumerà. E soprattutto: chi siederà sugli scranni del prossimo consiglio regionale? Perché, alla fine, come spesso accade, tutto si gioca sul numero dei voti — certo — ma ancora di più sul nome che li incassa. Non a caso, nel frattempo, prende quota l’ipotesi del listino bloccato, un’opzione prevista dalla legge elettorale toscana che consente di eleggere fino a tre candidati prima ancora di quelli scelti con le preferenze. Il meccanismo potrebbe servire a garantire seggi sicuri a figure ritenute centrali per l’equilibrio interno o per evitare scontri nei territori più competitivi. Un modo per tenere dentro personalità politiche considerate “strategiche”, ma meno forti nelle urne.

Probabile che alla fine, più che una coalizione, il campo largo toscano somiglia a una trattativa permanente: instabile, mutevole, e tutta ancora da costruire? Un bel lavoro per Eugenio Giani…

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