Si sta parlando di una delle realtà più concrete del residuo comparto delle costruzioni senesi. Mi piacerebbe, tuttavia, iniziare a parlarne, scrivendo… “C’era una volta la Coop Valdorcia”, ossia la Cooperativa Valdorcia Costruzioni di San Quirico. Ma non lo faccio perché la Coop Valdorcia c’è ed è una realtà in continuo sviluppo.
Viene di getto mandare indietro il pensiero lontano parlando di loro, cioè di quei venti e più soci attuali che tuttavia sono eredi, degli eredi di altri eredi ancora. Ai più sfugge che nell’immediato dopoguerra, il reparto costruzioni attecchì come non mai in Valdorcia. Gente povera e fiera che a Siena arrivò con la così detta Marcia della fame e che mai si è sottratta a un lavoro fatto di polvere e sudore con l’esclusivo intento si sfamare le famiglie e far avere una vita migliore ai propri figli.
A San Quirico si svilupparono molte delle più importanti aziende di costruzioni, fabbriche di laterizi e materiali per l’editoria. Se non si vuole addentrarsi nelle leggende che non hanno mai avuto la certezza storica, e quindi trascurare la migrazione dei mastri comacini sulla via Francigena, nell’immediato dopoguerra, la madre di tutto fu l’Unità, al secolo Cooperativa Operaia e Contadina di Lavoro e Unità. Dopo di essa, quando la multiazienda fece strada ai general contractor fu seguita dall’altrettanto grande Delta Costruzioni e quando tutto fu messo a repentaglio dalle altalenanze di un periodo in cui le aziende giocavano con gli strumenti finanziari, ecco che tutto ricominciò – siamo a metà anni novanta – da una draga a Sant’Angelo in Colle e da alcuni capicantiere che non volevano essere abbindolati da dubbie promesse di prospero futuro.
In pochi anni si crearono la fama di esser bravi lavoratori (che già avevano), di stare sempre al di sotto di quello che potevano promettere, di avere una sola parola. E il lavoro cominciò ad arrivare: un po’ per solidarietà sociale e cooperativa, un po’ con il passaparola dei clienti soddisfatti.
Oggi tutto questo rimane ma l’azienda si è ringiovanita, si è posta programmi più ambiziosi ed è diventata premiata realizzatrice di cantine e stabilimenti di trasformazione di prodotti da viticoltura e olivicoltura. Fanno un tormentone del detto che “l’unico cliente buono è quello soddisfatto” e sembrano particolarmente attrezzati per il seguito di opere che nascono con qualche difetto d’origine in progettazione, perché hanno le mani e la testa adatte per affrontare le modifiche in corso d’opera.
In più non chiudono mai la porta in faccia a chi manifesta sincera voglia di lavorare. I numeri parlano per loro: 500 opere realizzate dalla costituzione, in cinque diverse province toscane e con 122 dipendenti – chiaramente non tutti insieme – cui è stata fatta la busta paga. Da una decina di anni fanno compilare al cliente un test di soddisfazione sull’opera realizzata e i risultati sono davvero ragguardevoli.
Straordinario è che solo a compimento di venticinque anni di esistenza abbiano sentito il bisogno di sbarcare sull’on-line, con il loro primo sito – https://coopvaldorcia.com/ – che non è solo una piattaforma commerciale, ma è una grande e interminata storia, vissuta ogni giorno a contatto con il territorio senese.
Abbiamo loro dedicato questa breve storia per proporre una discussione su quanto i valori possano esser viatico di buona produzione e buona reputazione. E vorremmo poterne raccontare tante altre di queste storie.