Bella Ciao appartiene già al mondo

Bella Ciao non è un canto istituzionale ma neppure un canto di rivolta. E’ un canto di libertà che affonda le sue radici ovunque vi sia una libertà da rivendicare.

Comprensibile l’ansia di valorizzarne origini, contenuto e simbologie. E’ da dire però che alla propria valorizzazione il canto in questione ha saputo pensarci in proprio superando ogni confine e diventando un valore universale. Come sempre avviene a tutto ciò che non è un’imposizione burocratica, ma sa parlare direttamente agli animi aperti e liberi.

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Se ne fa un gran parlare in questi giorni dopo la presentazione della proposta di Legge 3035 da parte di eletti di Pd, CinqueStelle, Leu e IdV che l’hanno depositata in Parlamento poco prima del 25 aprile. La richiesta degli onorevoli è chiara: una legge per istituzionalizzare l’esecuzione di Bella Ciao, successivamente all’Inno di Mameli, nel corso delle future cerimonie ufficiali del XXV Aprile.

Il consiglio è di lasciare le cose come stanno: un inno alla libertà delle genti, fuori da ogni regime, sopra anche agli Stati. In fondo è la stessa motivazione addotta per non sostituire il “Va pensiero” di Verdi al “Canto degli Italiani” di Mameli: brano che ormai era un patrimonio dell’intera umanità e che non poteva essere adottato come inno di un solo Paese.

Spigolando trovo anche un’affermazione che mi piace. E’ parte della lettera dello scrittore Alessandro Sodano alla rubrica Italians di Beppe Severgnini: “La mia speranza è che di inni se ne cantino sempre meno. Il mondo intero, e l’Europa in particolare, ha sperimentato a sue spese dove portino la retorica e le marcette. (…) Gli inni stanno lì a marcare le differenze, più che le analogie”.

Bella Ciao non ha bisogno di etichette, di marchi d’origine, di tutele. Bella Ciao è ormai grande e vaccinata. E se poi vorremmo riparlarne di una legge per Bella Ciao – ma non in un clima di divisione come quello odierno – ben venga. In fondo, lo ricorda lo stesso Severgnini, il c.d. Inno di Mameli è legge solo dal 4 dicembre 2017 (n.181) e nessuno si è mai particolarmente turbato.

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