La Mens Sana merita di essere importante per Siena

Ciao Riccardo, ci siamo permessi di dare una lettura del tuo progetto e delle tue due stagioni come leader organizzativo della Mens Sana. Cosa vuoi correggere?

“Parlare di Caliani Project credo che sia riduttivo nei confronti di altre componenti del progetto medesimo che sono altrettanto importanti e soprattutto di chi mi ha assegnato questo incarico, ovvero la Polisportiva Mens Sana 1871. Mi lusinga il fatto che mi si consideri la persona di riferimento del progetto, ma credo che sia giusto far capire come questo potrà funzionare solo se sarà condiviso e supportato. Siamo uno sport di squadra e la squadra è fondamentale anche fuori dal campo. Sono felice perché dentro le quattro mura del PalaEstra vedo unità d’intenti e persone che remano tutte dalla stessa parte. Il mio sogno è quello di far sì che la Mens Sana torni ad essere un polo di attrazione e motivo di vanto per la città”.

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Vuoi parlarci della tua mission, insomma di questo Caliani Project? Tu ritieni, se non ci sbagliamo, che il percorso verso la cadetteria possa esser compiuto senza ingenti risorse e che, solo dopo, servirà ricostruire una società autonoma su basi e impegni concreti. E’ così?

“La nostra attuale conformazione come sezione ordinaria della Polisportiva ci permetterà di arrivare, al massimo, fino alla serie B. Oltre non sarebbe possibile, anche solo per questioni regolamentari. Il nostro obiettivo, che ci siamo prefissati nell’estate del 2019, è quello di puntare alla serie B, partendo dal basso e sempre facendo un passo alla volta. In questo momento appare ancora un orizzonte lontano, ma sono convinto che se lavoreremo bene possiamo farcela nel giro di qualche anno”.

Un tuo pensiero sui ragazzi delle varie squadre. In pratica hanno compiuto un anno di crescita senza poter giocare. Come fare a trattenerli o per aumentare il tasso tecnico del vivaio quando anche a Siena ci sono strutture più accoglienti della Mens Sana?

“I ragazzi sicuramente sono stati molto penalizzati da questa situazione ed infatti l’obiettivo che ogni società dovrà porsi a medio termine sarà quello di non perdere risorse umane a seguito della pandemia. Il problema non è solo nostro, ma credo che sia generalizzato e riguardi tutte le società. Noi riteniamo che il nostro progetto di settore giovanile sia valido. Purtroppo la pandemia ci ha stoppato su tanti aspetti ed anche su alcune importanti collaborazioni, ma non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Vogliamo proporre ai nostri ragazzi il percorso di crescita che riteniamo giusto per ognuno di loro. Se qualcuno non sarà soddisfatto della nostra offerta potrà scegliere altre strade, ma riteniamo di poter offrire una formazione di qualità, tecnica ma non solo”.

Se ci sarà una proroga per l’utilizzo del PalaEstra quanto vi favorirà? La programmazione si fa su trienni e quinquenni non alla cieca, un anno alla volta…

“La proroga sarebbe utile ovviamente per dare più tempo ai vari soggetti impegnati, per trovare una soluzione definitiva nell’anno successivo. Chiaramente se così non fosse parleremmo del niente, ma sono fiducioso che si arrivi ad una conclusione positiva. Il progetto che stiamo proponendo adesso è su base triennale e non può prescindere dalla disponibilità del nostro impianto”.

Quanto è attrattivo il blasone della Mens Sana per attirare giocatori? Quanto la mancanza di pubblico ostacola la fidelizzazione ai colori sociali?

“Chiaramente il fatto di poter giocare nella Mens Sana, se pur in una categoria lontana dai fasti di un tempo, ha un peso nel momento in cui si parla con i giocatori. Ma ti espone anche a grandi responsabilità, superiori, con tutto il rispetto, a quelle a cui sono sottoposti i giocatori di altre squadre. Qualcuno è stimolato da questa prospettiva, qualcun altro invece può essere intimorito. Il pubblico per noi è un asset fondamentale. Non averlo con noi al palasport è un grave danno. Confidiamo di poter riavere le persone al palazzo la prossima stagione per riprendere anche in quel senso un processo di rinnovamento e fidelizzazione”.

Parlaci in conclusione dei tuoi. Da coach PiEffe a capitan Edoardo, dallo Sprugnolone agli ultimi arrivati. Cosa rifaresti e cosa eviteresti di fare?

“Sono molto soddisfatto dell’apporto di tutti quanti, perché ritengo che per come eravamo partiti, aver fatto quanto abbiamo fatto sia soddisfacente. Con coach Binella il rapporto è solido. Ci confrontiamo su tutto e c’è grande condivisione nelle scelte, sia tecniche che organizzative. Per quanto riguarda i giocatori, non mi piace parlare dei singoli. Le valutazioni su ognuno di loro le comunicheremo soltanto a loro quando sarà il momento. Spendo volentieri però due parole su Edoardo, che credo abbia dimostrato quanto ero certo che dimostrasse. Ovvero di essere pronto per questa categoria e per poter crescere ancora. Un fastidioso problema ad un piede gli ha fatto perdere un po’ di condizione, ma la sua utilità nel sistema squadra è totale”.

Messo che ti spetti un regalo. Da chi vorresti averlo (Tifosi, Polisportiva, Enti etc) e cosa vorresti?

“Premesso che a me non spetta alcun regalo, penso che un regalo lo meriterebbe invece la Mens Sana. Mi piacerebbe che ci fosse maggiore condivisione dell’importanza di questa realtà a livello cittadino. Perché mi capita spesso di confrontarmi con amici di squadre professionistiche e tutti mi chiedono tra quanto saremo di nuovo là dove eravamo. L’estate scorsa ho parlato con un collega di una squadra importante di Eurolega a cui sembrava impossibile non venire più a giocare da noi a Siena, una realtà che nel suo immaginario resta di top livello. Mi piacerebbe che la Mens Sana tornasse ad essere un vanto per la città di Siena, una di quelle cose per cui andare fieri. Tornare ai livelli dell’epoca Mps credo che sia impossibile, ma ritengo che lavorando in sinergia si possa tornare a pensare ad una Mens Sana di nuovo protagonista in campionati professionistici”.

(Nella foto Riccardo Caliani con Rimantas Kaukenas)

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