Un futuro di sessantenni senza figli che assistono ottantenni soli: guidare a fari spenti nella notte

Programmare la Sanità? Sarebbe ora di iniziare!

Le spese per la sanità sono state quelle più sacrificate, negli ultimi anni, esordisce Andrea Ulmi, vice presidente della Terza Commissione Sanità della Regione Toscana, nei saluti in apertura del convegno sul “Valore della programmazione partecipata nel costruire la sanità territoriale”, appuntamento del XVI Festival della Salute.

“Ma il periodo Covid – ha continuato Ulmi – ci ha fatto capire che in realtà le spese in ambito sanitario sono un investimento. E quello che stiamo vivendo ora, con i fondi del Pnrr, è un momento epocale per il settore”.

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L’incontro, a cui ha partecipato un pubblico numeroso e qualificato, composto per lo più da operatori del settore sanitario, rappresentanti del mondo del volontariato e studenti universitari, è stato ospitato nella Sala delle Lupe del Palazzo Comunale di Siena.

I diversi interventi, moderati da Fabio Berti, presidente del corso di laurea magistrale in Sostenibilità Sociale e Management del Welfare dell’Università di Siena, hanno cercato di fornire informazioni e spiegazioni sul funzionamento del rapporto esistente oggi tra cittadini ed Enti del terzo settore alle prese con la tecnicità sanitaria.

Fabrizio Boldrini, già direttore COeSO Società della Salute di Grosseto e docente all’Università di Siena, ha portato le proprie riflessioni sul rapporto tra istituzioni, partecipazione dei cittadini e aziendalismo sanitario. “Solo nel secondo Dopoguerra – ha detto Boldrini – si è cominciato a pensare alla programmazione come strumento da applicare a attività sociali. Questo perché, con la nascita delle democrazie liberali, il cittadino è stato sempre più al centro della vita politica.

La programmazione, al di là della semplice ricerca di consenso da parte dei partiti politici, presuppone una conoscenza del territorio, l’individuazione scientifica delle azioni da portare a compimento, come farle e la verifica”.

La Regione Toscana con la Legge 46/2013 regola e incentiva la partecipazione dei cittadini a procedimenti di programmazione, anche se non sempre funziona benissimo, spiega Boldrini. Primo, per le difficoltà causate dalla tecnicità degli argomenti, secondo perché non sempre la pubblica amministrazione realizza i suggerimenti arrivati dai cittadini.

“Per miopia, – si chiede Boldrini – o perché ci sono vincoli che lo impediscono? Credo che una difficoltà ci sia anche per come si concepisce la partecipazione dei cittadini. Una cosa è ascoltare i bisogni delle persone, altra è aprire la condivisione del procedimento, che sicuramente porta una maggiore complessità e consapevolezza”.

La Carta di Ottawa per la promozione della salute del 1986, stabilisce che la salute derivi da cose che vanno ben oltre la cura sanitaria, essendo composta da una serie di fattori, dall’alimentazione, l’aspetto psicologico, la vita sociale, gestiti dalla persona e non dalla pubblica amministrazione.

“I sindaci spesso tendono a chiedere nelle assemblee cose che non dovrebbero interessare loro – continua Boldrini – il nome del primario o cose simili. Dovrebbero invece domandarsi quanti bambini obesi ci sono oggi, che saranno malati tra trent’anni. Occorre uscire dal cahier di doléances, per passare a un atteggiamento più propositivo. Sarebbe utile che una tesi di laurea facesse il punto su tutti questi processi di consapevolezza che si sono susseguiti negli anni. Ricordiamo che quando i cittadini si mettono insieme per produrre servizi, in realtà producono un benessere per la comunità”.

Infine, riguardo al dimensionamento dei servizi sanitari Boldrini mette in guardia: “Siamo sicuri che fare un distretto in più sia la soluzione giusta? Intanto mezzo milione di euro viene prelevato dai fondi destinati alla sanità per destinarli alle spese di gestione della struttura. Secondo me non è molto positivo. Lo è quando ricordiamo che i servizi devono essere di prossimità e il problema non è tanto la distanza ma la presenza del personale sanitario, anche in modo virtuale, dai cittadini. Occorre costruire servizi su misura per ogni cittadino. È oneroso, faticoso? No, risolvere i guai di una sanità inadeguata in realtà costa molto di più”.

Michelangelo Caiolfa, Anci Toscana, ha parlato del ruolo dei territori nei processi di programmazione sanitaria, citando con l’aiuto di una serie di slide tutti gli strumenti a disposizione, dal Piano integrato di salute (PIS) che mette insieme programmazione, servizi, sanità territoriale, ospedali di comunità, i presidi, l’assistenza domiciliare, le cure palliative e altro. Alcuni numeri: le risorse programmate per la Regione ammontano a 1.342 milioni di euro.

Per le cure primarie ci sono 997 schede; per il sociosanitario 1403 schede; il socioassistenziale ha 1040 schede; per la prevenzione e promozione 483 schede; per la violenza di genere, 94 schede. “Occorre pensare a come sarà la nostra società fra venti anni – ha detto Caiolfa – ormai la natalità è scarsa. Cambiano i bisogni anche per quanto riguarda la salute. Ora affrontiamo le malattie dei ricchi, che vanno ad aggiungersi alle cronicità, alle non autosufficienze, alle disabilità, scontrandosi con la fragilità sociale, la povertà. Su 14 milioni di persone il 65% sono anziani. Nel 2040-2050 la maggior parte della popolazione sarà adulta, la composizione delle famiglie diversa, con sessantenni senza figli che assistono ottantenni. Siamo su un margine, in futuro i sistemi non si reggeranno più. Il tentativo di integrare la sanità, con il settore socio sanitario, è un fattore fondamentale per cercare di tenerli”.

Francesco Ghelardi, dirigente Comune di Siena e docente Unisi affronta il tema dei rapporti tra Enti: l’esperienza del territorio senese. “Il processo di integrazione tra il sociale e il sanitario, anche di questa zona distretto, ha portato alla Società della Salute, un lavoro importante di costruzione. Purtroppo anche nella realtà senese come in altre della Toscana, mentre nella governance tecnica il sistema seleziona direzioni competenti e forti, in quella politica c’è stato uno scontro, rimettendo alcune sostituzioni al mondo politico”.

“È stata però favorita la ristrutturazione dell’Azienda universitaria a fianco dell’Ospedaliera,con maggioranza e opposizioni unite; pensiamo all’immobile ex Provincia in viale Sardegna, dove saranno concentrati i servizi sociosanitari, così come nell’area dell’ex ospedale psichiatrico San Niccolò. In questo sistema complesso formato da Regione, Comuni, aziende, distretti, rivendico la centralità del Comune. I Comuni sul lato sociale hanno poteri importanti di controllo e programmazione, la parte politica deve garantire che i comportamenti siano corretti. Sono fiducioso che questa costruzione avverrà in maniera strutturata. È un sistema complesso basato sulle persone, dipende molto dalle modalità culturali con cui l’operatore si pone. E questo nella nostra realtà locale negli ultimi quarant’anni ha fatto la differenza”.

Lorenzo Baragatti, direttore Società della Salute Senese. “Ben vengano i Piani ma che siano snelli. Il Piano operativo annuale, il Poa, mette a terra le attività previste nella programmazione pluriennale. Per la Società della Salute sono 120 le schede del POA, un po’ tante. Negli ultimi due mesi stiamo lavorando forte per mettere a sistema il budget integrato nel 2024. Il budget protesi può fondersi per alcuni aspetti con i fondi per la non autosufficienza. Ovviamente deve esistere una cabina di regia che ci permette di gestire questo tipo di attività, programmare, destinare e monitorare. È giunto il momento di ragionare di controllo di gestione, non solo di bilancio. Occorre allineare le risorse con le necessità per non rischiare di guidare a fari spenti nella notte, come cantava Battisti”.

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