Festival, difficile trovare un’altra Siena da raccontare

Di Mario Pappagallo abbiamo conoscenza fresca. Signore di una volta, barba curata, seduto davanti al Principino di Viareggio in attesa di uno dei molti eventi che lo vedono animatore di confronti al Festival della Salute. A contrasto dell’aspetto paludato, gli occhi giovani e instancabili che rubano informazioni senza domande.

Lo ritroveremo a Siena, è ed è stato molte cose che non ci addentreremo a spiegare dato che c’è un profilo Wikipedia che le descrive – https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Pappagallo -; su linkedin, tuttavia ne troviamo una che ci intriga: health influencer.

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Mario Pappagallo con il docente della Cattolica Luciano Anelli

Ce ne puoi parlare Mario? Tu sei laureato in Medicina a La Sapienza ma supponiamo che il tuo mestiere sia ormai un altro, quindi come si diventa influencer sulla salute rispettando i rigori deontologici della professione di giornalista?

“Io ho scelto fin dall’inizio l’arte del giornalismo e appena possibile ho fatto l’esame di Stato da giornalista professionista. Ovviamente anche esperto in medicina e sanità. Fin da quando sono nati i principali social mi sono interessato all’informazione via web, ma come giornalista ero da carta stampata, da Corriere della Sera. Nel 2008 fui invitato ad una sessione social del congresso della società americana di oncologia (ASCO), organizzata all’ultimo momento dagli oncologi che usavano i social: ero l’unico giornalista italiano invitato per la mia attività su twitter. Ne fui sorpreso. E fu lì che mi ‘etichettarono’ come health influencer. Non ci sono percorsi per diventare influencer di salute, normalmente i più seguiti negli Usa sono quelli che si occupano di wellness, alimentazione, nutraceutica, attività fisica, longevità. Io invece scrivo di medicina, ricerca, scoperte e nuove cure. Ma anche di dieta mediterranea e longevità. E per questo ero seguito negli Usa. Andato in pensione dal Corriere della Sera, ma non dal giornalismo, ho continuato su twitter (8 mila follower), su Linkedin (30 mila) e su Facebook (5 mila). In più con un collega ho dato vita a un quotidiano di scienza e medicina online (Cronache di Scienza). Il problema vero è che non esistono regole etiche per quanto riguarda l’informazione online, spesso prevalgono fake e ‘bufale’ incontrollabili all’inizio e quindi poi dilaganti. Sta ai lettori online capirli subito e andare a leggere solo le notizie da chi ha, per professione, una deontologia da rispettare ovunque scriva o trasmetta flash tv. Occorrerebbe invece una selezione istituzionale, un albo per chi elargisce notizie sul web rispettando le regole”.

Mario Pappagallo alla Camera con i colleghi Paola Trombetta (Donna In Salute) e Michele Musso (Health Desk)

Sta per inaugurarsi ormai il Festival della Salute-Parte 2. Il nodo centrale è di far partire un messaggio dalla città di Siena per trasformare in Distretto il comparto senese delle Scienze della Vita. E’ un’opera su cui Comune e Regione, pur di colore politico diverso, agiscono congiuntamente. Qual è l’impressione che si avverte dall’esterno e quali le tue considerazioni?

“È un progetto chiave per un territorio che ha le carte in regola per la ricerca, il biotech, l’assistenza e la cura di livello internazionale. In questo momento o queste potenzialità vengono lasciate deperire lentamente o si punta sul loro sviluppo e come opportunità anche per idee e lavoro giovanile. Dopo quanto accaduto con la pandemia, ora c’è l’opportunità per far decollare il tutto rapidamente. Basta volerlo e, politicamente, ragionare a lungo termine, mettendo da parte gli interessi legati a elezioni e quant’altro”.

Mario Pappagallo a un’iniziativa dell’Anci

Scorrendo il programma, ci piacerebbe tu ci ricordassi gli eventi che ti coinvolgono e ti vedranno protagonista e quelli che ritieni possano esser di maggior valore per spiegare la funzione del Festival della Salute…

“Sono diversi, perché mi occuperò di un settore che a Viareggio ha ricevuto consensi e che è risultato un successo nella strategia di informazione: brevi talkshow televisivi che vanno in diretta sulla tv del festival, ma che poi restano in Rete condivisi e rilanciati. Quindi, quasi tutti i temi del programma avranno anche questa chiave di lettura e divulgazione. Ma ci tengo a un dibattito tra giornalisti di diversi settori riguardo a come è stata condotta l’informazione sulla pandemia in questi due anni. L’infodemia di cui parla l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) era già una realtà prima della pandemia, ma con l’emergenza Covid è letteralmente esplosa con fake, false notizie, bufale sanitarie. E spesso con danni non indifferenti sia per la salute dei singoli sia per l’evolvere della pandemia”.

Mario Pappagallo

Come hai vissuto il Covid e cosa pensi del crescente fenomeno di negazione, in parte favorito da un precedente fenomeno di informazione semplificata e/o compiacente? Come ritieni che la nostra categoria abbia affrontato il proprio dovere di informare?

“Mi riallaccio alla risposta precedente, la disinformazione ad hoc ha raggiunto l’apice proprio con l’avvento dei vaccini e del Green pass, strumento per un ritorno sicuro alla quasi normalità. La nostra categoria ha affrontato il meglio possibile questa sfida, pur con carenze dovute ad un depauperamento di giornalisti specializzati avvenuto nell’ultimo decennio. E parlo anche di ruoli di verifica in redazione. Di conseguenza anche da parte nostra vi sono state falle, a volte volute se dietro all’informazione elargita vi erano interessi di parte politica. È accaduto e non doveva accadere da parte di giornalisti professionisti”.

Mario Pappagallo

Ritorni a Siena e ci hai ricordato che in passato ti è stato caro un servizio per il Corriere Medico in cui descrivesti i professionisti della Salute quando erano nel ruolo di dirigenti di contrada. Puoi parlarcene?

“Io giovane giornalista chiamato a svolgere una parte di una serie di inchieste sul tema ‘Essere medico a… ‘. A Siena cercai una chiave di lettura diversa e fu facile grazie alla storia e alle Contrade. Trovai medici Priori o Capitani che mi parlavano sia della professione sia del loro ruolo nella Contrada. Fu un successo, in seguito citato ad esempio dalla direzione su come svolgere quel tipo di inchiesta. In realtà, difficile trovare altrove la stessa situazione di Siena da raccontare”.

Chiudiamo, con una locuzione alla Marzullo, dacci per favore una risposta alle domande che non ti abbiamo fatto?

“Molte le domande non fatte, ma una sola risposta: abbiate il tempo di venire al Festival a trovare le risposte. Parlare di ricerca, salute, cura e assistenza in Italia non è facile e i Festival giocano un ruolo importante. Sono la situazione giusta per uscire dalle classiche comunicazioni ex cattedra. Occorre ascoltare, chiedere, ricevere risposte e credere nella scienza. Noi in Italia siamo a livelli bassi nella conoscenza scientifica nella popolazione, e questo favorisce il credere alle fake, alle bufale, ai maghi e agli stregoni. I Festival della salute e della scienza hanno anche questa funzione di incontro tra le informazioni serie e chi ne ha sete, ma può sbagliare nello scegliere la vera bevanda dissetante”.

(Le foto pubblicate sono tratte da Foto pubbliche di Fb)

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