Per nessuna ragione “l’inverno del nostro scontento”.

Gianni Cuperlo
da Facebook
, 22 dicembre

Vi siete già stancati di ascoltare retroscena sul Mes e sul voto che ieri lo ha (temporaneamente?) affossato?

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Anche se la risposta è sì abbiate la cortesia di sorbirvi questo post.

Dividiamolo in due, anzi tre parti.

Il merito.

Le conseguenze sul governo.

Lo stato dell’arte delle opposizioni.

Partiamo del merito.

Rapidissimo riassunto per i disattenti, gli indifferenti e gli smemorati.

Il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) nasce nel 2012 come un accordo intergovernativo che ha l’obiettivo di aiutare gli Stati alle prese con una difficoltà sul piano finanziario.

Cinque anni dopo (siamo nel 2017) comincia la discussione su come correggere il trattato iniziale.

Questo confronto, tra alti e bassi, si prolunga per quattro anni e solo nel 2021 si arriva a un accordo tra i paesi che adottano la moneta unica.

A quel punto inizia la fase delle ratifiche da parte dei parlamenti nazionali, procedura che avanza relativamente spedita (ratifica il Mes pure l’Ungheria di Orbàn!) lasciando in sospeso solamente il nostro paese.

Come ricostruito da diversi giornali di stamane, il Mes dovrebbe disporre di un capitale di circa 700 miliardi, l’Italia è impegnata a garantire circa 125 miliardi (avendone versati sino a oggi poco più di 14).

Ma vediamo l’oggetto del contendere: con la riforma del Meccanismo si prevede la possibilità di sostenere il Fondo di Risoluzione Unico vale a dire una specie di paracadute per le banche europee che dovessero trovarsi in una condizione di difficoltà (Fondo sostenuto dai contributi delle banche stesse).

Il nuovo Mes prevede la possibilità di intervenire a sostegno di quelle banche nel caso il Fondo di Risoluzione non abbia le risorse sufficienti a sanare una situazione di crisi.

Una seconda modifica del Mes riguarda le modalità di sostegno e salvataggio dei singoli Stati (il Mes è stato anche definito come Fondo salva Stati).

In passato il meccanismo ha prestato soccorso a Cipro, Grecia e Spagna.

Con la riforma si prevedono modalità diverse di supporto verso i paesi con una finanza pubblica sotto controllo e quelli con un debito elevato (su questo punto si concentra la critica sovranista).

Cosa accade adesso, dopo il voto negativo del nostro parlamento?

Accadrà che la riforma non entrerà in vigore mentre resteranno attive le regole precedenti (quindi, per capirci, le banche non potranno beneficiare nella modalità che vi dicevo del Fondo di Risoluzione Unica).

Fate attenzione all’argomento principe usato dalla Lega: “votiamo contro perché i contribuenti italiani non devono pagare il salvataggio delle banche tedesche”.

Questa è una sciocchezza che risponde unicamente al riflesso sovranista (in Germania i neonazisti alleati di Salvini sostengono che il Mes farà pagare ai contribuenti tedeschi il salvataggio delle nostre banche).

Come spiega Tito Boeri, se una grande banca italiana avesse davvero bisogno di salvataggio (cosa oggi alquanto improbabile) sarebbe l’Italia ad avere più bisogno del Fondo di Risoluzione Bancaria avendo la Germania un debito pubblico molto più basso del nostro e la possibilità di ricapitalizzare le banche con interventi statali, come del resto ha già fatto in passato.

Bon, vediamo adesso le conseguenze della giornata di ieri sul governo e sulla maggioranza.

A dirla in modo spiccio, la sintesi è che:

  1. Hanno sfiduciato il ministro dell’economia e delle finanze.
  2. Nel voto parlamentare la maggioranza si è divisa, e trattandosi della posizione su un trattato internazionale non è eccessivo dire che si è sfasciata.
  3. L’Italia oggi non solo non è più forte in Europa, ma vede il suo potere contrattuale ridursi ai minimi con un isolamento che si è manifestato prima nell’accordo (a trazione franco-tedesca) sul nuovo Patto di stabilità e che si confermerà nei prossimi mesi e anni.
  4. In tutto questo la presidente del consiglio si è riparata all’ombra di una provvidenziale influenza (auguri di pronta guarigione) assecondando la linea oltranzista del suo alleato minore, e la Lega non a caso urla trionfante al successo.

Volendo citare (mi è capitato di farlo in altre occasioni la teoria del professor Cipolla sulla stupidità) direi che in questo caso la posizione del governo rientra nel quadrante dell’apparente egoismo: compiere un’azione destinata a produrre un interesse per sé e al contempo un danno a tutti gli altri (in questo caso il Paese).

Tradotto, Meloni e Salvini pensano di poter costruire la campagna elettorale dei prossimi sei mesi (il 9 giugno si vota per le europee) con una comunicazione aggressiva e ossessiva sul fatto che l’Italia ha fatto vedere i sorci verdi a Bruxelles (della serie “prima di italiani” o anche “padroni in casa nostra” e altre scempiaggini di questo tipo).

Ora, che si tratti di un calcolo miope e alquanto irresponsabile lo darei per scontato.

Non so dire se ne trarranno qualche beneficio sul piano del consenso, spero e penso di no.

La certezza di adesso è nel danno che hanno recato all’Italia e all’interesse di imprese, risparmiatori, famiglie.

Infine, lo stato di salute delle opposizioni.

Anche qui inutile girarci attorno, la giornata ha riservato un quadro di divisione anche nel campo dell’alternativa.

Il Movimento 5 Stelle ha scelto di cavalcare la polemica finendo con l’esprimere un voto analogo ai due principali partiti della maggioranza.

Noi del Pd abbiamo tenuto la posizione corretta e responsabile votando a favore e inchiodando la maggioranza al suo fallimento politico, tattico e strategico.

Ugualmente hanno fatto le forze del Terzo polo mente il gruppo di Alleanza Verdi Sinistra si è astenuto.

Un cartellone Arlecchino, inutile negarlo.

Anche se, come ovvio, le divisioni di chi è maggioranza e governa pesano politicamente molto più delle divisioni in capo all’opposizione.

Detto ciò, due sono le osservazioni conclusive.

La prima è che se anche il realismo delle cose fa pensare che fino alle europee di giugno proseguirà un clima da competizione nel campo nostro, bisogna provare con ogni mezzo e argomento a scavare il solco di una maggiore unità delle forze che si propongono come un’alternativa ai fallimenti della destra.

Questa responsabilità è principalmente in capo al partito maggiore, il nostro, e credo che atteggiamento e toni della segretaria siano un attestato di serietà che nel medio periodo è destinato a pagare.

L’altra nota, l’ultima, è che anche alla luce di quanto è avvenuto ieri le prossime settimane e mesi dovranno saldare sempre di più l’opposizione dentro il parlamento, e in generale nelle istituzioni, con quanto ribolle oggi nel paese sul fronte di bisogni sociali che si fanno sempre più incalzanti.

Non sarà una passeggiata, bisogna saperlo, anche perché il governo userà tutti gli strumenti in suo possesso (compreso il controllo dell’informazione) per un’azione di propaganda e distrazione di massa sempre più martellante.

Quindi prepariamoci perché ci sarà da combattere con argomenti, proposte e piazze.

Ieri è iniziato formalmente l’inverno.

Facciamo in modo che non sia per nessuna ragione “l’inverno del nostro scontento”.

Buona giornata e un abbraccio.

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