Ricordo che la mia prima riunione della Direzione della Federazione del Pci della Versilia nel 1973 aveva all’Odg proprio il Carnevale: come era andato, che problemi aveva manifestato, come prepararsi all’edizione dell’anno seguente nel migliore dei modi, quali proposte avanzare come partito.
Ricordo che ci fu una discussione abbastanza vivace tra il Presidente del Consorzio dei carristi Cavac Nestore Cinquini, il Presidente dell’Azienda Autonoma di Soggiorno Giuseppe Antonini e Adolfo Giusti Presidente del Comitato Carnevale. Fu la prima di tante riunioni, riflessioni e discussioni a cui ho partecipato sul Carnevale. L’edizione di quest’anno non poteva davvero mancare al novero del mio archivio storico.
Carnevale fuori periodo, epoca Covid, probabilmente deciso ai primi dell’anno quando si pensava che in una decina di mesi avremmo superato le difficoltà. Non so se deciso d’intesa con i carristi, sicuramente senza ampia consultazione delle varie organizzazioni economiche e sociali della città. Poi, di fronte alle restrizioni che hanno portato al rinvio di manifestazioni altrettanto prestigiose a Lucca e in molte altre città toscane e italiane, si è pensato ad una trovata: il Carnevale Universale a Settembre-Ottobre e a marcare la presenza di immagine e visibilità quando tutto il resto era al buio.
Le motivazioni addotte sono state risibili: dobbiamo farla comunque per pagare i costruttori e non perdere i contributi pubblici. Poi la concertazione è stata una mezza farsa e si è andati dritti sparati, anche di fronte a problemi di un certo peso posti da diverse categorie: settori di commercianti, di balneari, di albergatori. Apparire, però, era meglio che essere!
Ancora una volta i protagonisti principali sono stati proprio loro: i carristi e le loro creazioni che hanno salvato la Fondazione dalla “’af-Fondazione” nel ridicolo. Ed anche per come è andata questa vicenda vengono emergendo i due limiti fondamentali della politica locale: lo scarsissimo rapporto con la città, col suo pensare, col suo senso comune e con il suo buonsenso da un lato, e la divisione che crea in tutti i luoghi sociali dove mette piede: dalle categorie economiche, ai movimenti ambientalisti, agli operatori del mercato ed ora persino su una manifestazione che da oltre cent’anni accomuna e inorgoglisce la città e i suoi cittadini. Intendiamoci come molte altre cose, lo ricordavo all’inizio, il Carnevale ha sempre fatto discutere, con vivaci contrapposizioni anche tra i carristi ma nel momento cruciale, c’era collaborazione e unità: quel clima che ha consentito una grande collaborazione tra partiti di maggioranza e di opposizione, per concorrere tutti allo sviluppo dell’iniziativa e ad ampliare le ricadute economiche, sociali e d’immagine su tutta la città così come in effetti è stato per oltre un secolo. Oggi, però, così non è (se vi pare)!
Si doveva aprire una riflessione sull’esperienza di quest’anno ed anche sul futuro di questa manifestazione ma invece si sta cercando di stendere un velo bianco. Si potrebbe adottare la famosa canzone “Simmo ’e Napule paisà” e cantare il ritornello “basta ca ce sta ‘o sole. Ca c’è rimasto ‘o mare, Na nénna a core a core, Na canzone pe’ cantà… Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto… Chi ha dato, ha dato, ha dato…. Scurdàmmoce ’o passato… Simmo ‘e Viareggio paisà”
E invece si dovrebbero tirare le somme e cercare di ripartire con un altro passo! Intanto il disavanzo al di sopra di un milione. La Presidente però ha detto che c’è una riserva attiva degli scorsi anni e con quella si pareggeranno i conti. Tutto vero, ma quei residui attivi accantonati, che potevano esser utilizzati per lo sviluppo e il rinnovamento della manifestazione e reinvestiti per il suo potenziamento o per finanziare operazioni sperimentali e altro, li stiamo per bruciare.
In questi casi al Presidente, a cui tutti fino ad oggi hanno riconosciuto i meriti nella gestione della Fondazione, i soci chiederebbero conto. Poi un accorto amministratore dovrà inserire in bilancio alcune somme per rischio cause: diversi commercianti si sono organizzati ed hanno dichiarato pubblicamente di fare causa per i danni subiti (mancati incassi, perdita clienti, chiusura anticipata della stagione) stimando, come uscito sulla stampa locale, le loro richieste superiori al milione di euro. Se così sta la situazione quel tesoretto attivo, sperando che sia sufficiente, servirà a portare in pareggio il bilancio ma si dovrà inserire in bilancio un capitolo fondo rischio cause e rivalse.
Si avvierà una seria riflessione sulla manifestazione più importante di Viareggio o si riprenderà come se niente fosse successo in attesa di quei risultati eccezionali che faranno dimenticare tutto ed impediranno di affrontare il ragionamento sulle prospettive future?
Il Carnevale ha potenzialità notevoli che però non riesce a cogliere fino in fondo. Quali sono a mio avviso i limiti su cui sarebbe interessante discutere?
La manifestazione è storicamente dei viareggini anche se poi ha finito, oggettivamente, proprio perché i viareggini sono stati bravi (almeno una volta possiamo dirlo senza che il Sindaco batta sulle mani la sua bacchetta), per essere una manifestazione di tutti a tal punto che il Sen. Barsacchi riuscì a farla diventare sede di una Lotteria Nazionale. Il rapporto tra l’essere locale e nazionale quindi è un primo elemento di contraddizione;
Il secondo elemento è che per spostare il baricentro sul nazionale per non dire sull’internazionale bisognerebbe avere strutture ricettive e infrastrutture che Viareggio da sola non ha. Si potrebbe compensare questo aspetto con una grande interazione e collaborazione comprensoriale o forse ancora meglio provinciale. Ma siamo purtroppo alle schermaglie politiche e ai giochetti di bassa cucina personalistica che ostacolano una visone integrata e allargata.
Il terzo elemento è come, di fronte alle trasformazioni dei gusti, degli stili di vita, della tecnologia, si possa mantenere la tradizione della carta a calco e con quale equilibrio con quell’enorme disponibilità di tecniche, di materiali, di strumentazioni nuove che abbiamo a disposizione. Si tenga presente che il Carnevale ha fatto delle evoluzioni e non è rimasta ferma alle origini: non ci sono più i cavalli che tirano i carri, i carri stanno oggi su piattaforme etc….
Collegato ad esso, ma non secondario, è il tema della satira, è la ficcante irrisione del potere e dei personaggi pubblici, che è stato uno dei filoni principali della manifestazione. Ormai da molti anni ha lasciato il campo a temi (temi spesso ripetitivi, scontati, di generica attualità) più orizzontali, alle questioni più che ai personaggi: si perde però una delle caratteristiche di maggiore vivacità e provocazione che il carnevale viareggino presentava.
Quarto elemento è come svincolarsi sempre più dai contributi pubblici per altre forme di finanziamento, di introito e di contributo diretto della città, di tutte le sue categorie e come allargare le iniziative collaterali non più solo ai quartieri ma anche agli altri comuni e dilatare il periodo: il cuore centrale che resta alla vigilia della quaresima ma con un anticipo e una coda che andrebbe pensata anche in relazione ad altre realtà del territorio ed integrata con esse.
Quinto elemento: sono tutte le cose che non funzionavano da anni, tra cui lentezza nello scorrimento, luci insufficienti per il notturno e tantissime altre sollecitate, proposte ed evidenziate durante le edizioni precovid.
Sesto. Quando c’è stato il concertone di Jovanotti si sono creati parcheggi fuori dalla città con navette che hanno portato gli spettatori arrivati da diverse parti d’Italia in centro. E’ stata una bellissima esperienza, non ci sono stati problemi, nessuno ha protestato e moltissime persone hanno invaso a piedi il centro cittadino da Marco Polo alla spiaggia del Viale Europa. Perché non recuperare quell’esperienza e farla diventare sperimentale con l’intera città che viene valorizzata e con il Carnevale che fa da apripista?
(Le foto pubblicate sono dai profili pubblici di FB)