Il campo largo a Siena e il nodo (irrisolto) del Partito Democratico

Una narrazione mediatica positiva, la realtà di una leadership contestata e l’obiettivo di un fronte progressista per il 2028

Qualche giorno fa, il gruppo Passione Democratica ha pubblicato una lunga riflessione su come costruire un progetto comune e progressista a Siena. Una lettera accorata, che rilancia con forza la necessità di un campo largo per le elezioni amministrative del 2028. Una proposta che ha intercettato il clima del momento: dopo Genova, tutti parlano dell’urgenza di coalizioni ampie e plurali.

Ma proprio in quella lettera – come in tante altre iniziative civiche – non compare mai un nome: il Partito Democratico.

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E questo non è un dettaglio. È la spia di un problema politico che non può più essere eluso. Perché il PD, a Siena, è oggi il vero nodo irrisolto del fronte progressista. O forse – se lo si vorrà – la chiave decisiva per provare davvero a costruirlo, quel campo largo.

Il tema è chiaro: senza un lavoro serio di ricomposizione civica e politica, il centrosinistra non sarà competitivo nel 2028. E per alcuni era già chiaro prima del congresso straordinario. Basta rileggere di Promessa Democratica, o anche di Ritroviamoci PD, oppure Passione Democratica e anche di #controcorrente. Esperienze diverse, accomunate dalla volontà di riaprire spazi nel partito per chi non si riconosceva più in una gestione autoreferenziale.

Ma l’arrivo del commissario ha assorbito e svuotato tutto: tutte le esperienze si sono di fatto dissolte o ridotte a presenza di testimonianza.

Eppure il Partito Democratico, almeno a leggere i giornali, pare in ottima salute. Da settimane, il racconto mediatico della segreteria di Rossana Salluce è tutto positivo: Europa, lavoro, sanità, referendum, apertura al nuovo, attenzione ai giovani, rilancio del campo largo, nuove energie. Ma a guardare bene, più che uno slancio politico si percepisce un’operazione di maquillage narrativo. Una costruzione di immagine più che un progetto vero. Certo, non che le iniziative non ci siano…

Qualche riferimento? Per capirci?

Siena Sostenibile, ad esempio, quando si tratta di tematiche che riguardano la città non ha alcun problema a confrontarsi e parlare col PD. In Consiglio comunale capita sempre più spesso che i consiglieri si trovino a firmare le stesse mozioni o interrogazioni ma non esistono tavoli permanenti di confronto. Nessun percorso comune. Il Movimento 5 Stelle, incontrato di recente, spinto dalla scadenza regionale, ha posto poco prima dei paletti netti: critica durissima al PD, ritenuto responsabile della paralisi della città. Pierluigi Piccini e Per Siena osservano con crescente perplessità il percorso del partito. Italia Viva ha avanzato una pubblica disponibilità al dialogo ma è presumibile sia in attesa. Passione Democratica, nata per favorire un percorso unitario, sta ora strutturandosi in autonomia, proprio per reagire alla chiusura di quella porta.

Dentro il PD le cose non vanno meglio. La segretaria ha una maggioranza ampia, ma non certo inclusiva. Fiorino Iantorno e i suoi si dichiara costantemente escluso dal confronto e dalle scelte. La minoranza di Simone Vigni è tenuta in un angolo, ed è in attesa di segnali tutt’altro che distensivi. Alla faccia della tutela delle minoranze.

Certo è che nessuno vuol trarre le conclusioni dei significati di un contesto così tratteggiato. Tutto è in divenire. Certo, c’è la campagna referendaria e poi quella regionale (qualcuno, Vannino Chiti ha già notato come quest’ultima parte in ritardo), e forse non sono maturi i tempi per dire ciò che in molti nel campo progressista si attendono: che il PD senese faccia un passo indietro. Non per scomparire, ma per liberare energie, facilitare sintesi, sbloccare una situazione paralizzata. Insomma, ipotizzare di voler essere lui il centro della leadership del 2028. Questo è il punto. Un punto difficile da proporre e ancor di più da discutere. Ma Genova insegna, qualcosa che è stato scritto già più volte sulle pagine di questo giornale: se vuoi una coalizione forte elettoralmente ma anche successivamente alla prova dell’amministrazione, devi vincere al primo turno. Ne sanno qualcosa le coalizioni nate nei ballottaggi: elette da una “minoranza” e dunque deboli tra i cittadini e sottoposte al tiro del “fuoco amico”.

Un’ipotesi siffatta, di apertura estrema, sulla leadership a Palazzo Pubblico, potrebbe liberare il campo da incomprensioni e aprire una stagione di costruzione di una opposizione unitaria alla giunta di centrodestra e un percorso politico e programmatico sulle nuove frontiere per il futuro di Siena.

Per fare questo il PD dovrebbe essere un corpo politico coeso, animato da uno sforzo unitario. Forte. Consapevole delle proprie prerogative. Nonostante la perdita di consensi, la riduzione degli iscritti, l’invecchiamento della propria base sociale. Capace di mettersi in discussione con umiltà e senso del dovere.

In assenza di ciò, quello che succederà potrebbe essere comunque un passo di lato ma più imposto che voluto. Magari come succede, all’ultimo tuffo, in calcio d’angolo. Divenendo più una scommessa che un progetto.

Il PD insomma dovrebbe interrogarsi ora su come non essere da ostacolo a coagulare una opposizione, e proporsi come un motore di aggregazione. Ancora non ne sembra affatto all’altezza. Sarà un passaggio difficile: dovrà tenere insieme radicamento e visione. E soprattutto saper disegnare un’alternativa alla destra.

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