Riceviamo e pubblichiamo da Claudia Cardone di Siena Riformista una preziosa serie di considerazioni su un tema che ci è caro: “Siena metropolitana: bene comune accessibile e generativo”.
Le tendenze e le trasformazioni in atto sul territorio senese, inteso in modo ampio – sia come Città Metropolitana, sia come Area Metropolitana funzionale – si possono definire come un insieme dei valori, delle identità, delle vocazioni e delle risorse, intesi come virtù e ricchezza specifiche che possono essere rafforzate se gestite attraverso strumenti amministrativi comuni e condivisi anche tra i diversi livelli di governance.
Tuttavia, oltre alla ovvia necessità di consolidare e valorizzare questi punti di forza, emergono con evidenza tre principali questioni su cui intervenire per garantire all’intero sistema metropolitano un ritmo di crescita integrato e armonico: la crescita demografica e l’invecchiamento, la dimensione del sistema metropolitano e la sua resilienza complessiva. Gli indicatori demografici definiscono infatti un sistema metropolitano di piccole dimensioni (meno di 300.000 abitanti) ma tra i più vecchi del mondo, determinando la necessità di rendere il territorio più attraente per i giovani. Questo implica investimenti sulla formazione e sull’offerta di lavoro e opportunità di vita (nuove forme dell’abitare e del lavorare).
La resilienza del sistema metropolitano complessivo è data proprio dalla capacità di definire una convivenza armonica tra i ritmi dei territori che lo compongono, riconoscendo che, spesso, ritmi lenti non implicano ritardi di sviluppo ma, al contrario, corrispondono a livelli di sviluppo e di benessere rispetto ai ritmi veloci dello sviluppo urbano, e fanno del paesaggio e del sistema agricolo e naturale e del progresso ecosostenibile ed etico sociale il loro punto di forza.
E’ quindi il territorio, inteso come il luogo delle relazioni sociali, che deve essere nuovamente posto al centro; il territorio è il contesto in cui le persone agiscono e quindi conoscere politicamente lo spazio significa rendere visibile l’arte attraverso cui gestire la Polis, il luogo delle scelte e del cambiamento. Leggere, interpretare, comunicare e affrontare le disuguaglianze non è un esercizio di stile, è espressione della capacità di volere e potere coinvolgere le persone che vi abitano. Scelte che riguardano la sicurezza fisica, umana e sociale, la sostenibilità ambientale, la dignità abitativa, la capacità di rispondere alle emergenze.
La globalizzazione e, adesso, la pandemia hanno evidenziato l’importanza della dimensione locale; sono, infatti, i territori i luoghi dai quali provengono i più significativi impulsi allo sviluppo.
Conseguentemente, affinché lo sviluppo territoriale sia indirizzato principalmente al benessere di chi abita e lavora in quei territori, quindi agli attori e fruitori di tale sviluppo, il modo di governare la città metropolitana dove essere in grado di superare la concezione tradizionale di governo e arrivare al modello dell’amministrazione condivisa, attraverso la realizzazione di “patti” tra gli enti locali e le espressioni della società civile, non solo e non tanto per gestire, quanto piuttosto per progettare il processo di sviluppo della città collaborativa; un consesso dove il rapporto tra amministrazione e comunità si basa sulla condivisione degli obiettivi, dei programmi e dei progetti che servono per realizzarli, a partire dal quartiere come luogo identitario e di appartenenza: un modello di collaborazione tra Comune e Comunità, che si fonda, quindi, su un accordo in cui tutti gli attori sono co-responsabili dei risultati di innovazione e di miglioramento con l’obiettivo di costruire una Città più sostenibile e intesa come bene comune.
Il progetto di amministrazione partecipata prevede percorsi di collaborazione in grado di affrontare sfide relative a come migliorare la mobilità, come migliorare la vita nei quartieri, come potenziare i servizi per le fasce deboli della popolazione, come curare il territorio e rafforzarlo a fronte delle scadenze per il prossimo futuro (transizione ecologica e transizione digitale); le associazioni, le imprese, le scuole, le istituzioni della ricerca e della conoscenza sono soggetti competenti e determinanti per realizzare la Città come bene comune, diventando protagonisti di progetti in grado di dare risposte a diversi tipi di problemi o esigenze.
Nelle città del nostro territorio e della nostra tradizione emergono vita e desiderio di un futuro diverso all’insegna di una nuova socialità e una nuova politica: assistiamo, infatti, alla nascita di “minoranze creative” che emergono dalla società civile e che sono espressioni della Politica con la P maiuscola.
Possiamo dire che una città giusta è quella nella quale vi è un ragionevole equilibrio delle condizioni offerte ai diversi gruppi sociali, e nelle quali tendenzialmente a ciascuno è dato di partecipare in modo equo all’uso del bene città e delle sue componenti, e a concorrere in condizioni d’eguaglianza al suo governo.
Beni e valori comuni, spazi e spazio pubblico, processi collettivi: è questo, in definitiva, che la storia ci indica: a partire dalla difesa e dalla riconquista dello spazio pubblico, in tutti i suoi aspetti. Poiché è spazio pubblico la piazza, sono spazio pubblico le aree destinate alle funzioni collettive, è spazio pubblico una politica sociale per la casa. Ma è spazio pubblico l’erogazione di processi ecosostenibili a supporto di utenze domestiche innovative ed economiche, di servizi relativi alla scuola, alla salute, allo sport, alla cultura, all’apprendimento e al lavoro. Ed è spazio pubblico la capacità della collettività di governare le trasformazioni urbane e le innovazioni tecnologiche e la possibilità di ogni cittadino di partecipare alla vita della città e delle sue istituzioni, è spazio pubblico la democrazia e il modo di praticarla al di là dei limiti dell’attuale configurazione della democrazia rappresentativa.
La pianificazione urbanistica necessita quindi di obiettivi che non privilegino la “valorizzazione economica” del territorio, lo “sviluppo dell’urbanizzazione” indipendentemente dalle sue finalità, ma il benessere delle popolazioni presenti e future in termini di salute, di accesso alle risorse e a tutti i beni comuni, sia naturali sia storici. Una pianificazione che assuma tra i suoi compiti principali il contrasto al consumo di suolo e delle altre risorse naturali limitate, la difesa dell’ambiente e il soddisfacimento, nell’organizzazione della città e del territorio, delle esigenze collettive dell’abitazione, dei servizi, della mobilità in condizioni di equità per tutti gli abitanti. Una pianificazione che abbia al suo centro la ricerca di etica e giustizia nella dotazione dei servizi e delle utenze, nella libertà dell’uso e dell’accesso agli spazi della vita e delle funzioni collettive indipendentemente dalle condizioni sociali, culturali, economiche, della razionalità nella disposizione delle cose sul territorio, della bellezza nella definizione dei nuovi paesaggi e nella conservazione di quelli esistenti.
E pianificazione significa anche partecipazione dei cittadini al governo del territorio, alle decisioni che concorrono a realizzare le condizioni della vita futura. Perciò lavorare in questa direzione significa anche impegnarsi nel tentativo di espandere la democrazia – la capacità e possibilità di tutti di concorrere alla costruzione del bene comune -. Significa allora dare a tutti la possibilità concreta di essere liberi di partecipare alla vita pubblica, rendendo indipendente la libertà dalla proprietà.
L’obiettivo di un accesso “universale” al territorio e alla società – in una prospettiva centrata sulle persone – si concretizza quindi attraverso diverse azioni che vanno dall’ottimizzazione delle infrastrutture e dei servizi esistenti, alla realizzazione di nuove infrastrutture in funzione del potenziamento dei servizi di trasporto e delle reti delle utenze domestiche, privilegiando mezzi e servizi sostenibili a supporto dell’efficienza energetica, alle opportunità offerte dal PNRR/ il Next Generation EU e alla definizione di nuove modalità di cooperazione e di coinvolgimento nella comunità. Le esigenze di coniugare i diversi aspetti della vita privata, sociale, produttiva e civile possono essere incrementate da un generale approccio volto alla semplificazione delle procedure e alla flessibilità di utilizzo di Città connettiva e Territorio accessibile.
L’accessibilità si declina, quindi come :
● stretta connessione fra il tema della pianificazione urbanistica e quello della mobilità, che risulta essere essenziale rispetto all’impatto sulla qualità e sulla resilienza della città che implicano diversi strumenti e modalità di azione:
1. interventi sul parco veicoli pubblici affinché risulti più moderno e meno invasivo rispetto alle aree di svago, ristoro e divertimento della Città e abbiano un impatto ambientale minore;
2. interventi sul sistema energetico con azioni intese a migliorare l’efficienza energetica attraverso l’uso di combustibili puliti e non esauribili;
3. azioni che incrementino la circolazione di mezzi pubblici che intervenga nella rete infrastrutturale al fine di incrementare il trasporto pubblico su ferro e di trasferire i flussi veicolari privati verso aree di maggior assorbimento
● rafforzamento della infrastruttura “sociale” e sviluppo di una nuova politica dell’abitare metropolitano, fondata su:
1. l’attivazione di processi di ascolto, informazione e partecipazione della popolazione;
2. la definizione di nuovi paradigmi abitativi, che rappresentino risposte concrete sia ai principi di tutela, presidio e riuso efficiente del territorio sia alle specifiche necessità dei giovani, delle famiglie e delle comunità;
3. il perseguimento di una politica dell’abitare innovativa e adeguata alle esigenze dei giovani e degli anziani, promuovendo l’accesso a reti di utenze domestiche (gas, luce, internet) efficaci, sostenibili, a basso costo e in linea con le indicazioni del PNRR;
4. la creazione di una comunità inclusiva e solidale, sostenuta da un rafforzamento dei legami orizzontali, tra i cittadini, e verticali, tra cittadini ed istituzioni.
La strategia dell’abitare ha l’obiettivo di rendere la Città Metropolitana di Siena un luogo dove possano svilupparsi e consolidarsi nuovi modi di vita sostenibili da un punto di vista sociale, relazionale, ma anche economico ed ambientale. L’obiettivo è pertanto quello di unire il bisogno primario di abitazione con i vantaggi che derivano dalla creazione di una nuova socialità e dal recupero e riuso dei luoghi dismessi o sottoutilizzati, anche attraverso l’economia della condivisione.
In particolare, in sintonia con le iniziative di settore della Regione Toscana, si sostengono esperienze innovative in ambito abitativo (autocostruzione, auto-recupero, co-housing, etc.) coniugando le iniziative dal basso (attivabili in maniera spontanea dai cittadini), con quelle gestite dall’alto (ad esempio tramite bandi pubblici) in grado di testare e dare visibilità alle buone pratiche. La promozione di una comunità inclusiva e solidale, una caring community dove i cittadini sono portati a prendersi cura del territorio in cui vivono, ha lo scopo di rinforzare i legami che tengono insieme le istituzioni, la comunità ed i cittadini, a cominciare dalle categorie più vulnerabili, quali i bambini, le giovani coppie, le famiglie monoparentali, gli immigrati, le persone con disabilità. In questa direzione è fondamentale la valorizzazione di tutte quelle presenze diffuse, soprattutto nei territori meno urbanizzati o nei centri minori, creatrici di comunità, catalizzatori sociali sia per i giovani che gli anziani (dalle case del popolo alle parrocchie, dalle associazioni musicali alle associazioni culturali e di promozione sociale) e che mantengono vive le relazioni che sostengono la “tenuta” del nostro territorio. Elemento cruciale di quest’azione sono la partecipazione, intesa come strumento strategico e vivifico a supporto del cambiamento.
Gli stessi indicatori di benessere multidimensionale (BES) che orientano strategie e politiche ci suggeriscono che misure capaci di indicarci la direzione corretta creano le premesse per una società fiorente, in cui il ben vivere comune debba costituire una priorità nel definire la qualità dei progetti nelle scelte della programmazione dei prossimi anni su partite essenziali come i programmi europei 2021-2027 e il Next Generation EU.
Reciprocità e Generatività assumono, quindi, significato di soddisfazione di vita e ricchezza interiore; ciò si traduce anche in una politica economica dove mercato e istituzioni sono coadiuvate da cittadinanza attiva e imprese responsabili, come indicato nel Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, che evidenzia un modello in cui partnership e responsabilità diventano parole chiave, insieme a welfare aziendale, progettazione partecipata, sussidiarietà circolare e democrazia deliberativa, cooperative di comunità e gestione dei beni comuni condivisa.
Claudia Cardone