Fra tredici giorni a Siena sarà Palio… e subito dopo inizierà per i senesi l’Inverno. Cioè una diversa stagione in cui non saremmo estatici e rilassati come quando nella stalla c’è il cavallo, ma saremmo pronti a incazzarci per troppe cose.
E anche per la politica sarà così, soprattutto perché quest’anno ci sono state le elezioni e, ad acclimatamento fatto, la lista di buoni e cattivi – chiaramente diversa per ogni cittadino – va rifatta un’altra volta.
Per il sindaco e le forze della sua coalizione si tratta di raccogliere gli umori dei senesi interessati e la loro valutazione sui primi cento fatidici giorni di governo – che si completeranno il 6 settembre -. Per le altre forze politiche, in particolare per quelle rimaste sconfitte sul campo, di darsi nuovi colti e di ripresentarsi alla città con propositi più o meno nuovi; l’alternativa è quella di alzar bandiera bianca e tirarsi indietro.
Che succederà? Proviamo ad anticipare qualche ipotesi.
La sindaca Fabio e Fratelli d’Italia incasseranno l’impegno profuso dal nuovo Sindaco per dimostrare la novità di stile e di contenuti rispetto al precedente. Che è un’altra cosa.
Questo si incomincia già a sentir dire anche dagli avversari. Ed è facile prevedere un giudizio positivo sui suoi cento giorni.
Del resto, a memoria, tutti i sindaci precedenti erano più consolidati in capi ai cento giorni. Anche De Mossi. Diciamo che quando non va, l’idillio muore più avanti ma non di certo nei cento giorni, quando un sindaco ha tutto il suo smalto e il portafoglio pieno di nomine da fare.
A breve però si tratterà di capire quanto profondamente i nuovi signori di Palazzo hanno messo le mani nelle carenze della macchina, cioè su quelle cose – Pnrr, asili, scuole, piscine, servizi, tasse, suolo pubblico – su cui si formerà il giudizio di merito, ma ad oggi il Sindaco può attraversare la città a testa alta.
Qualche mugugno nelle altre forze di governo c’è, e suscita interesse, ma probabilmente il digrignare attiene più ai “rapporti politici” personali.
Nell’opposizione, la prima a mettere fuori la testa, con una cena, è stata la lista Chiti-Italia Viva e si vocifera insistentemente sul prossimo ingresso di David Chiti alla guida dei Renziani della città. Resta da capire se si porterà dietro Castagnini – tuttora consigliere – e anche il De Mossi.
Il Ricciarello Magico invece non c’è più. Più che del quotidiano più letto della città, è aggettivazione da attribuire alla lista Idee in Comune che la usa dal 2019. Stava a significare per similitudine le peggio cose che venivano attribuite al Giglio Magico di Renzi, vicenda giudiziaria oggi conclusa con una sola tenue sanzione patrimoniale. E ancora pesantezza ha dato oggi a chi li raffigurava.
Altri ricciarelli potevano esserci, ma l’operazione di sostegno alla Ferretti attraverso la presentazione da parte di Eugenio Giani per riconoscerne i voti indirizzatigli nel secondo turno non è riuscita per la ferma indisponibilità della Ferretti stessa e del Pd. Un’indisponibilità avvenuta del resto anche nei confronti di Chiti e Scaramelli.
Ma, nonostante la sconfitta, quello che non è detto è che Tacconi sia scomparso definitivamente dalla politica e non nutra qualche proposito di ritorno nei termini in cui avvenne con De Mossi. Cioè aiutare qualcuno a vincere. Ovviamente non a Siena, ma in qualche comune dove il prossimo anno si voterà, oppure per le Europee, per la provincia se si tornerà al voto diretto; per la Regione tra due anni. Uno scenario su cui non sarà solo, ma riguarderà anche Azione di Calenda e +Europa di Marzucchi.
Il polo civico di Pacciani non è decollato e le sue diverse anime sono in attesa degli sviluppi dell’astensione al programma della Fabio. In particolare si avverte l’attesa per capire se la maggioranza avrà la forza nervosa di proporre l’utilizzo (valorizzazione) di Piccini in una qualche responsabilità.
Sara interessante capire se si avvereranno le indiscrezioni anticipate – Presidente della Fondazione Santa Maria della Scala cioè un vero e proprio Sindaco della Cultura – da un giornale o se invece prenderà corpo qualche altra proposta magari verso la Capitale.
Insomma, molte cose sono in movimento. Quello che è assolutamente fermo al palo è il Pd. Certo, ha costituito il gruppo consiliare che però è stata l’occasione immediata per segnalare la distanza con la Ferretti che ha costituito il suo.
Si cerca di dare una immagine di tranquillità ma sotto la cenere cova uno scontro sordo tra la Ferretti e i suoi che ritengono di non avere sentito il sostegno del Pd e viceversa alcuni dirigenti del Pd che ritengono la Ferretti direttamente responsabile della sconfitta.
Di sicuro è che nel Pd – complici le dimissioni del segretario Roncucci che hanno imposto un altro tema – non c’è stata alcuna analisi delle ragioni della sconfitta, alcuna sintesi è stata raggiunta in oltre due mesi, tanto meno si è coagulato un giudizio su come andare avanti.
L’opposizione è affidata al gruppo consiliare Pd che si avvale dello strumento delle interrogazioni, che rischiano di rappresentare un boomerang nella misura in cui certificano la distanza del sindaco attuale dal precedente.
Nel Pd, qualche Circolo volenteroso si è mosso, ma c’è la fatica ad aprire un dibattito pubblico. Tenteranno anche qualche “sortita” con qualche festa tipo L’Unità in qualche quartiere. Sostanzialmente però la palla è in mano all’assemblea Comunale che deve decidere tra un nuovo segretario o il commissario.
Alla fine toccherà al segretario provinciale Valenti “sporcarsi le mani”, cosa che probabilmente non era nei suoi desideri, poiché si corre sempre il rischio di farsi dei nemici a occuparsi di scelte che dividono. E probabilmente, costringere Valenti a occuparsi del Partito della città era invece l’obbiettivo; qualcuno dice che è una vendetta del dimissionario Roncucci.
Certo è che questo modo di procedere, questi tempi lunghi e logoranti, lasciano in giro molti malumori tra gli iscritti, soprattutto in quelli arrivati da sinistra per la fase costituente ma anche per quelle componenti di minoranza che hanno poco più del “diritto di tribuna”. In qualche riunione di iscritti si è parlato apertamente di “capi bastone” che tengono bloccata l’assemblea…
Insomma, il Pd è una pentola che sta bollendo e rischia di implodere soprattutto se sommiamo alla cocente sconfitta di Siena, la preoccupazione per l’anno prossimo di veder insidiate alcune “roccaforti”.
Il cambio di strategia a Colle val d’elsa ne è un esempio. Per mesi il Pd ha fatto campagna per il sindaco uscente. Poi è bastata la candidatura civica di Piero Pii, storico amministratore della Valdelsa, considerato da tutti “uomo del fare”, perché il Pd decidesse in tutta fretta – e qualcuno aggiunge in pochissimi – il cambio di cavallo. E le cose non sembrano andare meglio a Poggibonsi, almeno dal punto di vista della decisione del candidato sindaco da presentare.
Insomma, l’impressione è che anche nel prossimo futuro il Pd, in queste zone, resterà un partito in cerca d’autore e soprattutto da battere; difatti per ora non sfugge all’impressione del “pugile suonato”.