Il primo presepe della storia del mondo cattolico si deve al genio colligiano Arnolfo di Cambio, scultore e architetto vissuto alla fine del Medioevo. Arnolfo lo realizzò su esplicita richiesta di Papa Niccolò IV (1227-1292) per la cappella del Sacramento di una delle quattro basiliche papali romane.
L’opera di Arnolfo, scolpita nel marmo, risale al 1291 e oggi è conservata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
L’idea di rappresentare la Natività, però, risale a una settantina di anni prima, quando San Francesco d’Assisi mise in scena a Greccio, in provincia di Rieti, la notte di Natale del 1223, un presepe con personaggi e animali in carne e ossa.
A Greccio, paese a 700 metri di altitudine, in quel periodo erano frequenti le incursioni di lupi che decimavano il bestiame. Francesco riuscì ad ammansirli e decise di continuare a vivere in una capanna della zona. Nell’occasione di un viaggio in Palestina, rilevò la somiglianza del borgo laziale con Betlemme e decise di rappresentare la scena della Natività in una grotta.
Dal 1972 la Pro Loco di Greccio ha fatto rivivere la tradizione che ogni anno, da Natale all’Epifania, attira moltissimi visitatori.
In seguito il presepe di Greccio fu dipinto in uno dei ventotto affreschi, il tredicesimo per la precisione, della basilica superiore di Assisi dedicati alla vita del santo serafico e attribuiti a Giotto.
Il calco in gesso del presepe di Arnolfo è invece visibile a Colle di Val d’Elsa all’interno del museo di San Pietro, che ospita anche un busto dell’architetto medioevale, nella galleria dei personaggi illustri legati alla città.
Nel 2005 il presepe originale, che negli anni aveva subito diversi traslochi e rimaneggiamenti, fu smurato dal piccolo ambiente sotterraneo che lo custodiva dal 1590 e sistemato provvisoriamente nel Museo della Basilica Liberiana, dove fu sottoposto a restauro.
Il lavoro, oltre allo studio tecnico, storico e artistico, si deve a Sante Guido e Giuseppe Mantella, grazie ai quali oggi Colle possiede una copia del presepe realizzato da Arnolfo di Cambio, personaggio simbolo della città valdelsana, ed è finalmente in grado di esporlo. Il calco è visibile in una cripta chiusa da inferriate nel Conservatorio di San Pietro dal 2017, anno dell’inaugurazione della struttura che in passato era stata sede di un convento di suore e, in anni più recenti, dell’istituto magistrale.
Il presepe di Arnolfo rappresenta due episodi distinti della tradizione cattolica cristiana. Oltre alla Natività, sono infatti rappresentati i tre Re Magi che adorano il Bambin Gesù insieme a San Giuseppe. Sulla statua di Maria, l’unica seduta e scolpita a tutto tondo, è stato detto che sia una copia realizzata dopo che l’originale, in cui la Madonna sarebbe stata distesa come una puerpera, era andato perduto.
Sante Guido però non è affatto d’accordo con questa teoria. Sostiene infatti che l’originale sia stato rilavorato nel tardo ‘500 sul fronte, mentre sul retro sono evidenti i panneggi in stile duecentesco. Il bambino Gesù inoltre non ha quasi più il naso, forse ridotto nell’intervento cinquecentesco. La Madonna ha infine i piedi abbozzati (uno quasi mancante) mentre Arnolfo usava farli grandi e della stessa dimensione. Sante Guido tra l’altro esclude che Maria apparisse distesa davanti ai Re Magi, una posizione che sarebbe risultata poco dignitosa.
La basilica di Santa Maria Maggiore è nota per custodire la mangiatoia in legno in cui era venuto alla luce Gesù. La realizzazione del presepe, secondo l’intenzione di papa Niccolò IV, era destinata quindi a decorare il preesistente oratorio dedicato alla Natività del Cristo nella navata destra della chiesa, dove si trova anche la reliquia della mangiatoia.
Dal Natale del Duemila, il presepe di Arnolfo di Cambio, è stato riproposto come oggetto di culto. La Basilica romana di Santa Maria Maggiore, detta anche Sancta Maria ad Presepe, è la chiesa in cui veniva celebrata originariamente la messa di mezzanotte.
Grazie al cardinale Stanislav Ritko, arciprete della Basilica, terminati i lavori di restauro, il presepe di Arnolfo è tornato nella Cappella Sistina (detta anche del Santissimo Sacramento o della Natività). Qui è visibile durante tutto l’arco dell’anno con ingresso gratuito.
Nella storia di questa chiesa appare un altro episodio di grande importanza. Fu infatti proprio nella sua Cappella Sistina, sull’antico altare nell’Oratorio del Presepe, che Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, celebrò una messa nella notte di Natale del 1538.
Qualche anno fa Papa Francesco, il gesuita che ha scelto di vivere come San Francesco, ha voluto celebrare questa tradizione dicendo una messa in forma privata nello stesso luogo per l’Immacolata Concezione. Nell’occasione ha ricordato anche il Santo di Assisi come fondatore del culto del presepe.
Simona Pacini
(in copertina il presepe originale conservato a Roma)