Ventinove dei 35 sindaci del Senese vanno rieletti. E c’è la corsa per le Europee con l’utopia del “voto utile”
Da Piazza del Campo il tam tam per le prossime elezioni si avverte attutito. Nicoletta Fabio fu eletta neanche un anno fa a sancire un passaggio da un centrodestra “alla maniera di Luigi De Mossi” a una Destra-Destra che al momento gode ancora e maggioritariamente dei favori del consenso volatile.
Le elezioni europee invece porteranno apparentemente a qualche comizio per procura e a labili interessi politici locali. Sul collegione che raggruppa la Toscana a Marche, Umbria e Lazio di certo si sa solo una cosa: chi vuole uno dei quindici rappresentanti a Bruxelles deve andare oltre il 5%; se lo si raggiunge a questo punto si calcolano le preferenze. La sproporzione tuttavia di elettori in queste quattro regioni fa dire che, con ogni probabilità, l’80-85 per cento, e anche più, degli eletti verrà dal Lazio. Solo Pd e FdI che, probabilmente faranno man bassa nelle urne, potranno puntare ad avere uno o più toscani tra i quindici eletti; più il primo che il secondo, azzardiamo.
Per Fratelli d’Italia si tratta di convincere gli alleati tradizionali (Fi e Lega-Udc) che il voto utile esiste e sarebbe decisivo. Il problema sta nelle possibile ripicche, dato che FdI non si è fatta convincere a considerarlo in elezioni precedenti (per esempio le Regionali 2020).
Si sa anche che si voteranno amministrative ed europee nello stesso momento – l’8 e 9 giugno – e che, qui la variante da memorizzare, è che le urne si apriranno nel pomeriggio del sabato e chiuderanno definitivamente la domenica sera. Ad abundatiam: non si voterà di lunedì!
Condividono quest’apparente distacco con Siena Capoluogo altri cinque dei 35 comuni della provincia, quattro in mano al centrosinistra e uno al centrodestra. Parliamo di Trequanda e Chiusi che hanno votato nel 2021: rispettivamente Francini (CSX, 76,79%) e Sonnini (CSX, 61,12%). Parliamo di Montalcino, Monticiano e Sarteano che hanno votato nel 2022: rispettivamente Franceschelli, senatore in carica (CSX, 80,26%), Serragli (CDX, 60,49%) e Landi (CSX, 75,6%).
Se però si sale in cima alla Torre, si allarga l’orizzonte e gli scoppiettii di queste future elezioni – specialmente quelle amministrative – si vedono; e di continuo. Anzi, i candidati già scesi in campo hanno iniziato a scambiarsi qualche colpo proibito. Tutti i comuni della cintura periferica vanno al voto, i grossi centri della Valdelsa vanno al voto. In totale saranno due centri sopra i quindicimila abitanti – quindi con possibilità di andare al ballottaggio – e 27 più piccoli.
Fermento c’è anche presso le segreterie provinciali che sanno come queste amministrative si declinino direttamente con le future Regionali 2025; una crescita del voto di centrodestra, al di là dei centri urbani maggiori, potrebbe rendere contendibile anche il Palazzo del Pegaso. L’inerzia per ora sta dalla parte delle destre, e ce lo dice con più evidenza il dato toscano di quello esclusivamente senese.
Alle elezioni del 2014 dei cinquantacinque centri toscani sopra i quindicimila, il centrosinistra ne aveva 50, il centrodestra 1 (Altopascio), i cinquestelle 1 (Livorno), le civiche con varie gradazioni politiche 3 (fra cui Signa e Colle Val d’Elsa).
A conferma che il governo del territorio stressa… le citate Signa, Livorno, Colle e Altopascio vennero riconquistate dal centrosinistra nelle successive elezioni del 2019, ma il meccanismo dell’alternanza li portò a dare l’addio entro quella data a Arezzo, Cortona e Montevarchi; Grosseto, Piombino, Massarosa e Pietrasanta; Massa, Cascina e Pisa; Agliana, Montecatini, Pescia, Pistoia e Siena chiaramente. Inoltre furono ceduti al civismo Sansepolcro e Viareggio, mentre i cinquestelle trovarono in Carrara il proprio caposaldo e le liste Sinistra-Sinistra si acquartierarono a Sesto. Quindi cinque anni dopo, nel 2019, il Centrodestra era salito a quattordici città e altrettante ne aveva perse il Centrosinistra.
In provincia di Siena, oggi, il Centrosinistra è maggioranza in 29 comuni dei quali venticinque vanno al voto, il Centrodestra ne ha quattro e la metà di essi (Casole e Pienza) vanno al voto, le Liste Civiche ne hanno due ed entrambi vanno al voto (Rapolano e Chianciano).
Per i due partiti maggiori le strategie sono differenti. Ci dicono che il Centrodestra – senza annunci clamorosi – punterebbe a cambiare gli equilibri su obbiettivi ben definiti. Sembra che per mutare i bilanciamenti nei vari organismi provinciali gli serva un territorio della cintura periferica senese, un comune della Valdichiana senza recedere dall’acquisito e fare il meglio possibile nei due grandi centri della Valdelsa, forse più a Colle che a Poggibonsi.
La forza in casa del Centrosinistra c’è sul territorio, ma l’equilibrio pensiamo proprio di no. Per vari fattori. Che cominciano dal grave ritardo con cui il Pd ha messo mano alla pratica dell’unione comunale di Siena città. Crediamo che due siano gli handicap maggiori. Il primo riguarda il fatto che un commissario, per quanto capace, non può avere la possibilità di dare e ottenere garanzie su rapporti che riguardino il tema città-periferia per i prossimi cinque anni, o ancora di più. Anzi non gli spetta neanche: il suo apporto al massimo lo può dare per rendere più convincente qualche candidatura europea.
Il secondo sta nel fatto che il campo largo è di là da ricostituirsi. Magari un po’ più in là, quando i candidati ci metteranno direttamente la faccia, le cose cambieranno, ma al momento sono annunciate troppe candidature emorragiche (o di semplice bandiera), cioè senza capacità propria di vincere.
Presto, con l’inizio dei passaggi formali e istituzionali dell’Election Day 2024 – scadenza per la presentazione dei candidati a sindaco e il deposito delle liste trenta giorni prima del voto – si capirà qualcosa di più. Il tornare a parlare con toni quasi minatori della Par condicio testimonia comunque il nervosismo delle liste in gara. Indifferentemente.
Riprenderemo domani con uno sguardo per territori su ogni singola contesa amministrativa.
(Nella foto copertina il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che avrà la responsabilità della macchina organizzativa elettorale)
(1-continua)