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giovedì, Novembre 21, 2024

Palio, ieri eravamo tutti dentro, oggi siamo a teatro

Per Benini non va acceso un dibattito su quanto è bravo Tittia, ma su quanto sono scarsi gli altri

L’estate e gli eventi sportivi incalzano. E noi risiamo con Paolo Benini, già assessore allo Sport del Comune di Siena, oggi ritornato alle sue preziose collaborazioni con atleti del nuoto e dell’atletica e della vela in vista delle olimpiadi di Parigi…

Ciao Paolo, come al solito grazie, il fatto che il Tour de France sia partito da Firenze e abbia messo ai nastri di partenza tutti i più grandi corridori da tappa del momento, ti stimola qualche considerazione…

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“Il ciclismo è lo sport che meglio coniuga la storia e la modernità. Se vedi immagini dei vecchi campioni, dei vecchi Tour o Giri, non hai idea del tempo passato perché l’epicità dell’impresa è oltre. Nello stesso tempo, forse, è lo sport che più di altri è ipertecnologico: dalle biciclette alle moderne tecniche di allenamento, alla strumentazione che rileva parametri di vario genere. E poi c’è la fatica e la capacità di resistere; qualcosa che ci riporta ai primordi dell’uomo e alla sua capacità di resistere più dell’animale mentre lo cacciava. La fatica è una cosa fantastica”.

Credo infatti non ci sia sport alla pari del ciclismo nell’andare “oltre”, quando una salita è dura, durissima… e ci sono ancora cento e oltre chilometri all’arrivo, e senti andarsene la convinzione… A titolo di esempio ricordiamo il 25 maggio 2018 una tappa del Giro in cui il britannico Chris Froome se ne andò in solitario a tre GPM e 82 km dalla conclusione e conquistò la maglia rosa…

“Il punto è che non si capisce abbastanza come lo sport, in genere e più di altri, sia un campo veramente essenziale per osservare fenomeni psicologici. La convinzione, come dico sempre, viene sempre prima dell’ azione. Si chiama self efficacy ed è un concetto di Bandura molto studiato. Albert Bandura è stato un Guru nel settore. Non c’ è azione senza pensiero convinto. Quando Froome fa quell’azione, prima di farla bisogna essere convinti di avere la potenzialità, altrimenti di sicuro non la fai. Ed eviterei di fare commenti sul doping etc. I più forti erano i più forti, e in una certa fase storica il doping era diffusissimo… tutti?”

Paolo Benini

Comunque sia, dai. Oggi vorremmo portarti su una cosetta dove dovresti essere assolutamente preparato, perché oltre a giocare a Fontegiusta sarai stato anche paggio nell’Istrice o qualcos’altro… Il Palio, il nostro Palio. Sono solo i fantini i soggetti che devono dare nel suo svolgimento una miglior prestazione mentale?


“Mah! Il Palio sembra una cosa a parte. Ma c’è un’osservazione che voglio fare: una volta in tanti eravamo dentro il Palio, chi più chi meno ma dentro. Oggi molti, per i profondi cambiamenti sociali, entrano dentro solo in quei giorni ed è un po’ come un palco di teatro. Ci sono mille altri interessi, molti lavorano fuori Siena e tornano in quei giorni. Uno dei miei figli, a 15 anni, era a Singapore per 20 giorni a fare le prime Olimpiadi Giovanili, l’altro a Buzios per un mondiale giovanile. Io, alla loro età, mi chiedevo cosa fosse un aereo e mi pareva un’avventura andare in treno a Firenze. Sinceramente tutta questa conservazione che tende a mantenere inalterata la dimensione del tempo mi pare che trasformi il Palio in uno spettacolo teatrale”.

“Io non posso essere messo in dubbio come conservatore – riprende Paolo Benini – ma serve avere una filosofia che guidi azioni più moderne e coinvolgenti oltre i quattro giorni… insomma, potrei dire molto di più e molto di peggio, ma concludiamo qui dicendo che non mi pare una buona prestazione… I fantini? Beh, dal mio punto vista, leggendo o ascoltando interviste, il guizzo vero lo hanno in pochi. Guardando anche la corsa ho la sensazione di vederne solo due/tre che sono sempre presenti a se stessi”.

In una Festa come la nostra dove, talvolta, far perdere è importante quanto vincere, o addirittura lo si equipara come si attribuisce il quoziente “oltreognivittoria”?

“Non c’è nessun problema. Oltreogni vittoria parla di un metodo che parte dallo sport per arrivare alla gente comune. Una volta stabilito l’obiettivo, oltre ognivittoria è il modo in cui lo fai quindi se l’obiettivo è far perdere devi farlo bene”.

Per il fantino esiste anche il fattore “paura”. Paura per la scelta nell’impegno agonistico, paura per le conseguenze. Un’emozione che sembra esser dominata dal solo “tedesco” Tittia. Quali le tue suggestioni?

“La capacità di uno è determinata dalle proprie capacità, dalla fortuna che, se sei capace, la incontri più facilmente e dalla incapacità degli altri. Il dominio di Tittia non deve accendere un dibattito su di lui ma sugli altri che paiono essere dei comprimari. Dovrebbero chiederselo loro invece di accettare una scala di valori che li relega al ruolo di essere al servizio. Qualcuno lo fa o cerca di farlo, ma i più viaggiano su valori che ritengono consolidati. Il record di salto in lungo di Città del Messico (Robert Beamon, 8,90, 1968) fu battuto quando qualcuno cominciò a dire che si poteva battere; quel qualcuno era Carl Lewis anche se poi a battere quel record fu un altro (Mike Powell, 8.95, Tokyo, 1991)”.

Se una persona come te, dovesse aiutare un fantino a mantenere a fuoco il proprio impegno, quali riterresti i pericoli maggiori: la caldissima traversata di pista durante il corteo, quei venti trenta minuti in attesa dello scoppio del mortaletto nell’entrone, l’estenuante rito della mossa. Sono momenti in cui il cervello cuoce…

“Io ho lavorato con qualche fantino. Tre per l’ esattezza. Quegli aspetti fanno parte della corsa e devi essere allenato a gestirli. Un atleta olimpico della vela può stare in mezzo al mare anche 4/5 ore ad aspettare che arrivi il vento e poi magari non fare niente perché il vento non arriva. E questa “musica” può ripetersi anche per sei giorni consecutivi. Un nuotatore di vasca che fa i 1500 metri, nuota oltre 2500 km annui in allenamento e fa 10 allenamenti alla settimana. Le ragazze del sincro fanno blocchi di allenamento da 9/10 ore al giorno per 20 giorni consecutivi. I fantini? Quelli che indichi tu sono momenti importanti in cui puoi pagare un prezzo se non sei pronto”.

Un fantino è un superatleta o un uomo che ha trovato il modo di lavorare il giusto e vivere abbastanza bene?

“Credetemi, fanno davvero poco rispetto ad altri atleti veri. Il punto è che noi a volte vediamo un 100 stile libero corso in 46”80 (l’attuale record detenuto da Pan Zhamle) e in quei pochi secondi non si vedono le ore e gli anni di allenamento che servono per solo pensare di poterci arrivare. Oppure, oggi che riparte Wimbledon vogliamo ricordare il match del 2010 che terminò con la vittoria di John Isner: 70–68 al set decisivo dopo 11 ore e 5 minuti di gioco. Ognuno va valutato nel suo contesto. Quindi, sì, campano bene facendo il giusto”.

Martina Carraro

So che ti piacciono gli avventati. Come a tutti voi studiosi della mente. Mille anni fa prima che l’evoluzione fosse solo tecnologica, lo studio sui poteri della mente era evoluto. Qualcuno sostiene che quando decine di migliaia di menti tutte insieme pensano la stessa cosa – e nel Palio le cose da pensare sono due o tre – vengono smosse energie. Qualcuno ricorda qualche fenomeno assibilabile al poltergeist. Sei per la negativa assoluta o hai considerazioni da offrirci?

“Una volta ho letto un libro dove si diceva che da qualche parte il fatto che una popolazione pregasse tutta insieme aveva ridotto il numero di crimini. Io penso che ci sia un interconnessione un “entanglement” come citato nella fisica quantistica. Purtroppo nonostante ci provi non riesco a studiare tutto. E’ il mio grande cruccio vorrei davvero sapere di più su di più”.

A questo punto, ti salutiamo chiedendoti i tuoi favori per i campioni di “oltreognivittoria” degli ultimi giorni…

“Mi ha emozionato la foto di Martina Carraro che al foro Italico al Sette Colli, dove non centra il minimo olimpico, riceve il tributo del pubblico e dà molto probabilmente l’addio al nuoto. un decennio di nuoto stellare”.

(In copertina la foto della mossa della quarta prova è di Giulia Brogi, la foto di Martina Carraro al Trofeo Sette Colli è di Corsia4)

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