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venerdì, Novembre 22, 2024

Pedro Navaja o “Le sorprese della vita”

La musica latino-americana, ancora una volta non si smentisce. Si balla al ritmo scatenato della Salsa, mentre l’orchestra accompagna le drammatiche vicende dei due protagonisti con un crescendo di semitoni aumentati di continuo che elettrizza i ballerini. Ruben Blades, cantante panamense, ma anche attore in numerose pellicole hollywodiane, la scrisse e la incise nel 1978 e da allora è diventata forse la canzone più conosciuta dell’universo musicale dell’intera America Latina.

Ruben, all’inizio, accenna il Mack The Knife di Weill e Brecht, in quanto le due drammatiche storie si somigliano. Qui, un losco individuo (“… con el tumbao que tienen los guapos al caminar “, cioè la maniera particolare dell’andatura dei “mariuoli”, come direbbero a Napoli) è alla ricerca di una “passeggiatrice” (definizione, tra le altre, affrontata in un monologo di Paola Cortellesi: “passeggiatore”, uguale a “uomo che passeggia”, “passeggiatrice”, una prostituta).

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La vede uscire da un portone, non c’è gente in giro, passa lentamente un’auto della polizia, che si fa gli affari suoi, attraversa la strada. In un lampo è addosso alla malcapitata, il suo dente dorato sembra brillare di felicità, un pugnale (navaja) scivola fuori dalla tasca dell’impermiabile, ma in contemporanea con i colpi inferti alla ragazza, la stessa estrae una smith & wesson dalla borsa e … Bum !.

Finale, con i due corpi sul marciapiede, nessuno ha visto, nessuno ha sentito niente, passa un ubriaco, raccoglie barcollando tutto quello che può avere un valore e se ne va, mentre filosoficamente il coro ripete fino allo sfinimento “ma che sorprese ti dà la vita !”. E Ruben Blades a ricordare che episodi come questo ne puoi trovare a milioni nella ciudad de Nueva York. Naturalmente, i ballerini si sono scatenati per tutta la durata del brano …

Alla prossima.

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