In questi giorni si dibatte molto sulla impietosa analisi demografica che porta Siena in primo piano per gli indici negativi che la caratterizzano. Siamo pochi, siamo vecchi, non si nasce; e tutto in modo più marcato che in Italia e in Europa.
Le colpe, da parte di chi governa adesso, sono di quelli di prima, per le opposizioni vale il discorso opposto.
Oppure, tanto va di moda, “se avessimo ancora la Banca tutto sarebbe diverso”. Come se questo fenomeno fosse esclusivamente legato al reddito o al PIL locale.
In realtà questa tendenza è sempre stata presente nel nostro territorio e, nel passato, si sono anche dibattute ed indicate strade che potevano invertire la tendenza; magari operando in diverse discipline, sia con un potenziamento e una taratura adeguata dei processi e dei servizi sociali, sia intervenendo sulla progettazione del territorio e della città che si immagina nel medio periodo, usando la leva urbanistica anche come elemento di attrazione, oltre che come regolatore della qualità del territorio e dell’ambiente.
Ma oggi questo dibattito pare colpevolmente ancorato a puntarsi il dito addosso, senza che venga fuori niente di più che il solito lamento di una città che è ancora ripiegata su se stessa. Pur sapendo che gli interventi, qualsiasi essi siano, non hanno il potere di modificare la tendenza nel breve periodo e quindi chi progetta, indica e mette in atto azioni concrete, probabilmente non avrà la soddisfazione di vederne gli effetti nel breve.
Rimane intanto la contraddizione di una città che, pur di 54 mila abitanti, deve dimensionare i servizi per un numero doppio di utenze giornaliere. Come ogni altro capoluogo si dirà, giusto ma con l’aggravante che più bassi sono i numeri, più difficile è far scattare economie di scala nella erogazione dei servizi.
In soldoni le tasse locali le paghiamo anche per chi da fuori comune per lavoro, studio o diporto, viene in città… Una città che comunque ha un grande ospedale, due università e altre direzioni che localizzano al proprio interno funzioni attrattive di utenza e personale non residente: trasporti e parcheggi ne risentono in primis ma la cosa riguarda tutti i servizi anche quelli ambientali, ed incide sulla quantità e qualità degli stessi.
Sarebbe urgente lavorare su un Piano di Area Metropolitana senza che i comuni contermini alzino barricate, come hanno sempre fatto nel passato rivendicando specificità territoriali che in realtà hanno altri tipi di motivazioni.
E comunque continuo a chiedermi se abbia senso la parcellizzazione amministrativa di un territorio che è fatto di tanti (troppi) comuni e conseguenti articolazioni amministrative, quando sarebbe opportuno raggiungere una massa di utenza pari ad almeno 100 mila abitanti.
Tutti i tentativi in tal senso sono naufragati da decenni a questa parte, ma oggi che ci sono meno risorse… Con un ampio territorio di questo tipo sarebbe più semplice definire le funzioni guida dello sviluppo e quindi la progettazione delle linee di indirizzo dello stesso.
La città già adesso ha degli asset da mantenere e valorizzare: cultura, turismo, istruzione, scienze della vita, ad esempio, ed ognuna di queste etichette racchiude la necessità di progettazione puntuale. E il territorio circostante in alcuni settori si interseca, con altri completa e diversifica l’offerta.
In sostanza e riservandoci anche qualche approfondimento, se invece che dibattere modello Facebook, si mettessero in campo idee e riflessioni, potremmo cogliere l’occasione di parlare dei temi concreti.
(Foto da Siena Comunica – Il 2 settembre “Paolo + Francesca”)