Uno spettacolo che mette in luce la paranoia del dittatore e la follia nazional-socialista
Stefano Massini nasce a Firenze e, dopo una laurea in lettere all’Università di Firenze, inizia a frequentare l’ambiente teatrale collaborando al Maggio Musicale Fiorentino. Nel 2001 diventa poi assistente di Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano, un’esperienza che lo stimola a dedicarsi alla scrittura di testi teatrali.
Luca Ronconi è stato un attore e regista teatrale italiano. Nel 2005, poi, la sua carriera in questo campo decolla del tutto, con numerose opere conosciute in tutto il mondo. In Tv lo vediamo ogni giovedì sera a Piazza Pulita condotta da Corrado Formigli ed i suoi monologhi sono sempre molto interessanti e riguardano spesso i temi ed i problemi sia politici che sociali che stiamo vivendo.
Nella sua carriera sono tante le opere che ha curato e con temi sempre diversi. Uno dei suoi lavori è Lehman Trilogy, ispirata agli eventi successivi alla crisi economica del 2008 e scritta tra il 2009 e il 2012. L’opera è stata tradotta in 15 lingue e rappresentata sui palcoscenici di tutto il mondo, da Londra a New York.
In Italia è stata portata sul palco per la prima volta, in versione estesa, nel 2015 grazie a Luca Ronconi. Tra i suoi testi teatrali si ricordano poi Processo a Dio, Memorie del boia, La fine di Shavuoth, L’odore assordante del bianco, Trittico delle Gabbie, Donna non rieducabile, 7 minuti. Quest’ultima, nel 2016, è diventato un film diretto da Michele Placido e co-sceneggiato proprio da Massini, che ha ricevuto il Premio Speciale Nastri d’Argento 2017.
In questo periodo Stefano Massini è impegnato con lo spettacolo Mein Kampf. Per conoscere quest’opera è necessario spendere due parole su Adolf Hitler, che nell’aprile del 1924 venne condannato a cinque anni di carcere nella prigione di Landsberg am Lech, ubicata ad un’ottantina di chilometri di distanza da Monaco di Baviera.
Qui Hitler lesse l’opera di Henry Ford L’ebreo internazionale e, ispirandosi a questa, scrisse la sua famosa opera Mein Kampf (La mia battaglia) e fu data alle stampe nel 1924 e la Germania nel 2016, ne ha permesso la ripubblicazione.
Stefano Massini ha studiato tutti i discorsi di Hitler e la prima stesura del libro, creando uno spettacolo che mette in luce la paranoia del dittatore e la follia nazional-socialista.
In questo spettacolo emerge in tutta la sua sconcertante portata, paranoica autobiografia di un invasato, convinto di poter sublimare le proprie frustrazioni in un progetto politico rivoluzionario e delirante. Dal primato della razza all’apoteosi del condottiero, alla febbre per la propaganda, va in scena l’impalcatura del nazionalsocialismo, offerto senza filtri da Massini con lo stile ossessivo, barocco ed enfatico del testo originario, in un millimetrico studio teatrale di ritmi, toni e affondi verbali del dittatore: perché la comprensione del meccanismo è l’unico antidoto al suo replicarsi.
Mein Kampf è da considerarsi l’autobiografia di un trentacinquenne delirante alla ricerca di capri espiatori e di sfoghi esistenziali, con l’aggravante, però, di una spiccata propensione all’empatia, agli albori di un Novecento che nel carisma avrebbe eletto la propria apoteosi. A un secolo di distanza da quando Adolf Hitler dettava il suo manifesto politico in una cella di Landsberg am Lech, quelle pagine sono diventate uno dei simboli del male assoluto e come tali sottoposte all’anatema laico che ne ha fatto un libro proibito.
Vorrei ricordare il pensiero di Primo Levi che scriveva che niente è più necessario della conoscenza per evitare il ripetersi della tragedia, soprattutto se essa prende forma lentamente nella progressiva seduzione delle masse.
In questo spettacolo le scene sono di Paolo Di Benedetto, le luci di Manuel Frenda, i costumi di Micol Joanka Medda, gli ambienti sonori di Andrea Baggio, la produzione è di Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, in collaborazione con Teatro della Toscana. Quindi auguro a tutti una buona visione e buon lavoro a tutta la compagnia teatrale.