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venerdì, Novembre 22, 2024

Guardare insieme al futuro di Siena

Luigi De Mossi, sindaco di Siena, ci ha concesso il tempo di affrontare i temi caldi della città su SienaPost. E per questo ringraziamo lui e il suo staff.

In queste ore alcuni osservatori dipingono l’Amministrazione comunale di Siena come in preda al delirio…

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“Addirittura? Mi sembra invece che l’opposizione non si faccia una ragione che il Comune venga gestito da chi governa la città in una maniera differente. Qualcuno parla, noi siamo al lavoro, anche in un periodo tipicamente estivo. Siamo il punto di riferimento per i cittadini su tante tematiche: la pandemia che purtroppo prosegue, la questione della banca Mps che invece di divenire occasione di impegno comune finisce in campagna elettorale. Confondere l’impegno quotidiano con altro fa parte di una logica vecchia, una politica che rifiutiamo dall’inizio del mandato”.

Finanziamenti e progetti a che punto siete?

“Ho letto polemiche strumentali e poco altro. Posso però affermare che sui bandi europei per il Pnrr stiamo lavorando, verificando quali siano le opportunità da cogliere per la nostra città. Molti i progetti in campo: rigenerazione urbana, Next generation Siena, anziani, disagio giovanile, famiglia. Rifaremo il Festival della Salute, ci auguriamo anche in “presenza”. A fine settembre ci sarà il Festival della letteratura ‘Sì Siena, Il linguaggio tra terra e cielo’. Stiamo lavorando su molti fronti e in piena collaborazione con ANCI e Regione. Certo, ben vengano idee e contributi. Approfitto dell’occasione per un appello: chi avesse progetti e idee nel cassetto ci faccia delle segnalazioni. Saranno le benvenute e verranno valutate”.

Cosa può dire rispetto alla redistribuzione delle deleghe in giunta?

“Il tema è legato al precedente. Quando siamo arrivati, nei cassetti abbiamo trovato poco o nulla. E’ un dato oggettivo: qualche progetto di manutenzione e poco più. Ciò nonostante ci siamo messi al lavoro e abbiamo messo in moto la macchina comunale, adesso è necessario metterla a regime e riorganizzare gli uffici, anche rispetto alle numerose assunzioni che abbiamo fatto. Non è una bocciatura per nessuno, soprattutto lo ‘spacchettamento’ dei lavori pubblici e la redistribuzione delle deleghe non è la solita, vecchia e logora logica spartitoria. Guardiamo all’efficacia e all’efficienza del Comune verso i cittadini, proprio in ragione dei tanti bravi tecnici assunti”.

Si parla di assessorato alla cultura e di Santa Maria della Scala…

“In gran parte, ma non solo. Nella foga della critica a tutti i costi qualcuno dimentica il magnifico lavoro che sta facendo il direttore artistico Alessandro Benvenuti con i Teatri, anche in tempo di pandemia e in vista, speriamo, di una stagione teatrale finalmente completa dopo, di fatto, due anni di stop”.

E il Santa Maria? Le nuove nomine indicano un accordo con la Regione o sono osservazioni maliziose?

“Decidiamo: qualcuno ci vorrebbe isolati e rinchiusi, poi quando diamo vita a organismi collegiali e condivisi non va bene lo stesso. La realtà è un’altra. Il Comune rappresenta la collettività e io mantengo un profilo istituzionale, che ha rapporti anche con la Regione Toscana, con la provincia di Siena e con gli altri Sindaci. Più che guardare a questi aspetti che sanno di politica stantia, ci sarebbe da porre l’attenzione sulla creazione della Fondazione, dopo anni di tentativi andati a vuoto e che ha un obiettivo importante: riportare Siena al centro dell’Europa e nel mondo come laboratorio di produzione culturale. Il Santa Maria, per la storia che rappresenta e la collocazione che ha davanti al Duomo, è il cuore pulsante della città”.

Veniamo alla musica. Istituto Franci e Siena Jazz.

“Due cose diverse, su piani diversi, strumentalmente messe assieme, mentre l’unica nota che sarebbe stata da suonare è quella del Comune di Siena che sostiene concretamente entrambe le istituzioni. L’amministrazione comunale deve però fare delle scelte precise che vadano incontro alle esigenze della comunità: troveremo in questa ottica un’adeguata soluzione per l’istituto Franci. Ricordo che con la ex presidente Miranda Brugi abbiamo approvato il Double degree con la Cina e il biennio di alta specializzazione. Sul Siena jazz ‘molto rumore per nulla’. Proprio in questi giorni l’assemblea ha approvato lo Statuto proposto dal Comune per andare verso la Fondazione, gradita a tutti i soci. C’era bisogno di una nuova cornice istituzionale, noi guardiamo al futuro, altri hanno la testa rivolta al passato”.

Lei ha parlato spesso di giovani e nuova classe dirigente.

“Ho lavorato per vincere nella campagna elettorale di tre anni fa. Porterò a termine il mandato con spirito di servizio, assieme alla squadra che abbiamo creato. Ciascuno con pregi e difetti, io spesso dico che non siamo perfetti, come qualcuno diceva invece di essere anche di fronte ai risultati che conosciamo. Il futuro, però, appartiene alle generazioni dei più giovani, a una classe dirigente nuova, che non si può costruire in un laboratorio, ma si matura nell’esperienza amministrativa allargata. E che soprattutto deve essere aiutata ad emergere. Ci sono tanti giovani dotati e capaci in questa città. L’ho detto in occasione della consegna del Mangia a Massimo Maccherini. Tante persone della mia generazione come lui hanno lavorato nell’ombra e non hanno avuto i riconoscimenti che meritavano. Non voglio correre lo stesso rischio. Non è un problema di una parte politica, ma di tutta la città. Se vogliamo superare questa idea imperante dell’inesorabile declino che ci attende e incominciare a ragionare davvero dei punti di forza che ha la nostra Siena e a formare una nuova classe dirigente libera dalle scorie del passato”.

Lei ci sta dicendo che la ricerca del futuro dovrebbe unire invece che dividere…

“Il passato è storia, il futuro è da costruire”.

Entriamo nel merito di alcune idee. Ci faccia rapidamente una sintesi dell’idea di città.

“Siena è il capoluogo. Bisognerebbe probabilmente ragionare anche su un ruolo ‘metropolitano’ per tutti i capoluoghi. In ogni caso Siena ha dei diritti e dei doveri. Non può dimenticare gli ultimi, ma nessuno deve saltare i primi. Casa, trasporti, rifiuti, servizi: guardo alla quotidianità che vivono i cittadini. Noi non vogliamo mettere il capoluogo contro gli altri comuni. Ma gli altri comuni non possono mettersi contro il capoluogo. Poi i grandi temi delle scienze della vita, cui legare anche gli aspetti industriali e un turismo che non cannibalizzi la città. Sono alcuni dei nostri punti di forza. Che tutti insieme dovremmo valorizzare. Su cui innestare un racconto di una città che deve tornare a crescere come luogo di studio, lavori, cultura, turismo d’arte e di benessere”.

Una città senza banca?

“Il passato, come ho detto, è storia e non torna. Il sistema finanziario, del credito, della raccolta del risparmio si è trasformato e si trasformerà ulteriormente. Ma la Banca Mps non potrà scomparire, soprattutto non potrà esserci macelleria sociale. Alcune cose che ho detto in tempi non sospetti sul futuro della banca si sono puntualmente realizzate e questa amministrazione è stata l’unica, negli ultimi anni, che ha contribuito affinché il patrimonio della Fondazione aumentasse invece che diminuire. Invece di agitarlo come tema polemico e di propaganda elettorale bisognerebbe unire le forze, ma qualche sordo continua a non sentire. La difesa del 51 per cento della Fondazione Mps non era vista come una necessità societaria, d’altronde è possibile effettuare un controllo societario anche con una percentuale minore, bensì come il controllo politico della banca per consolidare il pensiero unico in città”.

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