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mercoledì, Dicembre 4, 2024

Rifatti gli organi va invertito il declino della città

Zeppi al Congresso Pd. Chi ho votato? “Quando le cose non appaiono chiare, io sto con le minoranze: se si sbaglia, si sbaglia meno”

Quando c’è un prima di solito c’è un dopo, quindi aspettavano il nostro presidente Ivano Zeppi per riparlare delle sue impressioni a fine congresso Pd. Prima di esso l’avevamo intervistato una prima volta e quindi una seconda per chiarire il significato dell’espressione “passo di lato”.

Congresso Pd concluso. Poi sei andato? Hai votato? Sei intervenuto?

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“Sì certo, tutto come avevo detto. Tra l’altro quello del mio Circolo è stato un bel congresso. Con i due candidati – Salluce e Vigni – a presentare le rispettive mozioni. Ugualmente i due candidati a Segretario di Circolo, Ferretta e Bigliazzi. E poi diversi interventi compreso il mio. Due ore buone di confronto”.

Bene. Ci vuoi raccontare del tuo intervento?

“Ho cercato di articolare un ragionamento sul partito democratico e la città di Siena. Il partito, è uno strumento, è una comunità; ma è anche una parte: del mondo, del continente Europa, della Toscana, della provincia di Siena. La capacità di mantenere costantemente questa visione d’insieme è decisiva. Siena, è una città in declino. Noi, per un racconto fuorviante ne siamo additati come i principali responsabili e spesso condividiamo tale giudizio. Imprigionandoci in una trappola mortale, per uscire dalla quale non basterà evocare un punto a capo. La città non è più isolata come un tempo si raccontava. La via dei profughi e richiedenti asilo passa da qui. E’ qui e ora la crisi globale del manifatturiero industriale. E’ qui il turismo mordi e fuggi. E’ qui l’invecchiamento della popolazione, la denatalità, la crisi dei centri storici. Elementi che impongono alla politica velocità di analisi e di proposta. Invertire il declino, deve essere il nostro obiettivo. Ragionare sul futuro. Un tema che chiama visioni, progetti, risorse, classe dirigente. Capacità di entrare nei punti di forza e di debolezza della città. Trovare energie e leve coerenti. Mettere in sintonia forze. Superare rendite di posizione, particolarismi. Proporre alleanze. Non possiamo consolarci del fatto che anche i nostri avversari non siano capaci di tutto questo. Il punto è che la città – stanca di noi – ha deciso di mettere altri alla prova. E non è ancora acclarato che gli altri, stiano solo facendo perdere tempo prezioso”.

Questo per così dire riguardo all’analisi. Immagino che, pur nell’economia dei cinque minuti che per prassi vengono dato agli interventi, avrai fatto anche delle proposte…

“Diciamo che “ho rubato” qualche minuto in più… le proposte sono presto dette. Abbiamo bisogno di un partito visibile, aperto, inclusivo, intelligente. Che comunica, che elabora e studia. Che aggrega e mette in movimento. In altri tempi, qualcuno avrebbe detto “di lotta e di governo”. Ho suggerito tre progetti unitari di tutto il partito. Un punto di incontro, un luogo fisico di aggregazione unico a livello cittadino, per essere visibili e utili, aperto a tutti. Il radicamento nel territorio: ritornare nei quartieri con nuclei di democratici a livello delle sezioni elettorali, con iniziative di denuncia, ascolto, e proposta. Infine dotarsi di strumenti di comunicazione politica adeguati all’oggi; all’epoca dei social e dell’intelligenza artificiale”.

Sulla fase congressuale e sul tuo voto cosa hai detto?

“Ho ripetuto che le modalità con cui ci siamo arrivati ai congressi di Circolo non mi sono piaciute. Del resto non mi piace nemmeno ”il modello competitivo” su cui il partito democratico si fonda. Dovendo comunque scegliere, l’ho fatto sulla base di due considerazioni: la prima, per quello che ho letto e sentito; la seconda, escludendo il silenzio e l’Aventino, quando non sono convinto, preferisco stare con la minoranza. Si sbaglia di meno, se si sbaglia. Per cui a Vigni, ho detto che gli toccava rappresentare il mio voto”.

Sei stato eletto in qualche Organismo?

“Assolutamente no! Lo avevo escluso e così è stato. Sono e resto un iscritto. E’ giusto così”.

Ora che succede?

“La maggioranza che sostiene la Salluce è ampia. A loro tocca “il pallino”. La volontà dei votanti è chiara: un partito unito. Si tratterà di capire quanto la maggioranza si riterrà autosufficiente e quanto invece dialogante e aperta. Il banco di prova sarà la prima riunione dell’assemblea comunale: cosa proporranno per la Presidenza, e poi Tesoriere, la Direzione, la Commissione di Garanzia, l’Esecutivo. La minoranza, “quella palese”, è disponibile al confronto, questo lo so per certo. Resterà poi il tema di una parte del partito che non si sente rappresentato né dalla maggioranza e neppure dalla minoranza… ma questo è un altro tema”.

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