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venerdì, Novembre 22, 2024

Pd, quella di Letta è svolta identitaria

Jus soli. Italiano subito chi nasce sul territorio nazionale, su un aeromobile o un bastimento che porta la nostra bandiera. Jus soli come elemento identitario che fa la differenza. Il Pd intende lavorare perché sia una priorità.

E non si tratta di una declamazione, ma di un percorso politico teso a dichiarare una svolta identitaria. Lo seguirà il voto ai sedicenni. Il tempo ci dirà quanto e se questo tema dello jus soli diventerà politicamente decisivo o rimarrà un’icona culturale che divide i buoni dai cattivi. Segnala chi è vicino a questo Papa e chi ha paure del diverso.

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La segreteria Letta, con larghi riferimenti ad un altro “Enrico” comunque è partita. E la proposta del nuovo segretario ha raggiunto subito lo scopo prestabilito giacché il centrodestra di Salvini e Meloni ha preso subito le distanze.

Sarà un elemento politico divisivo per il governo Draghi? Non lo crediamo, semmai una distinzione, a dimostrazione e conferma che le differenze esistono e che, finita l’emergenza, destra e sinistra saranno di nuovo alternative.

Letta di certo, ora dovrà fare i conti con il nodo della leadership e su quale sia il modo migliore per entrare in sintonia con l’azione del Governo e l’attività del Parlamento, cose non facili in un momento in cui la segreteria Pd per quanto importante non è assoluto simbolo di continuità.

Quattordici anni, sette segretari. E’ il dato essenziale che ci lascia la crisi Zingaretti, assieme a una sua testimonianza inequivocabile su quanto il Partito sia stato indebolito dai problemi organizzativi e di rapporto tra singoli e gruppi, dalle lotte intestine per il potere, dai problemi di comunicazione e fiducia tra le correnti.

Come in un immaginario gioco dell’oca, ogni due anni circa il Pd casca nella casella “torna al punto di partenza”. Lo chiamano “nuovo inizio”, ma in realtà ogni il Partito perde pezzi, cambia segretario, brucia tempo e risorse. Fuor di metafora, così facendo ogni volta sono messe in discussione le fondamenta del stesse del loro patto democratico, ossia il voto diretto di iscritti ed elettori con le primarie per la scelta del segretario e del premier.

Questo a ben vedere è il punto decisivo: nessun segretario riesce a portare a termine il mandato ricevuto.

Qualcuno dovrebbe pensarci. Delle due l’una: primarie e chi vince porta a compimento il proprio mandato; oppure un segretario nominato negli organismi e sottoposto a verifica continua.

In tutto questo l’emersione di Letta è quella di una figura di prestigio indiscussa. L’unico che sia riuscito a superare il mitico “stai sereno” di Matteo Renzi. Ma è difficile che possa interrompere con il solo suo ingresso il groviglio inestricabile e a tratti suicida che anima il Pd. Fase costituente, Congresso, troppe anime, troppe idee. Dalla sua, per assumersi la responsabilità di guidare il Pd, un solo semplice ragionamento: è un lavoro che qualcuno dovrà pur fare, qualunque sia il destino che lo attende. Dovrà però davvero mettere l’elmetto e il giubbotto antiproiettile. Perché nel Pd è come alla battuta al cinghiale: ti uccide solo il fuoco amico.

Noi da ultimo vogliamo precisare che non ci freghiamo le mani per la crisi che si è abbattuta sul Pd. E neppure la liquidiamo con la battuta: problemi loro. Si, certo dovranno risolverli loro come è giusto che sia. E non ci permettiamo di esprimere un giudizio. Ma vorremmo far arrivare un messaggio chiaro e sincero: noi non siamo tra quelli che ne gioiscono. Sappiamo, qui a Siena in particolare, quante persone oneste, laboriose, disinteressate, si riuniscono e si riconoscono sotto le bandiere del Pd. Molti li conosciamo e li stimiamo. Il travaglio che sicuramente li ha colpiti non ci piace, per loro e per qualcosa di più. Guardiamo allo stato del Paese, all’andamento della pandemia in risalita e siamo sempre più convinti che occorrerà un grande sforzo unitario per impostare un grande piano di rinascita del Paese. E per farlo qualcuno dovrà saper fare autocritica, dire che la “ricreazione è finita”.

Igor Zambesi

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