Serve unità, non polemiche. In gioco 3,9 milioni di euro per Parco Fucoli e Parco Acquasanta e la riqualificazione urbanistica della città
L’asta pubblica per la vendita degli asset delle Terme di Chianciano Immobiliare spa si è chiusa senza offerte. Un esito che la storia aveva già anticipato: a Montecatini, ad esempio, le aste sono andate deserte e oggi non esiste alcun progetto di rilancio. Per Chianciano Terme, invece, una via d’uscita c’è. È stata costruita con fatica dall’amministrazione comunale da poco insediata e dalla Regione Toscana. È l’unico progetto sul tavolo. Chi ha a cuore il futuro della città, deve guardare lì.
La sindaca Grazia Torelli e le forze di maggioranza si sono da subito opposte all’ipotesi della privatizzazione degli asset termali, non per difesa ideologica o per fare propaganda, ma perché stavano lavorando – e continuano a farlo – a un’alternativa concreta: un progetto pubblico di rilancio, basato sulla riqualificazione dei parchi termali, su eventi, attrattività turistica e recupero del ruolo strategico della città nel termalismo contemporaneo.
È da questo lavoro condiviso con la Regione Toscana che è nato l’accordo di programma che mette sul piatto 3,9 milioni di euro per Parco Fucoli e Parco Acquasanta e la riqualificazione urbanistica.
Altre voci critiche si sono levate scegliendo la polemica, come le forze di opposizione, che nelle settimane precedenti all’asta hanno convocato conferenze stampa e diffuso appelli per fermare la vendita. Ha colpito non tanto la posizione in sé, quanto il fatto che una parte di queste forze fossero al governo cittadino proprio quando la crisi della società si consumava, quando i bilanci segnavano perdite consistenti (918.757 euro nel 2019, 267.276 euro nel 2021) e il gestore non pagava gli affitti. Insomma, voci critiche, oggi, senza aver però presentato un’alternativa operativa, né costruito percorsi reali.
Va anche ricordato che la decisione di liquidare la società risale al 2017 e che il Liquidatore unico ha semplicemente svolto il proprio mandato. Non era quello l’avversario da contrastare, perché evidentemente si muoveva entro procedure limitanti: il punto era – ed è – mettere in campo un progetto che eviti a Chianciano lo stesso destino toccato ad altre città termali.
Quel progetto oggi c’è. Non sarà facile realizzarlo: sarà una camminata lunga, accidentata, tra calanchi e biancane, da una parte e canali di bonifica dall’altra, come il paesaggio che circonda la città. Ma è l’unica strada percorribile. E serve unità, coraggio, responsabilità. Perché Chianciano Terme non ha bisogno di nuove divisioni, ma di visione e concretezza.