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venerdì, Novembre 22, 2024

Galeotto fu il borsello

Parliamo di soldi, e anche un po’ di inchieste su di essi. Per esempio l’Hidden Partner. Qui è fuorviante il detto “pecunia non olet”, ma si presta l’aforisma “i soldi sono dove sono e mai dove si vorrebbe che fossero”. E’ più calzante perché i soldi sono sempre distribuiti male e in genere senza vero merito. A chi troppi, chi troppo pochi, e dunque sempre in movimento. Spesso – ed è il nostro caso – la loro provenienza e soprattutto la loro destinazione fanno la differenza.

Le generazioni senesi precedenti lo avevano capito bene. Banchieri prima e bancari poi, i senesi da sempre hanno fatto intercalare la banca negli affari; essa in qualche modo garantiva, proteggeva, filtrava. Oggi questo scudo non c’è più e Siena si trova esposta quando tenta di dare una valutazione e uno sviluppo ai residui gioielli di famiglia.

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Siena conserva certo il prestigio vetusto dell’antica signora, e non mancano aspetti e condizioni degni di una quantificazione di valore, anche a livello internazionale. Ma i nuovi intra-prenditori – nuovi per modo di dire, giacché facevano i gregari quando nei tempi d’oro altri comandavano -, non hanno la cultura, il saper fare, il fisico per fare gli attrattori di investimenti. Hanno alcune leve, ma non tutte. Un po’ corsari, ciurma buona per l’arrembaggio. Possiamo dirla così senza voler offendere nessuno.

Hanno bisogno di lavorare e far lavorare. Pensano che affari e lavoro vadano insieme, ma non sempre è vero. La conseguenza è che spesso si lasciano abbagliare. E poi tutto va veloce, non ci sono più le mezze stagioni… Invece, purtroppo, gli affari, e ancor di più il lavoro, per essere tali richiedono tempo, coerenza, azioni ripetute e coordinate.

Nulla di veramente illecito comunque a cercare lo scappa e fuggi, il giocare all’impronta, l’andare sui nuovi mercati, pensare a se stessi e non ai propri eredi. Tuttalpiù sono questioni di etica disdicevole. Ma la regola appena detta resta. Tutto va bene finché non si esagera e il diavolo ci mette lo zampino. A quel punto sono dolori, gli affari sfumano, sul terreno restano detriti e un po’ di sudicio, sulla pelle dei protagonisti i segni delle scudisciate. Vedremo come andrà a finire l’inchiesta Hidden Partner che, per il momento, sembra oscillare tra un teorema delinquenziale internazionale e la esposizione al pubblico ludibrio delle miserie o degli appetiti di qualche arrembante.

E mentre qualcuno – di certo la Magistratura, ma anche la classe forense – dovrà impegnare tempo nella lettura e nella valutazione delle carte e alla fine consegnarci una verità giudiziaria, altri farebbero bene a impegnarsi per leggere politicamente e socialmente il fenomeno. Affatto nuovo a Siena, rappresentato bene da questa vicenda per capire chi il passato, chi l’interpretazione del futuro; il proprio futuro. C’è di che riflettere. Soprattutto sul futuro, appunto, di una città che troppo facilmente è pronta a mettere in mano al tycoon di turno, lo sceicco del momento o il manager dagli illustri trascorsi un pezzo vitale della nostra economia, del nostro sviluppo o del nostro orgoglio sportivo. Tutta gente che se è davvero capace, penserà innanzitutto al proprio tornaconto, limitando la ricaduta dei benefici al territorio.

E questo lo diciamo, ben consapevoli che sono diversi ancora gli affari in agenda che vengono da fuori. Qualcuno ora dovrà rileggerli con qualche attenzione maggiore. Oppure no? O vi sembra tutto normale? Siena, decadente lo è, ma la smetta di far la figura di quei ragazzotti creduloni che carpon carponi rincorrevano un portafogli colmo di denaro ma attaccato a una cordicella tirata da qualche burlone…

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