Crescono declino demografico, fragilità infrastrutturali e crisi produttiva. È il momento di pensare ai prossimi 50 anni, partendo dalle difficoltà di oggi
Sollecitato dall’articolo di Vigni sul caro vita a Siena, mi preme sottolineare come questo sia uno dei grandi temi, uno dei tasselli più evidenti del declino della città. Città intesa come comunità, non come vetrina: perché c’è anche chi si accontenta – anzi, lavora attivamente – per farne un museo a cielo aperto, un luogo di ristoro esclusivo per i più facoltosi.
Ma insieme a questo, ci sono almeno altri tre nodi che richiederebbero l’apertura urgente di un cantiere serio: l’inverno demografico, il sistema infrastrutturale e della mobilità, il sistema produttivo ormai allo stremo.
Serve una riflessione coraggiosa, che guardi al passato con spirito critico – perché quel passato pesa ancora, anche sulle questioni più minute della vita quotidiana – ma che abbia il coraggio di immaginare un futuro. Siena oggi si pensa piccola e chiusa, si rifugia nel ricordo, nella beatitudine di ciò che è stata. Ma la sua forza, storicamente, è sempre stata l’apertura, la capacità di inventare, di fare strada, di osare.
Serve un cantiere aperto sul presente e sul futuro, con una visione lunga: 50 anni almeno. Serve partire da adesso, da condizioni difficili e frustranti, con i piedi ben piantati nella realtà e le mani già al lavoro.
Ed è qui che le forze dell’alternativa – se ci sono, se vogliono esserci davvero – dovrebbero dare segnali chiari, concreti, visibili.
Faccio solo un esempio, tra i tanti: le strade. Mai viste così fracassate, rotte, pericolose. Possibile che non si riesca a dire o fare assolutamente nulla nemmeno su questi aspetti così semplici e quotidiani?