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mercoledì, Aprile 23, 2025

Mercati finanziari, parola d’ordine diversificare

Marco Parlangeli: come diversificare. Un’anticipazione da Leasing Magazine

Per chi opera quotidianamente e professionalmente sui mercati finanziari, come i trader, i gestori di grandi patrimoni e di family officer, i direttori finanziari di grandi realtà, le forti oscillazioni dei prezzi di questi ultimi mesi rappresentano ottime opportunità di guadagno, da realizzare con incursioni rapide e mirate. Abbiamo assistito a performance incredibili di azioni che sono cresciute o che hanno perso anche il 25/30% in un solo giorno di contrattazioni. In questi casi, l’importante è seguire il trend e non farsi cogliere di sorpresa. Con opportune strategie di stop loss si possono infatti contenere le eventuali perdite entro un limite prestabilito, oppure – impostando adeguati take profit – portare a casa il profitto una volta raggiunto l’obiettivo per quella operazione.

Per chi invece vuole gestire il patrimonio in un’ottica di medio-lungo periodo – garantendosi una crescita del suo valore nel tempo e il conseguimento di un profitto magari non esaltante ma in linea con l’obiettivo di performance –, questa situazione di instabilità dei mercati e di volatilità estrema rappresenta più che altro un rischio da affrontare in modo razionale e con strumenti idonei, senza perdere la calma e non facendosi trasportare dal miraggio di facili guadagni. Il pericolo sta ovviamente nelle fasi di brusca discesa dei prezzi, quando si vede il valore teorico del portafoglio assottigliarsi pericolosamente o quando, al contrario, ci si fa prendere dalla smania di comprare a prezzi di saldo. Ma attenzione va posta anche alle fasi di rapida ascesa e prevalenza del denaro, quando magari si decide di non realizzare un guadagno perdendo il momento giusto o, peggio ancora, quando si entra in un investimento che continua a crescere.

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Per un investitore del genere, il primo consiglio è dunque quello di non perdere la serenità di giudizio, di non farsi trascinare dalle sirene mediatiche che ingigantiscono spesso le situazioni, e soprattutto di mantenersi aderenti alla strategia di investimento alla base del portafoglio. In particolare, bisogna farsi un’idea su quale è e sarà il trend prevalente, al di là dei picchi in alto o in basso: se siamo davanti all’inizio di una fase recessiva o espansiva oppure se si tratta di movimenti transitori, seppure molto accentuati.

Oltre a questo, lo strumento tradizionale e sempre valido per ridurre il rischio di portafoglio legato alla volatilità dei mercati, è quello di realizzare un’adeguata diversificazione degli asset e degli emittenti. La ragione è intuitiva: rischiando tutta la posta su un’unica puntata, avremo sì la possibilità di realizzare una bella vincita, ma altrettanto certamente abbiamo un’elevata probabilità di perdere tutto. Ripartire il rischio su più fronti dà invece una tendenziale tranquillità che, pur incorrendo in perdite su uno o più titoli, ce ne saranno altri che manterranno il loro valore o lo aumenteranno.

Se il concetto è facile da capire, e anche banale, occorre tuttavia implementare la strategia di diversificazione con un paio di accorgimenti. Il primo è che il portafoglio non risulti eccessivamente frazionato, al fine di non incorrere in costi di transazione (commissioni, spese, balzelli vari) troppo elevati, e anche per non rendere troppo laboriosa la fase di monitoraggio e seguimento. In generale, questo aspetto postula una dimensione complessiva del patrimonio superiore ad un livello minimo, che potremmo ragionevolmente individuare in un range fra 50 e 100.000 Euro (in modo da avere singoli stakes nell’ordine di 15/20.000 Euro): consistenze inferiori rendono più vantaggioso limitarsi all’investimento in strumenti di liquidità o titoli obbligazionari con durata residua inferiore all’anno.

La seconda precisazione riguarda quella che gli esperti definiscono “decorrelazione”, ovvero la caratteristica di due o più asset di avere andamenti indipendenti e non correlati fra loro. Se prendiamo due titoli azionari di società operanti nello stesso settore produttivo, ad esempio, non effettuiamo una reale diversificazione perché è molto probabile che se quello specifico comparto entra in crisi, entrambi i titoli ne soffrano (pensiamo all’andamento del settore tecnologico o dell’automotive). Oppure, se prendiamo due titoli che si muovono nella stessa direzione quando aumentano o diminuiscono i tassi di interesse, come due obbligazioni a tasso fisso; oppure due titoli espressi nella stessa valuta.

In conclusione, ci si può difendere dalla volatilità mantenendo la calma e diversificando il portafoglio, purché non si frazioni troppo e i titoli siano effettivamente decorrelati.

Marco Parlangeli, da www.marcoparlangeli.com

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