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venerdì, Aprile 25, 2025

Giovani, dibattito tra chi vorrebbe un piano e chi preferisce capovolgere il tavolo

Dal caso Beko un modello di reazione collettiva. Ma per costruire davvero il futuro serve coerenza, rottura e coraggio politico

A Siena si riapre il confronto sul futuro, ma stavolta il nodo è più profondo del solito slogan. Alfredo Monaci, presidente di Siena Ideale, lancia un’idea: serve un “Piano Beko per i giovani”. Non si tratta di un richiamo all’azienda turca in sé, ma al metodo con cui la vicenda Beko è stata gestita nella sua uscita: capacità di reazione, compattezza istituzionale, visione condivisa. In quel caso, di fronte a una crisi industriale che poteva lasciare solo macerie, Siena ha risposto con unità e pragmatismo. Monaci propone di replicare quel metodo, stavolta con i giovani come motore del rilancio.

Il quadro che traccia è impietoso: Siena è la seconda provincia d’Italia per inflazione, ha un indice di vecchiaia che sfiora l’inverosimile – ogni bambino ha tre nonni – e perde ogni anno i suoi talenti migliori, costretti a cercar fuori ciò che qui non trovano più. Il rischio? Che la città diventi un luogo dove si consuma più futuro di quanto se ne produca. Di fronte a tutto questo, Monaci chiede una discontinuità vera, un progetto industriale che non parli solo di servizi e immobili, ma anche di sapere, cultura, manifattura, turismo strutturato e non solo folklorico.

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Eppure, proprio questa proposta innesca una replica secca e netta da parte di Pierluigi Piccini. L’ex sindaco non contesta il bisogno di un piano, ma l’autenticità del cambiamento. Se davvero si vuole “capovolgere il tavolo” – risponde – bisogna prima liberarlo dalle incrostazioni di chi lo ha usato per troppo tempo per sedimentare rendite e potere. Il vero discrimine non è il progetto in sé, ma la coerenza di chi lo propone. È pronto Monaci, o chiunque oggi ricopra incarichi amministrativi grazie a logiche che si dichiarano superate, a rimetterli in discussione?

In mezzo, come sempre, c’è Siena. Una città stanca di diagnosi e affezionata alle soluzioni facili, ma ancora in cerca di una visione autentica. È vero, come dice Monaci, che esistono ancora motori possibili: la Fondazione, l’Università, l’Ospedale, la Chigiana. Ma senza un’alleanza forte tra generazioni, e senza il coraggio di scardinare equilibri consolidati, tutto rischia di restare lettera morta.

Il “Piano Beko”, se vuole essere qualcosa di più di una suggestione, dovrà quindi affrontare non solo i limiti dell’economia locale, ma anche quelli della politica e della società senese.

Altrimenti, sarà solo l’ennesimo annuncio ben confezionato. E i giovani continueranno ad andarsene, lasciando alla città solo l’eco del loro talento perduto.

Igor Zambesi

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